IL FLAUTO MAGICO Bohumil Hrabal traduzione di Alfredo Mipa Talvoltaquandomi alzo, quandomi sveglio dall'agonia, mi duole tutto intorno, tutto il y~n?, tutta la mia camera,mi duolelo sguardodalla finestra,bambm1vannoa scuola, gente va a farela spesa,ognunosadoveandare, soloiononsodove ficcarmi,mivesto indifferente,vacillo, saltello su uno stinco, infilati i pantaloni vado a farmila barba con la macchinetta,da tanti anni quando mi faccio la barban9n mi guardoallo specchio,mi faccio labarba al buioo dietrol'angolo, sono sedutosulla sedia nel corridoio e la presa è nel bagno, già non mi guardopiù volentieri,mi spavento del mio sguardo quando vede se stesso nel bagno, già mi duoleanche il mioaspetto, negli occhiintravedola sbronzadi ieri, non facciopiù nemmeno colazionee semmai un caffeuccioe la sigaretta,sonosedutocosì,al tavolodisperato,qualchevoltami dico: Hrabal,Hrabal,Bohumil Hrabal,sei esausto delle vittorie, hai raggiuntola cimadel vuoto, così come lo insegnava~ao Tzu, ho raggiuntoil vuoto, tuttomi duole,mi duole anche il miocamminarealla fermatadel pullman, abbassogli occhi colpevoli,ho pauradi guardarelagentenegliocchi,qualchevoltauniscoilpalmodellemanieoffroimieipolsieoffrolemiemaniperchélagentemi arresti,e mi conducaal commissariatodi polizia,perchémi sènto colpevolepure per la mia solitudinetroppo rumorosa,perchémi duolerionsoltantola scalamobilechemi portagiùnell'infemo,miduolelo sguardodellagentechesalesu, ciascunohadove andare, mentreio ho raggiunto la cima del vuolo e non so dove ficcarmi. 30 Anzi lo sò, però alla finemi salvanoquellemiebimbe, le gattine nella forestache mi aspettano, sono i miei bimbi, allora vado con la metropolitana,però anche il metrò mi duole, gente sale su, mentrealpi; e io fra di loro, scendonogiù senzamuoversi con la scalamobile,dopo di nuovo salgo su per le scale, lì in un baretto nella stazionedei pullmanFlorenc, con un sentimentodi colpacomproquattropetti di polloallagrigliae conunsentimento di colpapagoe vedo comemi tremanole mani, perchécompro i polli per le gattementre lì in qualcheposto dell'Africa i bambini hanno fame. E mi duole pure questo baretto di Florenc, pure quella str~daviva, s'incrociano indirezioniopposte i camione le macchine,ognunodi quelli che guida sa dove andare,anchese lì in qualcheposto della forestami aspettano le mie speranze,ultimomotivoper vivere,legattinechesoffronodi terrore,senondovessi arrivareche ne sarebbedi loro,chi darebbe loro damangiare, chi le accarezzerebbe,perché quellemicinemi voglionobene mentregiàmi duolenon soltantola mia stanzettada letto,già mi duole tutta lacittà in cui vivo, giàmi duole tutto il mondo,perché al primo chiarorevengonodame gli esseri, e non è che non li conosco,al contrario, lentamentemaconcertezzasalgonosullascala mobiledellamia anima, si rendonopiù éhiare non soltantole loro facce,ma, nello stesso.tempo,certi avvenimenti terrificanCecoslovacchia 1968 (foto di Josef Koudelka, Centre National de la photographie, P~rigi).
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