IL CONTESTO Più interessanti appaiono le altre due prospettive- pacifismo giuridico-istituzionale e pacifismo morale - fra le quali Bobbio pare oscillare, finendo però con l'esprimere in più luoghi una qualche preferenza per la prima soluzione. Uno per tutti, tratto dalla Introduzione: "tra le risposte che si possono dare a questa domanda, di cui le estreme sono l'azione diplomatica; praticabile ma insufficiente, e l'educazione alla pace, più efficace ma meno attuabile, io ho dato la preferenza, per ragioni legate alla mia formazione culturale e per una naturale vocazione a ritenere che la virtù sia nel mezzo, a quella che guarda alla creazione di nuove istituzioni che aumentino i vincoli reciproci fra gli stati o al rafforzamento di quelle fra le vecchie che hanno dato sinora buona prova" (p. 8). Sebbene nessuno possa "illudersi che la c&stituzione di uno stato mondiale sia prossima", afferma Bobbio, questa speranza riceve concretezza dal fatto che "la storia umana procede irreversibilmente verso formazioni o costellazioni di stati sempre più vaste, e che un'assemblea permanente di quasi tutti gli stati della terra, se pur con poteri non ancora sovrani, già esiste, e in essa è lecito vedere una prima se pur ancora imperfetta raffigurazione di un parlamento mondiale" (p. 52). Meta ideale del pacifismo giuridico-istituzionale è insomma la costituzione di uno stato mondiale federale, che si spinge oltre lo stesso progetto kantiano della confederazione di stati repubblicani. Perché la pace perpetua non sia una pace imposta da una potenza vincitricè, che dia luogo ad un regime totalitario su scala mondiale, tale federazione presumerà i requisiti della democraticità e della omogeneità economica degli stati membri. Più recentemente: Bobbio ha espresso analoghi concetti, ma con accenti più pessimistici, riflettendo sulla figura del Terzo nel sistema internazionale: nonostante alcuni risultati positivi raggiunti dall'ONU in funzione di Terzo mediatore e arbitro delle contese internazionali, finora "manca l'unico Terzo che potrebbe far uscire definitivamente la società internazionale dallo stato polemico, il Terzo al di sopra delle parti" (p. 223; cfr. a proposito P.P. Portinaro, Il Terzo. Unafigura del politico, Angeli, Milano 1987). · Ma assumiamo per ipotesi che la federazione mondiale così come è stata delineata si realizzi: il rischio dei conflitti e della "paced 'impero" apparirebbe veramente scongiurato? Forse sono imprigionato dal presente e difetto di immaginazione politica, ma mi chiedo: che cosa accadrebbe se in uno degli stati membri dovesse rinascere un regime non democratico (magari anche attraverso procedure democratiche)? Il membro esce dalla federazione (che quindi non è più universale), o viene "convertito" con il ricorso alla forza? E le violente contese nazionalistiche, regionalistiche e financo localistiche (non solo espressione di liberazione dal colonialismo) che agitano e fanno scricchiolare più di un'Unione non sarebbero incoraggiat~ dall'idea di un governo centrale ancora più lontano e assente? E insomma infondato il timore che le guerre fra nazioni mutino solo di nome, trasformandosi in non meno sanguinose guerre civili? Resta ancora un quesito: quale processo dovrebbe portare a questa federazione mondiale? Si dovrebbe far ricorso alle arti della diplomazia internazionale o far appello alla volontà degli abitanti del pianeta? Lo stesso Bobbio ricorda che la diplomazia è "l'arte della dissimulazione" (p. 145), i cui esperti sono assillati innanzitutto dalla ragion di stato e forse ancor più, come t,µttigli esperti, dalla difesa del loro settore di competenza: è plausibile che essi lavorino veramente per abolire o comunque limitare notevolmente il settore di loro competenza? Rimane l'altra via, la consapevolezza e l'impegno di tutti gli individui della terra: ma siamo adesso sul terreno del pacifismo morale, che richiede appunto la riforma dell'uomo. Questa è la via indubbiamente più efficace, ma è anche la meno attuabile, sostiene Bobbio. Non so francamente se sia del tutto vero, se questa via sia più o meno utopica di una federazione mondiale. Non so neppure se tale federazione sia poi così :mspi28 cabile, finché non fosse preceduta e accompagnata dalla diffusa acquisizione di un habitus individuale di impegno pacifista e di vigilanza democratica. Penso insomma che se le premesse richiamate in apertura di paragràfo sono descrittivamente plausibili, un radicale mutamento di atteggiamento, se non di tutti, almeno di una parte prevalente degli abitatori del globo sia conditio sine qua non della speranza. Occorre che moltissimi siano persuasi che la minaccia riguarda da vicino loro e i loro figli; che i popoli più agiati si convincano della necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze; che i più poveri si convincano altresì della necessità di rinunciare ad uno sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali attratti dal miraggio del benessere; che accettabili condizioni di vita facciano di quest'ultima il valore primario. E a volte (ma ad un 'attenta lettura queste volte sono piuttosto numerose) anche Bobbio sembrnconfidare, più che nella costituzione di un Terzo super partes, nei "profeti disarmati" o "predicatori nel deserto", ovvero in quei movimenti pacifisti che "non sono né fra né sopra. Sono contro. Non solo contro tutte le parti in perpetua lotta fra loro, ma anche contro la storia, il cui motore principale è stata sinora la volontà di potenza" (p. 223). Insieme alle cattive notizie sullo stato del pianeta che giungono incessantemente dai media, conforta talvolta sapere cpe gruppi e organizzazioni pacifiste ed ecologiste stanno appunto incominciando a far sentire la loro voce nelle più diverse regioni della terra, che la pressione della pubblica opinione si esercita, anche se ancora in maniera episodica, superficiale ed emotiva, in favore della pace e della conservazione dell'ambiente, che qualche amico (indifferente, rassegnato o minimizzatore) sta cambiando opinione ed atteggiamento. A questa continua mobilitazione degli "uomini di buona volontà" sembra subordinata la speranza che i negoziati per una pace stabile fra i potenti della terra si facciano e durino: "guai agli inerti! Inermi ma non inerti. Al contrario, armati dalla convinzione che siamo dalla parte della ragione, della verità, della giustizia, della forza morale con la quale la forza soltanto politica, soltanto militare, dovrà pur are i conti se vogliamo uscire da quest'incubo( ...) Saremo i più forti se riusciremo ad ub- .bidire alla voce che nasce dal profondo del nostro animo e che ci suggerisce questo nuovo comanpamento: 'disarmati di tutto il mondo, uniamoci'" (pp.181-2). E questo Bobbio, suo malgrado accalorato e appassionato, che sento più vicino. ia 12 nun,erl L' abbonan,ento pepr gU \&CfU\\ 00o lire- er costa 48. l'asnblente, a \talla aUa Lega per 1 WWF costa solo nostra o a 42,00o 11re. 1ndlrlUa\\ a: Gli abbonan,entl ,rann; dici culturali Editrice per O 'J? 00198 Via 5a,rola, • tale t corrente pOII Ron,a sul con onun,ero 60249000
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