Linea d'ombra - anno VII - n. 40 - lug.-ago. 1989

STORIE/BEER ci, più ombrosi,gli indiani e i singalesi,qualche filippino,pochi centroafricani,rari egizianiearabi,checircolanocupamentemoltopiù in là, tra acacie oscuree disperatepozzangheredi frontealla stazione.Vivonotutti lì intorno, tranneElide, il cui ben lontano bicamere è sulla via Casilina:gli altri in lettini e in pensioncine frugalie taloraoscene, comeuccellida passp.Gli stomiora sopra alle loro teste, allogati la sera neimesi d'autunno e d'inverno sui lecci (vengono,gli stomi, semprepiù numerosinellbcittàmetropolite dalle loro rotte molteplici, attirati dai buoni odòri di piombo.e solfo, dai fumi caldi, dalle pattumiere ricolmee fertili), gli stomi ricoprono il suolodellaPiazza Indipendenzadi folti tappetid'escrementi, che nemmenoil guanodel Cile; e tracciano sulcielocupenuvole leggiadre,scritteilleggibiliinunqualche idioma fatto per occhi più vasti dei nostri, e certo più avvertiti. E appunto, ·là, sotto i lecci, Elidee i suoi amici estatee inverno siappollaianosulle sediedi metallo,dondolanosognandopaesi lontani, si parlano in favelle incomprensibili. L'estate sono confusi in mezzo alla folla arrossata dei caucasici scesi alla cittàeterna.Siperdononel sognòlontanodi unbazaar:levoci,i suoni, gli afrori, l'irragionevole tumulto,le sùbitepaure, l'allegria, la polvere.Anchequi il caldodisciogliel'asfalto, nelleoremorte, il vuotocullatodalla vacanzad'agosto. Tra la caligine impastatadi - calura e benzina, è su di loro un'euritmia, uno spossatosilenzio, quell'attesa senzaoggettoche nei climiboreali è il ferragosto,al1'equatore ungiornocome un altro.Ma quando il freddoviene,le amichediElideabbandonanole lorobellevesti.Non si profumanopiù i capellicoi loro incensisottoibei foulardabroccolone,via i dirah e i gabazar in velo acrilico. Si spoglianodi unaparte della loro natura: e s'inabissano in cappottuccisempre troppostretti per loro, in giacche a vento immensee maldestre, in giubbotti di fintapellesottoi quali affiorano,strizzatisenzagrazianeibluejeans, i pallonciniadiposi delle natiche, sempre spintein alto da un moto irresistibile,come diavolettidi Cartesio. Quandovieriel'inverno la natura,crudeleanche in questacittàdalclimamiteemediterràneo,lasciaintravederel'acqua e il gelo, fa spazzareil cielo da venti del nord: le creste dei.montiad est si raggrinzisconosotto la neve, tutti i bar tranne uno ritiranoi tavolini da sottogli alberi, e le uniche folate di caloreprovengono dalle griglieposte ai lati d~llastazione,otturate dai corpi stesi di chi non ha dove andare. Elide e i suoi amici restano all'aperto a intirizzirenei cappottini. È arduopensare all'universo delle abitazioniedellestradecome aentefisicomunitod'interno ed' esterno, qualorasi vengadaunmondonelqualel'abitazione è unesterno come la strada,con la solavariabiledell'arredo. Anchequando si gela, per i nostri amici equatorialilo spazio apertorimane il vero habitat dell'uomo. Anfratti, tetanici, deserti di asfalto, cortine di pietre, che importa?E d'altra parte, se no dove andare?Si adunanotalvoltainun ristorante etiopico,un ipogeoredolentedi spezieafricane,lambitodavocid'altri mondi.Sequalcunononha denaro, gli altri lo accompagnanoalle mense per i poveri, si sfila lungamentedavanti agli archi di dépendances anticoromane ora tramutatein conventi.Oppurearrivano,nel grigiodelmezzogiornod'inverno, nei pressi delle ex-prigioninazistedi viaTasso, a lungo e strettocanyonbasaltico,tra due file di caseottocentesche costruitedalla benevolenzavaticanaper i preti poveri: là, da·un edificio, per una porticina, sprigiona su per tutta la strada 106 unanuvoladensa e inarrestabile,un'esalazione acutissimadi minestrone,che rimane sospesa sullavia anche quando la porticina è chiusa,anchequandofilegualciteemultirazzialinongremiscono il marciapiede.Sullo sfondo, la vanitàpinnacolatadi SanGiovanni liprotegge.Madell'antico vestigio,comedelle incertemuraglioneimperiali,poco importaagli amici di Elide che vengono della Crocedel Sud. Per loro l'età delle cose, quando non sia resa significativadalla magnificenzadellamemoria islamicae del suo epos (e anche allora...), è una qualità indifferente.Tanto, come la storiacosì pure le sue traccevannosempre soggette.amenzognaoppurea esagerazioneincontrollabile:e sonoquindi,indefinitiva, sinonime(come il Tempo) di scherzo dell'uomo ai suoi compagnioppure del cosmoall'uomo. La distanzadei suoi amici dalle pietre e dal loro significare,confortaElide sullaprobabilità di un futurodi macerie- finalmente- innocenti, nell'eone prossimoventuro. Altre volte si vaga per le stradeche incastrano la stazione in una\riglia ferrignadi pensionimaleodoranti,negoziettidi pellami e incensi,ostelli e mense di beneficienza,pomo-shops, equivocibaretti:spazzatoviadal ventoilgruppos'infila inunodi quèsti, e ammucchiatiin un angologuardanolaTv, alta, irraggiungibile su uripiedistallosopra alle loro teste. A loro la Tv piace, anche senonsemprene capisconoleparole:mapiace lorolungotragitti diversissimi di pensieri, che a Elide svelanoabissi sull'animae anohesull'etnia, qualèmanifestazionedell'elemento corporeo nellospirituale.Quelli tra i suoiamici che sono cattolici,e in particolarei filippini,apprezzanosoprattuttolemessedomenicali, le cerimoniee le comparsedel Papa in genere, in pompadi ori e chenzie,schermiantiproiettile,presepidi gesso (a volte,sepossono,vannoanchea SanPietroa vedereSua Santità).Adifferenza degli indiani e dei singalesi, i quali, se pure un po' cattolici, · prediligonodel sacro l'aspetto visionario, emotivo, a volte sanguinario: e infatti amano>molto i film, dei quali non capiscono l'audio e sulleimmagini dei qualicostruisconostorie fiabeschee truculente,intrisedi sacrificiumanie animalidi raravivacità.Nei luoghi sacrisi lascianopermeareanche loro dall'aura e dal mana che satural'ambiente, e levisioniglipullulanoaddossoe gHrimbombanonel cuore senza sforzo:buone vecchinesbucano dai pilastri di SantaMaria degli Angelicon frequenza ebdomadariae promettonobeneficidestinati ad avverarsi,aloni di lucedanzano nellenavateimmense, lamadonnascendedalla sua statuae si avvicinaa carezzareuna frontestancabagnandoladi rugiadaprofumatissima. Grande è in alcuni il desideriodi andare a Medjugorje,al santuariojugoslavo nei cui pressiMaria appare a un gruppodi fanciulli,e si fannoprogetti per unagita estiva verso gli altipianidinarici, sualla montagnasacradove il sole cambia coloree la madonna emette bollettini giornalieriper il tramitedei piccoli veggenti. Ma il pellegrinaggio,costoso anche se fatto con le pie associazioni,promettein definitivadifficoltàmaggioridellesue ricompense. Rimangonocosì davanti alla televisione,sonnecchiando. Affioranocatodiciassieme alle immagini,nel calore e nel fumo: di tanto in tantochiacchieranoe dalle esalazioni della stufa a gas a Elide sembradi sentire le voci,di questomondo e taloradi quell'altro, parlare dentro e fuori lo scheri'nomutevole.

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