Linea d'ombra - anno VII - n. 39 - giugno 1989

STORIE/DAGERMAN barca e remeranno lontano, molto lontano. Dal sedile anteriore la ragazza ascolta, attraverso i vetri abbassati, quelle parole, e intanto s' assopisce, e, nel dormiveglia, vede il mare e accanto a sé l 'uomo, nella barca. Non è un uomo cattivo, lui; è allegro e felice, e, prima di salire sull'auto, si ferma un attimo davanti.al radiatore tutto luccicante, a godersi quello sfavillio, l'odore della benzina e il profumo dei ciliegi in fiore. Non c'è un'ombra, su quell'auto, e sul lucido paraurti non c'è un intacco né una goccia di sangue. Ma nello stesso attimo che l'uomo del primo paesino sbatte lo sportello dell'auto e mette in moto, la donna, nella cucina def terzo paesino, apre la dispensa e non trova lo zucchero. Il bambino che ora s'è abbottonato la camicia e allacciato le scaTP,esta in ginocchio sul divano, e guarda il fiume serpeggiante fra gli ontani e il barchino nero in secco sul prato. L'uomo che perderà suo figlio ha finito di radersi e sta mettendo a posto lo specchio. Sul tavolo ci sono il caffe, le tazze, il pane, la panna e le mosche. L'unica cosa che-manca è lo zucchero, e la madre dice al bambino di fare un salto dai Larsson a chiederne in prestito qualche zolletta. E appena il bambino apre la porta, l'uomo gli grida di sbrigarsi, perché il barchino sul prato è già pronto, e questa volta faranno una remata più lunga del solito. Mentre attraversa correndo il giardino, il bimbo pensa al fiume e ai pesci che abboccano, e nessuno gli sussurra all'orecchio che gli restano solo otto minuti di vita e che il barchino resterà lì dov'è tutto quel giorno e molti altri ancora. I Larsson non abitano lontano, dall'altra parte della via; e mentre il bambino la sta attraversando di corsa, la piccola auto azzurra entra nel secondo paesino. È un paesino di casette rosse, dove gli abitanti appena svegli stanno seduti in cucina con le tazze di caffe in mano e guardano, oltre la siepe, la piccola auto azzurra che sfreccia veloce lasciandosi dietro un nuvolone di polvere. Procede a forte andatura, e l'uomo al volante si vede sfilare ai lati, come ombre grigie, i pioppi e i pali telegrafici incatramati di fresco. L'estate alita il suo soffio attraverso le finestre dell'auto; ora escono dal paesino e filano via senza intoppi, senza pericoli, in mezzo alla via, perché su quella via non c'è nessuno, ancora. È bello scivolare con l'auto per una via ampia, liscia, deserta, e ancor più bella è la pianura d'intorno. L'uomo si ·sente felice e forte, mentre col gomito sfiora il corpo della donna. Non è un uomo cattivo. Ha fretta di arrivare al mare. Non sarebbe capace di far male a una mosca, eppure fra poco ucciderà un bambino. Mentre accelerano verso il terzo paesino, la ragazza chiude gli occhi e gli fa credere che non li riaprirà finché non saranno giunti al mare; e già immagina, al soffice molleggiare dell'auto, di vederselo davanti splendido e palpitante di luce. Perché la vita è così spietata che, un attimo prima che un uomo felice uccida un bambino, è ancora felice; e un attimo prima che una donna urli di terrore, chiude gli occhi e sogna il mare; e. durante l'ultimo minuto di vita d'un bimbo, i suoi genitori stanno seduti in cucina ad aspettare lo zucchero e a parlare dei denti bianchi del loro piccolo e d'una gita in barca; e quel bimbo può chiudere un cancello e traversar la via con nella mano destra qualche zolletta di zucchero avvolta in un po' di carta bianca; e in quest'ultimo minuto non vede altro che un lungo fiume scintillante e grossi pesci e un ampio barchino dai remi silenziosi. 46 Ancora una foto di Walter Hirsch (G.Neri). ~, Dopo, tutto è troppo !rudi. Dopo, un'auto azzurra sta ferma, di traverso, sulla via, e una donna che urla si stacca la mano sanguinante dalla bocca. Dopo, un uomo apre lo sportello dell'auto e stenta a reggersi in piedi, perché sente dentro di sé una caverna d'orrore. Dopo, poche zollette di zucchero sono sparse sulla via tra il sangue e la ghiaia, e un bimbo giace riverso, immobile, con la faccia schiacciata contro la terra. Dopo, due esseri pallidi, che ancora non hanno potuto bere il loro caffè, attraversano a precipizio il cancello per assistere a uno spettacolo che non dimenticheranno mai più. Perché non è vero che il tempo sana tutte le ferite. Il tempo non sana le ferite d'un bimbo morto, e, a malapena, il dolore d'una madre che, per essersi dimenticata di comprar lo zucchero, manda suo figlio a prenderne in prestito a due passi da casa; né lo strazio dell'uomo, una volta felice, che ha ucciso quel bambino. Perché chi ha ucciso un bambino non va più in auto al mare. Chi ha ucciso un bambino torna a casa lentamente e in silenzio, ed ha accanto una donna con la mano fasciata, che non apre bocca; e in tutti i paesini che attraversano non vedono un solo essere felice. Ora ogni ombra è fosca, e si separano in silenzio, e I'uomo che ha ucciso il bambino sa che questo silenzio è il suo nemico, e che ci vorranno anni per vincerlo, gridando a se stesso che non è stata colpa sua. E poi sa che questa è una menzogna; e nei suoi sogni notturni disperatamente chiede che gli sia dato un solo minuto di vita per disfare ciò ch'è fatto. Ma la vita è spietata verso colui che ha ucciso un bambino, perché dopo, tutto è troppo tardi. Dal volume Le più belle pagine della le//eratura scandinava, \Cura di M. Gabrieli, Nuova Accademia 1961

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==