Linea d'ombra - anno VII - n. 39 - giugno 1989

ali'iniziodel 1943,rimastoineditoforse perchéAuden intendeva rivederlo,o ne giudicavail tono-come di altri saggidi questoperiodo - unpo' "mandarino".Sta difatto che si trattadi un saggio interessantein cuiAuden, riprendendola tematicadi unsaggiodel '38-Morality in an AgeofChange-ede/ già citato Criticism in a Mass Society, sviluppala criticaa unmodellodi societàliberaridottoali'impotenzadallamaleficaalleanza fra il cinismo del 'élite e il passivo edonismodellemasse,perpetuanteun "sistemachiusodi reazioniriflesse" che offregratificazione immediatain luogo di conoscenza,apparati educativi tuttiin diversachiavesostenutida quellachepoi Marcusechiamerà "tolleranzarepressiva".Che i/saggio sia incorniciatonel tessutodi un'opera, il mozartiano Flauto magico, di cuiAuden neglianni Cinquantatradurrà il librettoin chiavedella Tempestashakesperiana(Monostatos=Caliban,Sarastro=Prospero,le prove di Taminoe Paminoadèquare quelledi Ferdinand,ecc.) serve.per esempio,moltobeneafar breccia,criticamente,nelsistemachiusoincui,comeilpotere del 'ideologia riproducel'ordinedato dellecoseriproducendoi soggetticheloproduconocome agenti volentie cooperativi,coh laforza dell'universooperaticoriproponeun tipo individualeil cui esseredi "soggetto" assumeun doppiosensoperché chi si sente un liberoagente è al tempostesso,e nell'illusionestessadi quellalibertà,soggettoal poteredellaformazionesociale,soggettovolentedellasuasuperioreàutorità.I/fulcro del saggiostanelproporreunmodellodi naturaumanadualisticonel contestodellademocrazia sociale americanaedellesuedifferenziazioniculturalienel lanciareuna provocazione- la passione comevocazioneintellettuale- nello stagnodi Middletown,la base stessadelloStatomanageriale e lafonte principaledel suopotere.Quando,Audenfa notarebene, il successode/fascismostaproprionelmobilitarecertiimpulsi passionali,direiwagneriani,nel risvegliareHitler nel nostro inconscio. Un'altra ragioneper cui qùestosaggioaudeniano è ancora attualedopo46 anni: l'Auden che insegna inAmerica,in colleges "esclusivi" (Smith,Bryn Maur, Swarthmore),intravedegià bene quella grandecontroversiasul curriculum che ha assunto proporzioninazionalinell'universitàamericanadioggi,incuicomediceGera/dGraff- "un conflittosul 'canone', suqualilibri insegnaree comeinsegnarli è unconflittosullavisionechela societàha di se stessa". Come dire daBurnhama Reagan. Credoche l'intentodi Auden qui sia anchequellodi sostituire ai terminicowdinati del titolodelsaggio altriduenomi:Ariel e loStato.Ariel (lafigura dellanecessitàdella liberazioneda un testo socialechenon ci appartiene,unarivendicazionedi differenza,dimarginidi resistenza);loStato(unpaternalismorepressivo che controllaognidifferenza,/afabbrica dell'incoscienza). Dietro l'invocazionedellaGraziae ladenuncia'deipeccatieducativi di "tradizionalisti"e "progressisti"come non vedere la passione autentica 'di Auden, l'intellettualeomosessualedi necessitàoppostoallo stato e alle sue legginonchéallapubblica moralità,per unasolitudinefraterna, una realeunità tragli uominiattraversounmutuoriconoscimento-questa la veravocazione - della lorodiversità? SAGGI/AUDEN SubitÒ dopo l'inizio del secondo atto del FlautoMagico Tamino e Papageno si ritrovano soli nell'atrio diroccato di un tempio. È notte fonda, rotta da un tuono lontano. Entrano due sacerdoti, e ha luogo il seguente dialogo. Primo Sacerdote: "Quale motivo ti ha spinto a penetrare nelle nostre mura?" Tamino: "Amicizia e amore." Primo Sacerdote: "Sei disposto a rischiare la vita per ottenerli?" Tamino: "Sì" Primo Sacerdote: "Anche se il tuo destino dovesse essere la morte?" Tamino: "Sì" Secondo Sacerdote (a Papageno): "Anche tu lotterai per amore del sapere?" Papageno: "Lottare non fa per me; e nemmeno voglio il sapere. Sono un tipo comune, io, che si accontenta di mangiare, bere e dormire, e naturalmente mi piacerebbe prima o poi acchiappare una bella ragazza." Secondo Sacerdote: "Non sarà mai tua se non ti sottoponi aJle nostre prove." Papageno: "E quali sono queste prove?" Secondò Sacerdote: "Devi assoggettarti a tutte le nostre leggi, e non aver paura, nemmeno dava:ntialla morte". Papageno: "Allora resto scapolo". Secondo Sacerdote: "Anche se dovessi conquistare una innamorata bella e virtuosa?" · Papageno: "Resto scapolo" Tamino, come si conviene a un eroe, affronta le prove del fuoco e dell'acqua, ottiene il sapere e conquis~ la mano della principessa Pamina. Naturalmente, in quel concentrato di eventi che è il fascino e insieme il rischio dell'Arte, le prove sono superate in un batter d'occhio mentre nella vita durano per sempre, non solo, ma non precedono bensì coincidono con il matrimonio. La morale, comunque, è chiara e ben nota: Pamino è benedetto dal cielo perché ha rischiato tutto, anche il fallimento completo. Ma quello che più stupisce, forse, è che in fin dei conti anche Papageno conquista la sua ragazza. Perché? Ma perché è spontaneo, franco, egoista e se stesso, perché è disposto a rinunciare a lei ma non alla vita. Gli dei sorridono e Papageno vince. Non otterrà il sapere ma gli verrà concesso il suo doppio, la sua Papagena, la felicità, e i due crescono e si moltiplicano per tutta la vita in una inndcente comunione con la Natura, diletti figli di Eros in cui egli-si è compiaciuto. Perché Tamino e Papageno hanno in comune due cose. La Passione, in primo luogo. Papageno ha la passione di essere immediatamente vivo, anche se ciò significa restare scapolo. Le sue emozioni- vanterie, fame, terrore, piacere - ci appaiono chiaramente condizionate da oggetti a lui esterni, ma appunto perché nulla per lui esiste al di fuori dell'immediato, egli non distingue tra oggetto e soggetto, tra un leone e una sensazione di paura. E come tutti i bambini può parlare di sé in terza persona. Tamino, invece, ha avuto una visione. Gli hanno mostrato un ritratto di Pamina, e da quel momento la sua vita è votata tutta al Possibile, al divenire degno di lei: deve cercarla a ogni costo, la trovi o no, arrivi a sposarla ò no. Ha, insomma, una vocazione. 49

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