Linea d'ombra - anno VII - n. 39 - giugno 1989

STORIE/FRANCOBANDIERA Taranto era sempre stata la città degli inviti, dei permessi da ottenere, da quando era stata strutturata in funzione delle esigenze della Flotta. Alla vigilia della prima guerra mondiale Taranto aveva dieci teatri funzionanti, unica città nel Meridione con così alta vocaiione alla spettacolarità. Servivano ai cittadini normali in piccola parte. Per il resto le platee erano militari e alle esigenze della truppa pensavano gli impresari. 40.000 marinai erano a Taranto nel 1940, dislocati sulle navi ancorate nel Mar Piccolo e nel Mar Grande. Una città di navi, autosufficiente, con le sue luci accese e le comunicazioni in alfabeto morse, separata da quella a terra e lontana. I marinai, quando scendevano in città, andavano per trattorie, cinematografi e "case" e poi tornavano a bordo. C'erano e non c'erano, perché d'un tratto le navi partivano, con i loro carichi umani, senza avvertire nessun'o. Come si poteva progettare il sociale, in quelle condizioni? Bisognava che qualcuno scrivesse la storia di quella città particolare, a doppio e a triplo fondo come i bauli degli illusionisti. Era un impegno da prendere per il futuro. Una città di guerra che aveva il primato italiano dei biglietti di spettacolo venduti. Un sommergibile al mese e un avanspettacolo al.giorno. Taranto del varietà e del.laparata militare. Quando l'Italia scese in guerra al teatro c'era la rivista Pericolo Biondo della Vetrani-Torelli. La programmazione riprese, dopo il giorno di tripudio, con il film della Generalcine Unsogno interro/lo; curiosa coincidenza, come il film Il Ponte dei sospiri programmato nel giorno del bombardamento del porto. Il Ponte Girevole che doveva garantire l'inaccessibilità del porto rimase · aperto, per tutto il tempo della guerra. Solo qualche barca di pescatori collegava la città vecchia alla nuova. Altro che sospiri ... Dai doppi e tripli fondi del baule uscivano, con la ricerca, le varie tessere dell'identità cittadina: un nodo sabaudo, la fanfara, una bandiera, il cappello a tre pizzi di Nino Taranto, un invito a ballo, l'operaio arsenalotto, la sciantosa, il pescatore, la crocerossina, l'ufficiale, l'agrario, l'usuraio, un comico napoletano, come le figurine Liebig. Ed ora il tecnico dell'Italsider, che pretendeva di sostituire i vecchi personaggi. Insomma, era non proprio facile, per quel poco che si sapeva della storia della città, fare una cosa utile a tutti. Bisognava mettere a disposizione di una città unièa'ie risorse disponibili dell'Azienda e aprirle soprattutto ai giovani. Sicuramente occorreva molto tempo ancora perché le due o tre Taranto riuscissero a comunicare tra loro. Quello che doveva fare Giovanni, il minimo, era di non contribuire a costruirne un'altra, con le sue regole·separate e i benefici esclusivi. Poteva bastare, per l'inizio. . Dopotutto Taranto delle contraddizioni era stata città capace di darsi, prima delle altre, un piano di recupero della Città Vecchia che era un progetto di grande civiltà. Il terreno d'incontro c'era ed era fertile, né mancavano i talenti. ' Qual era la vera Taranto lasciava che lo stabilissero i sociologi, se quella di via Cariati o la Taranto del Borgo, la città dei marinai o degli agrari che andavano a fare le acque a Montecatini, dei cinematografi e del varietà o di Eleonqra Duse, dei pescherecci o degli incrociatori, della tecnologia o del sottosviluppo; se aveva comandato più il prete o il soldato, decidessero loro. Per conto suo pensava, ma era banale, che Taranto fosse uri insieme di tutte queste cose, geografia neutrale e destini di guerra, le ostriche e i rànci militari. Un luog'otroppo frequentatodallastoria per averne una soltanto. Pensava soprattutto che era là sua città, ormai. Intanto era arrivato LindsayKemp, con un foulard alla Valentina Cortese per nascondere la calvizie. Era inteliigente e sornione e rispondeva alla domanda di un giornalista su che cosa fosse più importante nella sua vita con la canzone di Calvero-Chaplin in Luci della ribalta: "Love-love-lòve-love-love-love ...". Stava arrivando gente e Giovanni uscì dal suo ufficio, grande, ricavato dalla stalla dei cavalli. Cercava di scorgere la figura minuta di sua moglie che non amava mettersi in mostra e perciò era difficile notare nelle folle piccole e grandi. I figli, Daniela di quattro anni e Sandro di due, erano stati affidati aHanonna veneta. La vita cambia radicalmente solo quando si diventa padre, aveva scoperto. Si diventa grandi con i figli, anche se si hanno a cinquan. t'anni · Lindsay Kemp rappresentò la sua sublime pantomima con più di mezz'ora di ritardo sui tempi previsti. Il kitsch nobile di "Madame" affascinò gli spettatori e li tenne sospesi ad una diffusa ·emozione. Alla fine i rituali dei ringraziamenti erano senza tempo, come la luna che aveva fatto finta di niente, come gli ulivi impassibili della masseria. Aveva messo radici a Taranto, Giovanni B. E gli anni erano passati, se ne erano andati i Settanta, gli ultimi quasi in fretta. Avevano portato novità buone e cattive, battaglie vinte e perdute. Le novità sembravano numerose perché i sistemi di comunicazione di massa ne davano giornalmente i dettagli e te novità sembravano sempre più nuove, però poi invecchiavano di colpo, da un giorno all'altro. Avanguardie presto sfiorite si riciclavano in sottogeneri, figliavano per partenogenesì, spesso il proprio contrario. Se non si avevano coordinate precise, c'era da perdere il senso dell'orientamento. Erano trascorsi tempi difficili. Aveva raggiunto una buona postazione. Un osservatorio da testimone privilegiato gli dava distanze che favorivano sia il distacco sia la miopia. La vera novità dei tempi gli pareva il fatto che niente era statico e tutto in movimento. Acoampandosi stabilmente sulle pagine dei giornali e nelle immagini dei telegiornali,. la cronaca nera cercava di· darsLpatente di teoria. La civiltà dell'immagine portava nelle case la morte in diretta, quasi, e le zoomate dell'obiettivo sul sangue e sul foro del proiettile, come in un film nero della Warner Bros. Le parole con la lettera maiuscola erano sparite. Ne circolavano ancora alcune ma erano più che altro parole d'ordine. Via il Sorpasso. Aveva acceso gli animi ma non•si era fatto realtà. Via anche il Compromesso Storico, che molti àncora si domandavano che cos'era. Ora andava l'Alternativa Democratica. Dall'una all'altra parola, il passaggio era sembrato naturale e non lo era. Gli anni Ottanta gli avevano portato qualche insonnia da anagrafe. Possibile che si fosse insediata, così subdolamente, l'età matura ...? Poi aveva vinto l'abitudine, la sua forza misteriosa e benefica. Aveva imparato a convivere con la nuova età, ma non era stato facile (quando mai è semplice abituarsi al peggio) e la partita non era chiusa perché ogni tanto non gli sembrava vero che era arrivato ai cinquanta. · L'età vera non la diceva (un residuo di infantilismo a cui non

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