__________________ ___,_..__ _________________ _ coli equivoci (più aspiranti attori che attori, all'inseguimento e al coccolamento delle loro scontatissime nevrosi) le finestre non le apre nemmeno per sbaglio; tutto è chiuso, protetto, difesissimo perché non entri nemmeno un briciolo di vita, di sangue, di rabbia, a partire dalla sceneggiatura teatrale, rodata già di suo e oliata, e servita da una collaborazione di Maccari (forse la sua ultima cosa prima di morire). Quest'aria che sa di chiuso e di naftalina la respiri dalla prima inquadratura all'ultima scena, e niente ti sembra necessario, essenziale, né il numero dei protagonisti, né i loro ruoli, né i loro discorsi. Ma in fondo, chi se ne frega: ogni tanto sorridi, più spesso ti viene il dubbio di non essere al cinema ma davanti alla tivù a vedere ilMaurizio.Costanzo Show, e aspetti composto o un po' insofferente - dipende dal carattere - la fine. Passione, intelligenza, tensione, manco a parlarne, ma fondamentalmente ci sembrano problemi del Tognazzi jr: ci penserà ben lui se vuol buttar via la vita a far queste cose. Capiamo decisamente meno perché un film così è stato selezionato per laQuinzaine di <:;annes. Se non ci sono più film degni di questo nome e del progetto che stava alla base di quella selezione in anni meno morti, varrebbe la pena ·di presentare meno film. I capolavori nonnascono come funghi. Invece c'è persino chi invita a correre per vederlo "prima che diventi un cultmovie". Ho riletto la frase tre volte (era sul "Corriere''), non volevo crederci, eppure è questo il tono generale degli elogi. Siamo caduti così in basso? A questo punto allora il problema non è più su quanto valga (molto poco) Piccoli equivoci, ma che senso abbia occuparsi ancora di cinema, cosa voglia dire scriverne. Non ho mai pensato che per diventare regista bisognasse superare un apposito esame, ma ho sempre creduto (anche quando mi sembrava che fosse meglio tacere) che scrivere di un film non è un'occasione per dimostrare quanto si è bravi a infilare aggettivi superlativi e insulti. Dietro ogni .film c'è un'idea del cinema e dietro ogni critica (si spera) un'idea di critica (la mia è, pressapoco, quella che cerca di unire la forma sociale a quella cinematografica, perché un film è un 'unità autosufficiente che fa parte di una catena più o meno lunga composta dagli altri film, e tutti insieme tendono a produrre negli spettatori una certa rappresentazione, o a confermare e modificare una certa rappresentazione della nostra società). Ma poi c'è anche la storia del cinema. E come si fa a dimenticare che certe storielline si _sonviste far meglio persino da Norman Taurog quarant'anni fa. E se nessuno pretende che La sposa ribelle (1947) sia un film per cui bisogna spendere alcun culto, perché farlo per Piccoli equivoci? Il problema, allora, è un altro e forse bisognerebbe occuparsi più spesso di come i film · vengono lanciati, accolti, pubblicizzati, criticati (absit injuria ...), di come cioè entrano a far parte del (cattivo) gusto collettivo. E bisognerà tornare a farlo riscoprendo rabbia e passione, 44 e soprattutto senza dimenticare che prima di questi soffocanti anni Ottanta c'è stato pur qualcos'altro. Anche il cinema. Altrimenti la rabbia non può che crescerti dentro, come durante la proiezione di Marrakesh Express. Il film racconta la storia di quattro amici che decidono all'improvviso di partire per aiutare un ex'compagno che credono in prigione in Marocco, ma il viaggio diventa da subito una brutta parodia dei vecchi road to con Bob Hope e Bing Crosby, perché Abbatantuono non vuole rinunciare alle sue battute e ai sùoi primi piani, e gli altri non dimostrano molto più che l'invidia per il loro invadente compagno. E così non ci resta che aspettare la prossima inchiesta (absit injuria, ancora) sui giovani del cinema italiano, per leggere gli_elogidel cinema americano dove De Niro passa sei mesi in convento per interpretare il ruolo di un prete (mentre qui neppure si preoccupano di uniformare il colore della loro abbronzatura artificiale), oppure l'ammirazione per gli sceneggiatori che sanno raccontare la storia, quando si capisce dalle prime inquadrature che I.a storia di Marrakesh Express non era certo nata come una commedia-farsa; ma che a furia di strizzate d'occhio e battute facilifacili è diventata quello che è diventata: un telefilm per Italia 1. Salvo poi scoprire che qualche critico l'ha paragonata al Sorpasso. Certo, quando la critica italiana ha praticamente omologato i Vanzina brothers a Frank Capra, si può anche pensare che questi imitatori/invidiatori dei Vanzina ricordino Risi e Gassman. Afuriadi omologare e rivalutare, scopriremo che Buii.uel e Guglielmi (quello dell'insopportabile Rebus) sono la stessa cosa. Lo cantava già qualcuno: scurdarnmuce 'o passato, accontentiamoci di quello che c'è. Ma noi non ci accontentiamo ... Sotto: Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore; a destra: Piccoli equivoci di Ricky Tognazzi. PINTERESCHATZBERG, TROPPOSERIPERPIACERE Goffredo Fofi La solita giuria di vecchi bonzi imbellettati e famosi, presieduta austeramente da Wim Wenders e con, tra i suoi membri, Peter Handke - due letterati sottilissimi, ali' apparenza quasi incorporei - ha sostenuto "la politica dei giovani" e premiato alcuni film di qualità discutibile per non dire rozza. Contava l'età. Non ha avuto premi un film diretto da Jerry Schatzberg, già regista di Lo spaventapasseri, premiato anni fa proprio a Cannes (e forse sopravvalutato dalla giuria di allora ma comunque bello) e sceneggiato da Harold Pinter, presumibilmente il maggior scrittore di teatro dopo Beckett, co-autore di film come I/ servo, Accident, La donna del tenente francese, eccetera. Il film in questione è destinato peraltro a un successo notevole, perché èun buon film, eperché è tratto -con rispetto e con personale acume e calore da parte di Pint.er-da un libro ormai famoso, L'amico ritrovato (Reunion) di Fred Uhlman. Quali le "forzature" di Pinter sul breve racconto lungo che adatta? I flash di premonizione, di preannuncio, di memoria, di sogno, di incubo che si mescolano (pellicola virata, bianco e nero "a colori": sospetti di realtà, luoghi del passato che si afferma e si insedia come ossessione presente, continuazione, impossibilità di uscita da ciò che è stato, anche se la coscienza ignoradoveha concluso) tanto alla parte americana - qui ridotta al breve inizio -che alla parte tedesca, che infine al lungo flashback che è il corpo e l'anima del film. '
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