Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

LE 'REGOLE DEL GIOCO Le vere. basi del problema. La semplicità della sua soluzione Fernando Pessoa a cura di Amina Di Munno fJnulteriare esempiodi quantofosse complessaemultiforme,poliedricae sfaccettatalapersonalità di Fernando Pessoa,poeta e avanguardista,pensatore e teoricodellepiù diverseespressionidel/'artee dellospirito,stainqueste pagine trovate di _recentetra quel-· l'ancorasorprendentematerialecheco_- stituiscelospogliodellesueoperepresso la BibliotecaNazionaledi Lisbona. Contrassegnatoconi numeri124-66/70,questodocumento.presumibilmenteinedito, dattiloscritto,controfirmatocon il nome dell'ortonimoe non datato era.forse, destinatodal poeta alla pubblicazione.Da queste curioseasserzioniemergeun interesseper i problemisociali che,posti inquesti termini,sonoabbastanza inconsuetiin Pessoa.Suo,efacilmente riconoscibile è lo stilepeculiaredegli scritti "di raziocinio". Il problema generale del gioco d'azzardo e il problema particolare della sua regolamentazione sono sempre stati posti in modo errato - il primo perché non è mai stato studiato, il secondo perché non è mai stato studiato il primo. Non è necessario, però, avere un'opinione ferma e precisa di ciò che è il gioco d'azzardo, socialmente considerato, per poter trattare il problema della sua regolamentazione. Basta osservare che, per quanto riguarda la natura sociale del gioco, ci sono tre ipotesi possibili e che il principio della regolamentazione spetta a una sola. Partiamo, tuttavia, dal principio che si desideri regolamentare il gioco e consideriamo questo principio in relazione alle tre ipotesi che si possono formulare circa la sua natura sociale. Sul gioco, socialmente considerato, ci sòno tre teorie possibili. O è un vizio della stessa natura di un delitto, come l'omicidio e il furto; o un vizio della semplice natura di un'eccitazione, come l'alcool o il tabacco; oppure non è un vizio, ma un mero passatempo o distrazione. · Se il gioco è un vizio della natura di un delitto, deve essere severamente represso, né gli si deve applicare una legislazione che non sia quella penale. Il fatto che non lo si possa abolire non significa nulla: neppure l'omicidio e il furto possono essere aboliti. Ma, in questa ipotesi, lo Stato deve sopprimere le lotterie e i sorteggi delle obbligazioni. Se il gioco d'azzardo è in sé un delitto, non ci può essere distinzione tra le maniere di commetterlo, né tra le applicazioni del prodotto di esse. La legge non distingue, nel caso di un omicidio, tra quello commesso con il rumore di uno sparo e quello perpetrato con il silenzio del veleno. E, dove c'è un delitto, il fine non giustifica i mezzi, per lo meno dinanzi allo Stato. Se quanto è fatto a favore dello Stato o della carità, per ciò stesso fosse giustificato, nulla impedirebbe allo Stato di istituire un'organizzazione tributariamente patriottica del traffico di monete d'oro (o d'argento), o di emettere, a favore di asili e case di beneficenza, un'imposta di transazione sui borseggiatori e i truffatori. Se il gioco d'azzardo è paragonabile a questi fenomeni sociali, si affronti direttamente il problema, e lo Stato decida se includere o meno il delitto tra le sue fonti di introiti. E, sulla base di quanto deciderà, sarà ammesso o non ammesso. Quest~ considerazioni, però sono semplici congetture: nessuno, tra chi consideri il gioco alla stessa stregua di un delitto, può pretendere che esso sia regolamentato. Passiamo all'ipotesi opposta- quella in cui il gioco sia un semplice passatempo o distrazione. In quest'ipotesi, per la quale il gioco è inoffensivo, non c'è nulla da regolamentare: c'è solo da gravarlo di tributi. Nessuno stato regolamenta il tennis o il calcio; al massimo riscuote una percentuale sugli ingressi nel campo, o se il campo è suo, lo affitta. Se, però, il gioco è un vizio della natura di un'eccitazione (se è vero che una semplice eccitazione è in se stessa un vizio, e non lo è soltanto nei suoi eccessi e mutamenti), allora il problema è un altro. È qui che appare, o può apparire il criterio di regolamentazione. ·· In alto a sinistra: Pessoa in un disegno di Andrea Rauch; sotto: casinò americano (da "L'illustrazione italiana" n. 57 /1988). • 100

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