Sopra: i due piccoli interpreti di Yaobo e, a destro, il regista ldrissa Ouedroogo. Nella pagina seguente: Fatimata Sanga in un'altra scena del film. il linguaggio. E poi io parto dal copione, ma creo man mano la mia storia sul set, modifico i dialoghi a seconda dell'interpretazione dei miei attori ai quali lascio la libertà di séguire il proprio istinto perché possano rendere le loro emozioni con la massima naturalezza. DjibrilDiopMambetydice chescegligli attori conunmetodo tutto tuo. Chiediloro difare l'occhiolino:se stannoal gioco sono bravi attori, se restano a disagionon sono adatti.E cosa pensi del "filmsulfilm", Parlons GrandeaMère, cheDjibril hagirato durantela lavorazionedi Yaaba? Djibril è mio carissimo amico, oltre che maestro di cinema con il suo bellissimo Touki.Boufà. Abbiamo lavorato sulla stessa lun- · ghezza d'onda e lui ha giocato soffermandosi con poesia su certe immagini, certi sguardi, raccontando la dinamica dei rapporti sul set e intorno al set. .. Gli sono profondamente grato di questa complicità, di questo sostegno. Deve assolutamente poter girare al più presto il suo nuovo film ... E qualesarà il nuovofilm di Idrissa? Il copione è già pronto. Si chiama Questiond' honneur. Sarà un film bellissimo. Con la testa sono già in questo nuovo progetto per il quale intendo lavorare da subito. "YMBA": LEZIONEDITOLLERANZA AnnamariaGallone Yaaba, che in lingua Mooré significa "nonna", è il titolo del1' opera seconda di ldrissa Ouedraogo, regista del Burkina Faso, sceltoper inaugurare la "Quirizaine des réalisateurs". Film di grande e semplice bellezza, si distingue nella panoramica del giovane cinema africano per il suo carattere trasgressivo, che non gli impedisce di rivelarsi al tempo stesso un inno alla bontà e alla tolleranza. Il filo conduttore della storia, che della tradizione orale riprende il respiro largo e lento, è l'amicizia che unisce due ragazzini di un · villaggio saheliano (il dodicenne Bila e la sua amichetta Nopoko) a Sana, una vecchia bollata di stregoneria e quindi emarginata dalla comunità. La donna, i seni vuoti sul busto scheletrito, le fitte rughe del viso sul quale splende una dignità inunensa e un distacco totale da tutte le piccole cose del quotidiano, è infinitamente stanca per il peso degli anrù e laeattiveriadegli abitanti del villaggio. Su di lei si accaniscono tutte le maldicenze degli adulti con la tara delle loro superstizioni ataviche e gli scherzi cattivi dei ragazzini che la prendono a sassate e la scherniscono. I problemi e le calamità del gruppo le vengono addossate come colpa e la sua capanna viene bruciata: senza famiglia e quindi senza rispettabilità, è costretta a rifugiarsi ai margini del yillaggio, nella savana, terra di nessuno, luogo. di tutte le cose proibite, di tutti coloro che vengono esclusi. Il rapporto tra la vecchia e il piccolo Bila nasce senza bisogno di pàrole, con la complìcità degli sguardi e del gioco. Nessuno l'avevamai chiamata "nonna" e Yaaba si attacca profondamente a questo nipotino che l'ha adottata, per lui cucina e per lui riinventa coccole da troppo tempo dimenticate. Insieme giocano allegri ali' altaléna in un secco paesaggio lunare. Nopoko,cheamailcuginoBila con femminilità conscia e precoce, si avvicina alla vecchia con più cautela e con un po' di paura, già in parte contaminata dai pregiudizi degli adulti. Non è facile essere il paladino di Yaaba, ma Bila che rappresenta l'alternativa alla repressione dei grandi, è un monello intraprendente e ostinato, appassionato di giustizia. Così fa. gli sberleffi alle vecchie comari, non si spaventa delle sgridate e delle punizioni del padre succubo delle donne di casa. E a Yaaba il ragazzµio ricorre per salvare Nopoko che sta morendo di te~o a causa di una ferita derivatale da un'occasionale lite di ragazzi. La vecchia percorre un l®go cammino alla ricerca del guaritore che può preparare la pozione. Curata di nascosto, Nopoko si salva. Quando lei e Bila si recano a ringraziare la vecchia, la trovano rannicchiata contro la sua capanna come se dormisse, ma scoprono che è morta: il riposo dopo la grande stanchezza. Ma la storia di Yaaba è. anche la storia di tutto il villaggio, quelle vicende di tutti i giorni che costituiscono lacultun1di unpopolo: le risa soffocate delle donne che si scambiano pettegolezzi mentre si intrecciano a vicenda i capelli nelle laboriose acconciature.le truffe di un finto mendicante che viene smascherato, l' educ;izionedeinuovi nati e i sistemi per correggerli, la giovane moglie vogliosa e il marito impotente, i rustici corteggiamenti per fare l'amore, ipesanti compiti affidati alle donne, i lavori collettivinellacampagna brulla. Il tutto narrato con una grande semplicità senza nulla di elementare, attraverso .la fluidità di un racconto che può sembrare monoèor.de,ma non "cade" neanche un istante perché la sua tensione tiene avvinto anche lo spettatore occidentale viziato da ritmi velocissimi e da obbligatori effetti speciali. ldrissa ha saputo cogliere la magia dell'assolato paesaggio saheliano e dei volti fuori dal tempo con inquadrature sobrie, annullando ·quasi totalmente i movimenti di macchina, con un rigore stilistico essenziale che privilegia i lunghi piani fissi o i "travellings" lenti nella luce calda e secca. La capacità di cogliere la béllezza senza ricorrere alla retorica è sua da sempre, fin dai primi preziosi cortometraggi quali Les écuelles o Issa le tisserand. Altro suo grande pregio è la capacità di fare ironia su usi e costumi che nel cinema africano non vengono mai attaccati perché non lo permette una censura benpensante tesa a difendere rigidamente la tradizione, anche quando essa significa solo arretratezza. Non a caso in questa cinematografia il villaggio simboleggia sempre le radici, l'utero materno, tutto ciò che è buono e incorrotto in antitesi alle città, sede di tutti i mali. Ma Ouedraogo è deciso a combattere la retorica di tutto 47
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