Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

.... mente gli immani poteri che ha dato loro la scienza, sulla scorta del criterio di un vago umanesimo misto a una sorta di promettente edonismo materialistico? Saranno capaci di risolvere suquesta base le loro intollerabili tensioni? Ovvero soccomberanno allo sforzo? Io credo che soccomberanno, tranne forse che non procedano a una profonda riconsiderazione dei valori umani, della loro vera natura, della loro origine; a cominciare dall'accettazione dell'estraneità dell 'uòmo nel cosmo, della sua totale solitudine. Così l'uomo potrà capire che al di fuori o al di là di lui non c'è, non può esserci un'origine o un ·criterio divino, storico o naturale per i suoi valori. Che lui solo li crea, li definisce e dà loro una forma. Per costruire le basi di.un sistema di valori sul quale nell'epoca della scienza possiamo fondare la nostra vita sociale, politica e personale, dobbiamo anzitutto fare tabularasa; dobbiamo anda- • re più lontano e più in profondità del profetico "Gott ist tot" di Nietzsche, poiché non solo Dio è morto, ma anche i suoi vari suécedanei, romantici, storici e progressisti. Né, come Nietzsche etaluni esistenzialisti francesi moderni che lo seguirono, possiamo più oggi proclamare la libertà "assoluta'' dell'uomo. Nessun biologo lo ammetterebbe; sappiamo che siamo fatti degli stessi amminoacidi e degli stessi nucleotidi e rec.hiamo impresso lo stesso codice genetico dei batteri, delle piante o dei pesci. Sarebbe da ciechi non veder.e la straordinaria somiglianza non solo struttura- . le ma di com~rtamento tra noi e i nostri cugini primi, le grandi scimmie. Faremmo bene a prestare attento ascolto agli etologi i quali, come il professor Lorenz, fanno osservare che più di un comportamento geneticamente determinato dei mammiferi, degli uccelli o dei pesci può essere descritto come la stretta osservanza di qualcuno dei dieci comandamentj. Non è necessario cercare per questo imperativo categorico upa base trascendente: la sua origine biologica è evidente in numerosi esempi. Questa eredità biologica, profonda e esigente fa parte dell 'essenza dell '.uomo. Sarebbe altrettanto sciocco ig11orarlache negare la partecipazione dell"'essenza" umana anche di un altro regno · che trascende il regno fisico e persino quello biologico; intendo il regno delle idee e della conoscenza, là "noosfera", per usare I' espressione di Teilhard de Chardin, La noosfera esiste come regno in parte autonomo, poiché nella famiglia degli ominidi si è sviluppata una forma di comunicazione che è propria di essa soltanto. Certamente selezionata e sviluppata ali 'inizio per il ruolo che svolge nella sopravvivenza, essa deve anche avere influenzato (introducendo nuove pressioni selettive) l'evoluzione fisica dell'uomo, cioè lo sviluppo della corteccia, ché si può ragionevolmente considerare ~•precablata" per l'acquisizione _dellinguaggio. Simultaneamente e inseparabilmente peculiarità fisiologica e fatto culturale, il linguaggio partecipa nel modo più intimo della doppia natura dell'essenza umana. · In certi ambienti filosofici francesi è sempre più di moda ne-· gare ogni significato e valore al concetto dell"'essenza" umana. Nessun biologo considererebbe questo atteggiamento altro che una mera stupidaggine. Il concetto di essenza umana rappresenta a mio parere il problema più importante, più affascinante di tutSCIEN%A/MONOD ti, poiché abbraccia allo stesso' tempo interrogativi genetici, embriologici e fisio!Ògici e aspetti culturali, linguistici, psicologici .ed estetici. · Una ricostruzìone razionale del nostro sistema di valori dovrà tenere conto di tutti questi aspetti ed essere capace di evolversi e modificarsi man mano che progredisce la nostra conoscenza del- !' essenza umana. È necessario però capire bene e riconoscere che anche nell'epoca della scienza la filosofia morale non può riposare semplicemente su una sorta di essenzialismo 0 biologico, poiché nessun sistema di valori, nessuna etica potrebbe mai fondarsi su un'analisi puramente oggettiva dell'uomo qual è. Per definizione, per la funzione che svolge, un sistema d,i valori, un' etica, deve definire ciò che "deve essere", non ciò che "è", un alto ideale, uno scopo da raggiungere chenonpuò esserel'uomo. Nessun sistema etiCQpuò essere meramente utilitaristico: sarebbe un errore psicologico, una contraddizione in termini, la negazione del ruolo dell'etica. Ne consegue che nell'epoca della scienza, quando non •è più sostenibile nessuna delle ipotesi trascendenti tradizionali la cui funzione era di definire un obiettivo o un ordine al di sopra·dell'uomo, noi dobbiamo adeguarci, ma con questa divergenza fondamentale: sapremo e proclamerefl)o che la nostra scelta è deliberata, vale a dire assiomatica nei fatti e nelle intenzioni. Credo che ciò sia possibile, che un tale sistema possa essere insegnato e compreso, e che in tanto sarà rispettato, in quanto avrà definito i più alti valori come misura e criterio di tutti i valori, di un'etica sociale e personale. Quali altri valori ultimi scegliere dunque se non le opere che, nate dall'uomo; tuttavia trascendono il loro creatore, esistono nel regno delle idee, più ricche e più vaste nel loro contenuto di quanto il singolo individuo, anzi tutti gli uomini in qualunque momento possano percepire? Mi riferisco naturalmente al grande monumento sempre incompiuto della creazione e della conoscenza, ossia all'arte e alla scienza. Dacché l'uomo ha cominciato a cercare il senso della propria esistenza, l'etica e i valori sono stati sempre fondatj sull'ipotetica esisténza di una certa relazione essenziale tra lui e l'universo. Ormai sappiamo che la sola relazione autentica passa per il regno astratto, la noosfera; che l'uomo, questo estraneo nel cosmo, può conquistare l'universo soltanto con la conoscenza: L'arte e la scienza esprimono due aspetti complementari della conoscenza umana, l'uno sintetico e in parte soggettivo, l'altro analitico erigorosamente oggettivo. Una società che accetti questi valori trascendenti come la norma suprema di ogni valore umano più immediato, e si concepisca deliberatamente come destinata a servir- . li, dovrà difendere la libertà intellettuale, politica e economica; promuovere l'istruzione estensiva e intensiva, sarà suo compito precipuo; dovrà anche sviluppare lo stato previdenziale non come fine a se stesso ma come mezzo per conseguire una maggiore libertà, creatività e conoscenza, cioè per servire l'uomo nella sua essenza più unica e preziosa. Copyright Éditions La Découverte, 1_989, dal volume di Jacques Monod Pour une éthique de la connaissance. 39

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