che purtroppo nessun editore va pubblicando-eilsikhKhushwant Singh. Ma più che i singoli autori conta l'insieme, il quadro che risulta di un paese pieno di contraddizioni, e di cultura spesso dilacerata più di altre da una sorta di éonflitto obbligato tra una visione religiosa, pacata, lenta, eterna della vita, e!• affannodellanecessitàche si trasforma a volte nella corsa al benessere anche oltre la necessità. Tradotti da Anna Nadotti per Einaudi i racconti di Satyajit Ray (La rwtte dell'indaco, L. 16.000) sono piacevolissimi scritti minori, storie fantastiche di scuola inglese (Conad Doyle, Wells) ma di radicamento molto indiano. Perfino un po' infantili, prevedibili, ma che trovano in questo un motivo in più di fascino per il lettore troppo smaliziato. Di Ray si deve al Festival diPesaro(edizioniMarsilio)laraccolta, due anni fa, degli scritti sul cinema. Egli è uno dei grandi nomi della storia del cinema sulla breccia da più di trent'anni con un ammirevole gruppo di opere alle quali soprattutto -prima di c·onoscere gli scrittori, prima di conoscere altri registi come Ghatak e Sen - gli occidentali devono l'approccio all'India più rispettoso. Non sempre è presente, nel film, l'humor che nei racconti s'insinua divertito e persino un po' vendicativo (nei confronti dei miti e delle credenze del lettore), ed è anche questa una ragione di apprezzamento in più per questi ultimi. (Una seconda raccolta è uscita di recente ali' estero, speriamo di veder tradotta anche quella.) Estate-cinema Si moltiplicano d'estate festival e rassegne cinematografiche. Alcuni resteranno nella nostra memorie per il solo fatto di aver dato origine a dei libri -perché chi se non certi professionisti sfigati e certi cinéphilesmalati può permettersi di girare di festival in rasse-, gna? Dal Mystfestdi Cattolica con -l'aiuto tecnico della Ubu ci giunge unvolumemoltodivertenteemolto illustrato: / color.i del nero (L. 35.000), di quei regali che solo'io stato assistenziale e la sua allegra spendacciositàpossonofarci. Visi antologizza un po' di tutto, anche un po' incongruamente. Certi testi siamo perfino stufi di vederli ancora antologizz~ti, ché compaiono regolarmente da trent'anni in opuscoli e riviste e materiali di rassegne; altri invece fa proprio piacere trovarli, per esempio il blocco su David Goodis, un grande del nero letterario molto amato dai soliti Hitchcock e Truffaut. L•insieme è comunque ottimo e poiché si è citato Truffaut è doveroso segnalare il suo Autoritratto attraverso le lettere (con una letteratissima prefazione o meglio saggio di Marco Vallora, e a cura di Sergio Toffetti, bravo, nonostante, o forse grazie agli sfrondamenti del testo ...). Truffaut è di quei "minori" aurei, che si è troppo facilmente preso per "maggiori"; maè pur vero che la sua statura cresce con gli anni, ché spesso i minori finiscono per rivelarci di più dei maggiori, anche se di Truffaut rimarranno un po' indigeste le troppo digestive consolazioni affettive. Ne apprezziamo di più gli aspetti nevrotici, anche crudeli. Le lettere aiutano a capirlo meglio, ad amarlo un po' di più - ben collocato però, e ci insisto, nella suitnicchianon altissima. Truffaut ci ha regalato ih vita uno dei più bei libri di cinema mai realizzati, la famosaintervista-fiume a Hitchcock (Pratiche). Io non sono mai stato un accanitohitchcockiano, ma sono stato e resto un accanito langhiano. Purtroppo Truffaut e Spielberg durante la lavorazione di Incontri rowicinali . del terzo tipo. Sotto: Fritz Lang e E. G. Robinson durante la lavorazione di Strada scarlaffa (1945). Lang non ha trovato in vita un suo Truffaut e bisogna accontentarci di Peter Bogdanovitch, che è stato un regista prevedibile ed è un intervistatore prevedibile. Il cinema secondoFritzLang(acuradiMassimo Armenzoni, Pratiche, L. 22.000) è ciò nonostante un libro - affascinante, perché l'intelligenza di Lang vi fa faville, anche quando IL CONTESTO va contro le opinioni dei suoi esegeti. Uomo di grande spirito, Lang aveva sugli umani uno sguardo più olimpico, più distante, più adulto di quello troppo coinvolto, aggressivo, complice e "malsano" di Hitchcock. Il curioso è che entrambi fossero a loro modo cattolici e condividessero certe opinioni sull 'umana miseria eil peccato origina17
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