SAGGI/ AUDEN perspicua a loro stessi una qualsiasi cosa! La scienza come mezzo di autosbalordimento: sapete voi questo? Talvolta, con una parola senza malizia - chiunque abbia dimestichezza coi dotti lo sa - possiamo ferirla fino ali' osso, indispettiamo contro di noi i nostri amici eruditi nel momento in cui si crede di onorarli, li facciamo uscire dai gangheri solo perché si è stati troppo grossolani da indovinare con chi avevamo propriamente a che fare, con sofferenti che non-vogliono confessare a se stessi quel che essi.sono, con gente intorpidita e inebetita che teme una cosa sola: acquistare coscienza ..." Chi di noi, anche il migliore nei suoi momenti di debolezza, non si sente toccato da questo discorso? Ogni volta che la passione per la voc~ione si spegne, il fuoco dell'incertezza e l'acqua della solitudine, che sono le prove della consapevolezza, ci diventano intollerabili; ogni volta che l'Insegna socratica scompare compare il Dubbio socratico, che è l'arma dell'onestà, a ferire noi e a corrompere i nostri allievi. Ogni volta che la passione è assente la nostra vita intellettuale non ha che tre alternative: una specializzazione alessandrina in minuzie; un indigeribile digesto di Corsi Sinottici su Verità (Scienza), Bellezza (Arte), Bontà (Igiene), e una frenesia di classificazione statistiq1; e la nostra vita spirituale si riduce a una scel~ tra Fatalismo (E distinto sapere che sei dannato), Relativismo (E m0rale essere un riflesso condizionato) e Umanesimo (il Governo dell'io da parte dell'io per l'io). Insegnare è di per sé difficile, insegnare bene è impossibile, ma è pur sempre qualcosa se ci rendiamo conto che, senza lavocazione, senza la passione di insegnare prima di tutto a noi stessi, non abbiamo speranza di aiutare gli altri. Ogni piccolo Papageno sa per istinto che nascendo alla consapevolezza correrà un rischio mortale; ogni piccola Psiche intuisce che il suo diletto Eros le sfuggirà; e solo l'esempio degli adulti che accettano questo rischio, la cui vita - per dirla con Charles Péguy - è "una infedeltà perpetua, perché la fedeltà al Vero esige di essere infedeli a tutti gli errori continui, successivi, inesauribili e sempre rinascenti", solo chi sa piangere e insieme cantare dicendo con Forese "e non pur una volta, questo spazzo/ girando, si rinfresca nostra pena:/ io dico pena, e dovria dir solazzo", può aiutarli arischiare quel terrore, quella perdita. Soltanto così, del resto, potremo dominare la nostra naturale sete di potere e di consenso, esprimere nel rapporto con l'allievo quella vigile indifferenza, quel consapevole rifiuto ad aiutare (genuino.,-.;sibaen chiaro, solo nella misura in cui vogliamo davvero aiutare, in cui il negarlo ci costa sofferenza) che è, a mio parere, il vero ostacolo opposto dall'insegnamento al nascere della passione soggettiva. Non si ricevono di seconda mano i doni dello Spirito, e finché il ragazzo è alla ricerca della sua vocazione non è né la bacchettata tradizionale né il leccalecca progressista che gli dobbiamo proporre, ma un vuoto. E quando l'ha scoperta non è più un allievo, ormai, ma un collega, che insegna almeno quanto impara, cosciente che ogni rapporto umano, nel lavoro, nel gioco, nell'amore, è l'unione di due solitudini. Perché, in ultima analisi, riteniamo così fondamentale abolire la povertà, l'ignoranza, la malattia, la tirannia se non perché sappiamo che queste sofferenze esterne rendono l'uomo sordo alla voce dell 'irriperatività soggettiva? Se presumiamo, o lasciamo che altri presumano, di potere con ciò annullare la sofferenza stessa, abolire una volta per tutte il comando che obbliga l'uomo a camminare impaurito e tremante, siamo dei middlebrow, e la verità non è dentro di noi. 52 Che cos'è, in fondo, la democrazia se non una società in cui ognuno è libero di scegliersi la sua sofferenza e di farsi tormentare dai suoi dubbi? Non è questa la sola libertà per cui valga la pena di morire, la libertà di rischiare a ogni passo il fallimento per amore di una Pamina che abbiamo visto soltanto in immagine? Sarei disonesto se tacessi il mio convincimento che la nozione di obbligatorietà soggettiva presuppone di credere che l'uomo, nato nel peccato, può essere salvato dalla grazia divina; ma sarei presuntuoso se fingessi di parlare qui con cognizione di causa. Così modificherò appena una dichiarazione di E.M.Forster: "Due urrà per la Democrazia, uno perché ammette la vocazione, due perché permette il pentimento. Non c'è motivo per un terzo. Solo Agape, l'Amata Repubblica, lo merita". E a proposito di questa repubblica non potrei concludere in modo più consono che con gli ultimi versi dell'opera più recente del massimo poeta vivente, di cui possono compiacersi e America e Inghilterra: un poeta il cui esempio personale e professionale sono: per ogni piccolo e grande scrittore, una ispirazione e una censura, T.S.Eliot. Con la forza di questo Amore e la voce di questo Appello Non cesseremo di esplorare · E alla fine dell'esplorazione Saremo al punto di partenza. Sapremo il luogo per la prima volta. Per il cancello ignoto e noto Quando l'ultima terra sconosciuta È quella del nostro principio; Alla fqnte del fiume più lungo La voce arcana della cascata E i bambini tra i rami del melo Ignorati, perché inattesi, Ma uditi, sì e no, nel silenzio Tra un'onda e l'altra del mare ,Su, presto, qui, ora, sempre ... · Condizione di semplicità assoluta (che costa meno di ogni cosa) E tutto sarà bene, e Ogni soria di cose sarà bene Quando lingue di fuoco s'incurvino ~el nodo di fuoco in corona E il fuoco e la rosa sian"ouno. 1) È evidente, a mio parere, il nesso storico tra Vocazione e D~mocraziacome ideale incondizionato piuttosto che, come la Polis greca, epifenomeno di condizioni geografiche eccezionali. Nel Medioevo la società nel suo complesso era del tipo a status fisso, ma una professione, quella del sacerdote, era riconosciuta come vocazione; la Chiesa era dunque un'istituzione democratica nel senso che chiunque, indipendentemente dalla sua origine sociale, poteva abbracciarla con la probabilità di salire alle più alte cariche. Il crollo del concetto feudale di status con l' avvento della Riforma, la possibilità del tutto nuova per il praticante virtuoso di sposare la figlia del padrone, era infatti, come ha sottolineato Max Weber, intimamente connesso con la dottrina luterana che anche una professione "secolare" poteva e doveva venir considerata Beruf (professione). E non .è un caso, a mio modo di vedere, che il gruppo sociale dimostratosi finora il più democratico nella vita religiosa come nella vita sociale, sia appunto quello che ha consapevolmente fondato i suoi principi sulla fede nella Luce interiore, i'Quaccheri, la "Società degli Amici".
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