Invenzione di tutta una parte del ritorno (post-datata: siamo quasi a oggi, e non alla data di pubblicazione del libro, o alla datazi~ne della sua scrittura) per dire di una Germania odierna che ha gentilmente o protervamente dimenticato, che non si sente o finge di non sentirsi colpevole, e per mostrate cosa luoghi e persone sono diventati (agghiacciante la scena della visita alla cugina di Konrad; inchiodati nella loro verità ipocrita o ostentata il preside, l'autista; mentre simpaticamente normali il passante, il vecchio custode dei sotterranei). (È questo l'apporto più lucido di Pinter al film e dunque al romanzo, e si direbbe che egli riesca con il film a migliorare, precisare, irrobustire lo stesso récit autobiografico di Uhlman, senza mai minimamente tradirlo.) Pinter, è noto, riempie solo la colonna di sinistra della sceneggiatura, lascia al regista la cura di inventare ciò che si vedrà. Schatzberg, bensì, portato a llll certo americano sentimentalismo - ed era questo che poi inficiava la piena riuscita del suo Spaventapasseri-: preoccupazione di raggimgere, diciamo, una "virile commozione" - ha trovato in Pinter per la prima volta la forza e l'autorevolezza per un film molto rifinito ma di una solidità non compromessa, di una profondità non recitata. E su due argomenti così visti, narrati, ribadì ti (la Germania sotto Hitler, l'amicizia adolescenziale oltre le barriere) è riuscito a gettare una luce non nuova ma certo non scontata - di cui deve dir grazie a una sorta di recente "politicizzazione", di esplicitazione di tensioni e passioni (e disgusti)politicheda parte di Pinter (vedi gli ultimi lavori teatrali). L'amico ritrovato è un film molto teso, molto preciso, molto acuto, molto immediato ma di risonanze infine molto aperte, attuali, gravi. (L •essere sia Pinter che Schatzberg ebrei come l'autore e il protagonista del racconto Jerry Schatzberg (fqtadi P. Mereghetti) e gli interpretidi L 'c;imicoritrovalo (Sam West e ChristianAnholt). portato sullo schermo non sa mai di complicità; e l'asciutta, contenuta, tenerezza del fùm sarebbe stata, pensiamo, molto meno controllata in altre mani; anche se questo-ripeto-èmerito soprattutto del grande drammaturgo inglese.) EL' amico ritrovato è anche, a mia conoscenza, uno dei film più belli mai realizzati su un tema così delicato come l'amicizia: in un•epoca in cui film (e romanzi) sui due sentimenti/legami- fondamentali come l'amore e l'amicizia sembrano non più esistere, se non in versioniriduttive e superficiali, quando non odiose. Cosa avevano da rimproverare a L'amico ritrovato i giurati di Cannes, i giornalisti accreditati al festival? Credo, presumo di credere: il fatto di essere così solido e "ben fatto"; di parlare di qualcosa che loro, modernissimi o postmoderni, cinici o ipersensibili, considerano vecchio e sdato (il nazismo, la memoria, l'amicizia, il dovere di non dimenticare, anche il dovere di non farsi accecare dal proprio pregiudizio ...). Meglio allora, per loro, i giovinetti fondamentalmente amorali del nuovo cinema compromesso, sgargiantino, "pubblicitario", gradito alle produzioni e alle televisioni. Cinico, appunto, come d'abitudine sono i patrons del cinema e i loro "autori". AFRICA: FINITO IL TEMPO DEI BALBETTII INCONTRO CON IDRISSAOUEDRAOGO . . a cura di Annamaria Gallone , La mia amicizia con Idrissa Ouedraogo risale al febbraio dell'87. Ero in BurkinaFaso per il "Fespaco" (Festival panafricanodel cinema)e ogni sera, dopo l'ultima proiezione, sipasseggiava in gruppo discutendo, ristorati dal fresco notturno di Ouagadougou che sopravviene al caldo torridodel giorno. Idrissaci raggiungeva puntualmente sulla sua "mobillette". (Les "mobilettes" sono il mezzo di trasporto più comune di Ouaga e i burldnabé vi si spostano lungo le strade diritte di polvere rossa, trasportandovi carichi enormi, donne e bambini compresi.) Ouedraogo ci arrivava addosso fingendo di investirci e ridendo per primo dei suoi scherzi da bambino. Diventava però attento e serissimo nelle discussioni, proteso a difendere appassionatamente le sue idee e il suo lavoro. All'epoca era uscito il suoprimo lungometraggio (Le choix) e per notti intere eravamo rimasti a discutere sui bordi della piscina dell'Indipendence. Ora siamo invece sulla Croisette agli sgoccioli del festival di Cannes, dove Yaaba, il nuovo film di Ouedraogo, ha aperto la "Quinzaine des réalisateurs" riscuotendo un grande successo di pubblico e di critica. Idrissa, due anni fa sei venuto a Cannes con Le Choix nella sezione "Un certain regard". Com'è andato questo ritorno? Benissimo. Sono felice... AlFespaco ho avuto il premioper la migliore sceneggiatura, qui ho avuto il premio della OCICe della FIPRESCI. Anche le recensioni della stampa sono tutte positive. In un articolo che ho letto stamattina su di un giornale italiano, ti definiscono però "probabile.figlio di ministro", nonché "elegantone". Cosa ne dici? (Apre le braccia con un divertito gesto d'indulgenza). Per fortuna mi hai visto ieri, mentre cercavo nei negozi della "Croisette" una cravatta che non possedevo. È buffo quel che dice la gente che non sa. Ma non bisogna prendersela, è normale! 45
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