Più di uncantantekabil haavutodeiseriproblemiinAlgeria. Due in particolare, molto popolari da nòi, che hanno fatto della prigione: Ait Menguellat e Fehrat. Il primo potrebbe essere considerato soprattutto un poeta, che dice delle cose senza avere un'etichetta politica precisa, mentre il secondo è comunista e marxista. Loro effettivamente sono stati dentro per delitti d'opinione. La ragione è che rappresentano una forza con le loro canzoni, e quando un potere è debole e ha paura, ha paura anche degli artisti. · La musicakabil ha accessoalla radioe alla televisione? Ci sono dei cantanti kabil che passano alla televisione, e c'è una radio kabil, ma tra ques.to e dire che ci si può esprimere liberamente ce ne corre: tutte le canzoni passano al vaglio di una commissione di censura. Trovo che questa situazione sia aberrante, perché ci sono seisette milioni di kabil in Kabilia, che si aspettano qualcosa da una radio, e che hanno il diritto di averla. Per quel che riguarda la televisione c'è soltanto la televisione nazionale, dove non si possono fare programmi in kabil, discutere in kabil. Ho mia madre, che non parla una parola di arabo, e nemmeno una parola di francese: la sua vita è limitata unicamente al kabil, e quando guarda la televisione mi chiede: cosa dice? Cosa pensa dell'atteggiamento della musica algerina nei confrontideifatti di ottobre? C'è stata una forma di canzone araba che non ha preso parte alla denuncia dell'ingiustizia sociale, delle violenze e di tutto quello che è successo: è vero che ci sono stati dei cantanti e in particolare quelli che fanno ra'ì che non si sono troppo esposti. Credo che sia questione di mancanza di mentalità politica e di concezione della canzone come fatto non di impegno ma di divertimento o poco più. Ma a mio parere c'è un'altra cosa che è molto importante: ed·è che in generale la lingua araba è molto contemplativa, è la lingua della poesia, della bellezza, e ha contribuito a un comportamento, nella cultura araba e islamica, statico. Quindi tutti i tentativi che sono stati fatti sul piano della canzone rappresentano soltanto casi particolari: la gente si sente anche coinvolta nella vita sociale ma poi per quel che riguarda la canzone rimane sempre Oum Kalsoum, Farid El Attrash. Ma leiritienecheci sia statoun "usopolitico" delrai"?Che, insomma,per usareleparole che lei ha avuto occasionedi adoperare, si sia volutogiocare una cartamusicale control'altra? Senza voler estremizzare, sono di questa opinione. Quello che osservo è che all'inizio il rai: era una musica essenzialmente popolare, fatta da cantanti che riprendevano dei poemi molto antichi in un ambito rurale. In questa canzone c'erano molte melopee d'amore di fronte a una serie di principi d'educazione che impedivano di parlare di queste cose: dunque il raY si è trasferito nei locali notturni, nei cabaret dove di notte, quando ci si vuole sfogare, ci sono delle donne e degli uomini che vengono a cantare delle cose di argomento amoroso, al limite oscene. Poco importa, c'è un bisogno che li spinge a cantare. Quello che mi disturba, è che all'inizio il governo ha immediatamente messo un veto, ha proibito il raY,stimando che andasse contro la moralità del popolo, che conducesse alla depravazione, eccetera eccetera. C'è stata una gran quantità di articoli di giornale che hanno insultato questo stile di musica: e poi ecco che lo si accetta, gli si danno tutti i mezzi per esprimersi, nelle radio, alla televisione, si viene anche in Francia, in Spagna, per cercare di promuoverlo. Mi chiedo se si tratta di un atteggiamento logico. Quando si è visto che il ra'ìgodeva di un riscontro popolare, si è cercato di recuperarlo per farne eventualmente un'arma contro cose più pericolose: la musica kabil per esempio è sobria, poetica, impegnata, violenta, all'avanguardia di certe idee, e molto laica. WOODSTOCK CAVALCA ANCORA TORNANO IN SCENAI GRANDIDELROCK RobertoGatti "Penso che siamo stati un gruppo importante, e la nostra musica mi sembra tuttora importante: se non la facciamo noi, questa musica è destinata a morire. Per questo ho accettato con grande entusiasmo di ritornare in tour, quest'anno, con i miei soci di sempre, Pete Townshend e John Entwistle: questa è l'unica chance che ho per ritornare a suonare quella musica, per impedire che muoia. E per stare in'fllezzo alla gente che amo" (Roger Daltrey, in un'intervista a "Rolling Stone" del 18 maggio scorso). Potrà sembrare strano (o forse no). Ma, probabilmente, ben pochi di coloro che, per piacere o per dovere, seguono da anni le vicende del rock, avrebbero immaginato che Roger Daltrey- il grande "vocalist" dei Who epigrafato qui sopra - potesse essere tanto nostalgicamente inquieto, tanto teneramente aggrappato all'ombra degli anni migliori della sua lunghissima carriera: fino al punto da "immolarsi" ancora una volta sul palcoscenico, a quarant'anni suonati, pur di i;tare in mezzo alla gente che ama. E ancor meno numerosi - immaginiamo - sono quelli che, in quest'epoca di feroce riproducibilità tecnica dell'opera di consumo (l'arte è un'altra cosa ...), avrebbero scommesso una lira su un concetto così pesantemente sottolineato da Daltrey nel corso della sua chiacchierata con Michael Goldberg: il fatto che una muso sica possa morire di consunzione se non viette continuamente riproposta dal vivo dai suoi mentori originari (che nel frattempo hanno messo su pancia e rughe, e hanno perso voce, capelli e grinta). Come se non esistesse una disponibilità estrema (ea volte sin troppo ampia) di dischi e vario materiale registrato; come se quella musica non contenesse, dentro di sé, una precisissima collocazione di luoghi, di tempi e di "miti" giovanili altri: del tutto impossibili a riproporsi a più di vent'anni di distanza. Se non, magari, in termini di nostalgia (ma questo è un problema che vedremo più avanti). Diciamone un'altra. Anche se non sappiamo quanto possa essere generalizzabile, esportabile, l'originalità del pensiero di Daltrey, ci pare che proprio questa sia una delle chiavi - e magari, anche, la più importante - capace di spiegare l'abnorme proliferazione di vecchie glorie "vivo-li ve" prevista per quest'estate: Bob Dylan e Rolling Stones, Lou Reed e Jefferson Airplane (ritornati per l'occasione alla "formazione storica" del 1969), Allman Brothers e Doobie Brothers, Grateful Dead e i "Superquattro di California", meglio conosciuti come Crosby-StillsNash & Young. Certo, per smuovere questa massa immane di quasi-cinquantenni, spesso irriconoscibili, a volte addirittura pa-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==