Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

ti, così come in un ritratto, così come in un documentario, non soltanto del mio ultimo forsennato amare, ma, anche su quello, come mi sono disilluso. Così questo monologo interiore prosegue, no, non è che parli con me stesso, ma come se fossi interrogato dal giudice istruttore, parlo di quello che non ho mai fatto, tutto è semp·recontro di me, tutto, quello che dovevo pensare è contro di me. Tante volte passo col rosso, molte volte attraverso il flusso delle macchine, però mi accompagna anche se pensieroso l'angelo custode, il mio angiolino custode, perché quel mio angelo vuole che stia ancora al mondo, che tocchi il mio fondo, che scenda ancora di un piano più giù, là dove è l'ultimo fondo dei rimorsi, perciò mi duole tutto il mondo, mi duole anche quel mio angelo, quante volte volevo buttarmi dal quinto piano, da quel mio appartamento dove mi duole ogni camera, però sempre all'ultimò momento quel mio angèlo tirandomi mi salva, così come volèva buttarsi dal quinto piano il mio dottore Franz Kafka lì da Maison Oppelt nella quale si entra dalla piazza della Vecchia Città, però il signor dottore sarebbe caduto dietro l'angolo, in via Parizska, forse pure a lui doleva il mondo e a lui doleva la sua vita, così come dal quinto piano voleva buttarsi Malte Laurids Brigge, pure a lui doleva il mondo a Parigi. Pure a 1lrigge doleva tutto il mondo, pure a Rainer Maria Rilke. Sono esausto delle vittorie, ho raggiunto la cima del vuoto. È colpa mia, l'ho fatta bella, è qui. Konstantin Bièbl si è buttato dalla finestra, prima però, ed era molto prima del fatto, si faceva dipingere da Styrsky il quadro dell'uomo che cade dalla finestra al1'indietro, come quando giri la pagina. Ecco. E il papà di Arthur Schopenhauer pure, ha finito suicidandosi. E Seneca a Salamanca, pure. Però io non mi butterò più dalla finestra,.il mio angelo custode, non che mi abbia convinto, ma mi ha soffiato nell'orecchio che colui che mi ha donato la cima del vuoto gli ha detto che sarebbe stato troppo poco andarsene così, un modo troppo facile, devo continuare a vivere il fatto che tutto il mondo mi duole, come all'ultimo imperatore cinese, il quale non è stato giustiziato, ma al quale durante dodici anni hanno fatto il lavaggio del cervello così che conoscesse tutto quello che aveva fatto, perché si trasportasse sulla cima del vuoto, perché diventasse un uomo semplice che va a fare la spesa come gli altri, perché si umanizzasse. Così viaggio ogni giorno con il pullman, questo è il mio con- ·fessionale ambulante, viaggio là, e nello stesso giorno all'indietro, così come viaggiano i tram e i treni e l'aereo, una volta là e poi all'indietro.,. così sono seduto sul pulhpan, mangiucchio un panino, e poi ancora un altro, le briciole 1e sbatto via dal grembo e penso, penso alla birreria dove gli ubriachi mi regalano pezzi di loro frasi come vivessero solo per me, come se quello che mi dicono lo avessero risparmiato solo per me, per farmi piacere o per ferirmi... sanno bene che il mio taccuino me lo porto in testa, quando domando come va. Come avessero addestrato se stessi, come avessero imparato a memoria quella loro poesia, quel loro credo di vita ... Come? Il mattino il suicidio, durante la mattinata il lavoro, a mezzogiorno il pranzo nella cantina, il pomeriggio ancora un po' di fatica e poi già sono alla Birreria Dalla Pervinca, nel Laboratorio Verde e bevo una birra dietro l'altra, un bicchiere dopo l'altro fino ali' ultimo e così fino a sera ... Il giorno di Natale ... il mattino il suicidio ... e così via ... perché me lo dice quel mio STORIE/HRABAL .. ubriacone che mi aspetta solo per dirmi ... Oggi mi sento come dopo un'incursione aerea che non è venuta ... E un'altra volta ... Al posto della testa ho una pentola a pressione ... Bozo, Bohousku, Bozku ... mi dice di non esaudirlo e di rammentare quel che mi ha detto, per sempre ... e siede con le braccia conserte, senza togliere mai il cappotto, siede così come un piccione ferito ... e sì.,miricorda un piccione che giace ammazzato sull'asfalto, rimane lì a giacere così bellamente nella morte, anche se l'ha,schiacciato un pneumatico, come se si fosse messo inposa per il mio sguardo, così come L'Affogata nella Senna ... Così siedo in quel mio confessionale ambulante e devo chiudere la riflessione sopra le immagini che mi visitano, che ho sentito raccontare, e a un tratto, perché mi dolga ancor di più quel vano dove dormo, perché mj dolga tutto il mondo ... Lì da qualche parte in Germania, lì dal lago in città, ogni sera si alzava un cigno in fiamme e quando finiva di ardere cadeva sulla superficie dell'acqua, i cittadini erano terrorizzati, poi hanno messo le guardie e hanno arrestato un giovane che con del pane aveva attirato un altro cigno e poi, versato su di lui benzina da una bottiglia, lo aveva incendiato e con piacere guardava il cigno che aveva preso il volo in fiamme, nella notte ... e quando lo·arrestarono, era un giovane che per sua difesa disse che lo aveva ispirato Salvador Dalì, che la giraffa in fiamme, dipinta da quello, lo spaventava durante le notti in tal misura che gli doleva la camera dove sognava la giraffa in fiamme, il metodo della paranoia critica di Salvador Dalì, in W1 giardino zoologico voleva imBevere di benzina una giraffa e vedere poi la sua criniera in fiamme, ma a quella altezza non ci arrivava, e perciò ha attirato un docile cigno, e quando si è alzato in fiamme lo ha seguito con lo sguardo sino allo ze~it, sino a che non cadeva, ha visto la giraffa in fiamme di Salvador Dalì ... e così il mondo smise di dolergli, senza sapere che quell'immagine lo avrebbe colpito così come viene colpita la superficie del lago dove vola cadendo per raffreddarsi quel cigno, una volta così bello ... Così sono seduto nel pullman, il viaggio lo conosco così bene a memoria che pure chiudendo gli occhi so, attraverso tutto il corpo sento la strada asfaltata e il pavé, so dove mi trovo, già secondo l'ingranare delle marce dell'autista indovino quale curva stiamo prendendo, già secondo la frenata so davanti a quale pericolo si trova il mio pullman ... E perciò mi duole anche quella cameretta nella mia testa, di questo cigno ho sentito parlare, ma quella giraffa in fiamme e il metodo della paranoia critica li ho indovinati io, non che avessi voluto, però così vanno i miei pensieri, tutto esce da lì, quel che ho sentito mi sembra poco, devo indovinare perché questo fa parte della mia professione, che non ho scelto da solo, ma che mi è stata inculcata, che tempo fa mi arre- -cava piacere, quando ero ancora forte, così che me ne potevo ral.- legrare, e della quale ero onorato, mi faceva piacere questo gioco serio che oggi mi fa paura, mentre ero invece superbo dopo aver bevuto, anche se non mi piaceva essere un piccolo uligano come Esenin, del quale mi era sfuggito che morì giovane mentre adesso io avrò settantacinque anni... e che adesso sono in opposizione contro me stesso perché ho sempre vinto quando ho raggiunto la solitudine troppo rumorosa ... il vuoto nel quale tutto si rispecchia e dove si sonorizzano tutti i dolori del mondo, anche se molte volte faccio gli scongiuri con i versi di Esenin ... a casa tor31

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