IL CONDSTO Annidi gloria *** Ha suscitato sorpresa solo in alcuni la sortita di Citati sulla solita Repubblica, in cui egli - applicando in definitiva una vecchia formula alla "produzione artistica e culturale" recente, con la stessa foga con cui in altri tempi si celebravano, qui e altrove, i fastosi risultati dei piani quinquennali per l'industrializzazione e le arti - gioiva boccalone della meravi- . glia di tempi così favolosamente creativi come sarebbero i nostri, gettando biasimo su quelli della sua tanto lontana giovinezza. Dopo Verdiglione e Alberoni e Bocca e non so chi altri: tutti soddisfatti, esultanti, ché mai tempi furono, per gli italici pruriti estetici, migliori di questi. Ebbene, Citati ha ragione, e gli altri pure. Mai tempi sono stati altrettanto trionfali per la piccola borghesia alfabetizzata del benessere cui tutti appartengono. Cui tutti apparteniamo. Come stupirsi se l'entusiasmo dilaga, quando i produttori di cultura e arte sono fratelli, anzi gemelli, degli editori che la diffondono, dei critici che la lodano, dei lettori che la gustano? La piccola borghesia alfabetizzata e benestante ecc. ecc. si ama, e ama veder rispecchiati i suoi voli nel meta-tutto o le sue piccole pene e le sue piccole gioie minute in ciò che legge vede sente. Il cerchio è perfettamente chiuso, e come in quei fiori e in quegli insetti che irnP9llinano e fecondano se stessi, quest'umanità ama e fagocita con piena soddisfazione la sua soffice produzione, inodore insapore incolore. Citati canta giustamente, gode giustamente il "Rinascimento" della sua specie. E però c'è poco da ridere: questa smaniosa contentezza invade troppi, fino a certi: vecchi soloni della ex sinistra oggi sempre giulivi, fino a certi giovani "borgesiani di destra" che da quelli, molto paradossalmente, hanno succhiato il senno. E in mezzo si chiamano legione. Il discorso è serio, anzi tragico. Ché ormai - perse le definizioni di classe nel magma culturale, e non solo culturale, della classe unica, congiungente ·in sé il proletario e il padrone per uguali gusto o volgarità-quali distinzioni restano, quali barriere è possibile opporreaungenerale e magniloquente istupidimento? Se tutti siamo almeno culturalmente piccoli borghesi, quali criteri ci aiuteranno a distinguere amici e nemici? Quando certi sociologi parlano della imprevedibilità nel destino dei movimenti (ché peraltro, essendo quasi sempre solo d'opinione, presto vengono recuperati dai media i quali sembrano sempre di più essere, a parer mio, il "nemico principale"), alludono anche al mobile terreno molto ideologico che questa dilagata categoria socialeha sempre avuto sotto i piedi - e dunquec 'è la possibilità che spinte o battaglie "di sinistra" diventino presto "di centro" o "di destra"·e viceversa. La realtà italiana ha sempre di più il potere di spiazzarci e di sorprenderci. I colori mutano a grande velocità, e però nel "tuttifrutti" di sempre. Cosa può distinguere e distinguerci? Null'altro, credo, che scelte più solide e conseguenti, su un'esigenza di rigore e chiarezza vigilante anche verso noi stessi, su una morale individuale in attesa e preparazione di un'etica collettiva. Troppo spesso ormai.accade di dover distinguere tra "il buono" e "il cattivo", "il bello" e "il brutto", "il giusto" e "il falso", "il sano" e "il malsano" all 'intemo, per così dire, della stessa famiglia e di ogni famiglia. Tutto è più delicato e difficile, tutto da verificare ogni volta e daccapo-i verdi e i rossi, i bianchi e i neri, i vecchi e i nuovi, i conformi e i difformi. Sempre di più, si direbbe, "il vento soffia dove vuole". Ma è anche possibile di tutto questo ragionare, se necessario acremente; e c'è in questo, oltre al senso di fatica o di isolamento, disperazione, furia che ne possono derivare, un briciolo di allegria anche per noi: per quel tanto di scoperta che tutto questo comporta, non sempre del peggio o del replicante. È di queste verifiche e di questa scoperta che "Linea d'ombra" tenta di essere partecipe e pensa che i suoi lettori partecipino. HORROR I fusi Stefano Benni Disegno di Marino Larizzo. Scena:laredazionedel grandequotidianoZeta, appenasottoposto a fusione.Il corsivistaChiari sta percuotendola macchina da scriverein predaa entusiasmopolemico. I tasti crepitano.Poco più in là il redattoreForti sta cercandodi far funzionareil distributoreautomaticodi merendine.Il corsivistaChiarialza la testa dal foglioe declama: - Senta qua, Forti, cheÌnizio!: L'operazione che ha appena fatto del nostrogiornaleuno strumentocompetitivosul mercato europeo,unprotagonistadei grandimutamentieditorialidel secolo, avrebbedovutoricevere il plauso incondizionatodi chiunqueabbiaa cuorelesortidell'informazionedelNostroPaese.Ed ecco, invece,levarsiil coro lamentosodell'ipocrisiaconcorrenziale. SentitecosascriveErre, settimanalenotopiù per gli infortuni giudiziaricheper il rigoreprofessionale: 'Ci domandiamo se non sarebbeopportunaun'inchiestaper appurarecosasi nascondaveramentesottol'operazione'Zeta-Beta-DeBenedictis.A questi disinvolticorsaridello scoop,a questi stupratoridel/'informazione, noi vorremmochiedere........' -Ehm ... - Cosa c'è Forti? Non le piace? -No, èbellissimo,mami chiedevoseè il casodi iniziarelapolemica proprio dal settimanaleErre. - Perché? - Perchéessendoil settimanaleErre entrato recentementenel gruppoFinitalia-lnformuno,è direttamentedipendentedal gruppo Beta-DeBenedictis, e quindi si è appena fuso con noi. -Oh,perbacco,nonci avevopensato.Pocomale, i nemicinon ci mancano.Allora,sentaquestonuovoinizio: L'ineffabilediret-
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