aveva rinunciato), aiutato dal fatto che non la dimostrava e che la salute era buona da quando aveva scopertoche le malattie piccole si possono scoraggiare non dando loro troppa confidenza e quelle grandi si debbono ignorare fino a quando non bussano loro, loro sanno il recapito ed è inutile segnalarsi con nervosismidi troppo. Giovanni era sempre a Taranto e sempre al Centro. Operava nel "lavoro culturale", come lo chiamava Bianciardi. E doveva avere gli occhi bene aperti, se non voleva essere spiazzato dalla realtà; perché proprio nel consumo di cultura si erano registrate non trascurabi_lni ovità. Gli anni Ottanta prospettavano un'Italia meno massificatadel previsto, oltre che meno cruenta. Era come un grande specchioche si era rotto in mille pezzi e ciascuno dei piccoli specchi rimandava immagini simili e·diverse. Un Paese frammentatoche riscopriva laprovincia, a voite il campanile.Dal proprio mondoparticolare si usciva soloper il Regno di Altrove, leSeychelles o ilTanganika,per poi ritornarcie poi ancoraripartirne, in una ricerca, a volte maniacale, della realizzazione di sé. Erano tornate le giacche di sartoria, le scarpe inglesi, la cura del corpo, il narcisismoautorizzatodell'industria. I vecchi rivoluzionari si erano riciclati. Smesso l'eskimo, portavano roba firmata, sedevano in Parlamento, si erano laureati alla Bocconi, avevano bravamente fatto i concorsi a cattedra, dopo aver predicato il voto politico. I posters del Che, ormai, erano reliquie senza tempo come quelli di Marilyn; gli Inti Illirrianiproibiti per legge.L'Italia era diventatoun marchio di fabbrica. Il Made in Italy sanava il bilancio del nostro commerciocon l'estero. Il sartoValentinoera una holding, meglio di un'industria del gruppo Iri. La grande industria era un concettoda rivedere alla luce di più aggiornatimeridionalismi.GiustinoFortunato nonavevaprevisto il sommerso, il soft-ware, ilpost-industriale.Tante cosenuove,alcune sorprendenti,capaci di frastornarechiunque,avario titolo, trafficassecon Le foto che illustrano questo lesto provengono dall'archivio del Circolo ltalsider di Taranto. STORIE/FRANCO BANDIERA il consumo culturale. Il vecchio dilemma, se la cultura dovesse andare al popoloo il popolo alla culturaera stato risolto, inmaniera indolore,dalla figuraemergente dell'Assessore. Con leggerezza e con deliberadi Giunta, tutti potevanoessere colti e aggiornati. Brecht in tedescoa Roccella Jonica, letture di Pasolini a Picerno, il teatrokabuki a FianoRomano, in festival col patrociniodelle pro-loco. L'estate, ormai da anni, era una smemorante immer- . sione nella cultura spettacolo, un lungo carnet di manifestazioni da Bolzano aGiarre. L'Italia estiva accoglieva cantanti con l 'impianto da giudiziouniversale, compagniedi operette rumene,comici televisivi, cantanti lirici. Siate felici negli stadi, insieme si vince, anche se solo la noia. I flautisticelebri facevanodecine di piazze, con ilMozart indecentramento,e la cosa potevà avereanche i suoi vantaggi.Anchecosì, forse, era suonare il pifferoper la rivoluzione. Si leggevanomeno libri e se ne acquistavanodi più, perché gli scrittori si facevano invitare, la domenica, dai presentatori, e facevanopromozione al libro, tanti secondi stabilitiinanticipo a ogni casa editrice, nel programma contenitore della televisione. L'eccezione e non la regola, governava la cultura e lo spettacolo. Il Beaubourgo niente. File al Metropolitan per Caravaggio e per gli Impressionisti a Napoli, il deserto per il pittore normale.L'eccezione era andare al cinemauna voltao dueall' anno a vedere il genietto Spielberg. La regola, il cinema pubblico che chiudeva i battenti facendosi concorrenza in televisione. L'eccezione era ilPiccoloTeatrocheandavaa Parigi e ilGassman di Avignoneo il Ronconi che non facevadebutti. La regola il teatro dell 'Eti. I grandi nomi, i divi, avevanomesso tutti subottega, facevano i maestri. Fuori dagli impegni didattici, due o tre grandi città e basta. Per questo a Giovanni non piaceva più il teatrodi • prosa, tutto unrestauro, urio stucco. Si rivisitava,ogni stagione,o si dava la cacciaad una specie protetta, l'autore italiano. Chi l'ha visto? Forse era Manlio Santanelli? A complicare le cose era arrivato anche lo sponsor. Lo sponsor metteva i soldi che poi detraeva dalle tasse, ma solo sui nomi sicuri, niente avventure. Anche le avanguardie, a lungo andare, erano diventatepreda dell'assessore e cessavano di esserloa Solbiate, Leo e Perla, Remondi e Capogrossi, circuìti dai circùiti. Aiutato dallo sponsor, il kolossal era arrivato anche in provincia. Carovanedi pullmandaBitonto e da Taranto andavanoalPetruzzelli risorto per sentire Pavarotti e vedere Lindsay Kemp che quando lo avevafatto lui a Taranto, anni prima, nonc'erano mancomillepersonee avevaavuto anchedei problemi perché"Madame" girava nuda per il cortile del Circolo, dardeggiando sguardi seduttivi. Correvano le moltitudini ad assistere alla meraviglia, la Carmen a_Verona,l'Aida in Egitto, emozionate e distanti come davanti alle cascatedel Niagara. Però l'evento spettacolaredrògava i programmi normali, rendeva piùprosaica la prosa ( dov'è latrovata, la ribalderia, il mostro a tre teste?). Destituiva, in pratica, la regola di significato. Era una strada senza ritorno il ricorso continuo alla sensazione. Nell'antitesi, perdeva la consuetudine più debole, quella di consumare dentro le mura cittadine quella vecchia convenzione che è il teatro, l'abbonamento, l'incontro con gli amici, il sipario che si alza sulle solite commedie presentate come novità. Si era fatta difficile, la vita. Giovanni B. si era professionalizzato al75
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==