Linea d'ombra - anno VII - n. 39 - giugno 1989

IL CONTESTO Poveri prof Che la scuolasia in mano alle donne è sintomo di malattia:non perché ledonne sianomeno brave degli uomini, naturalmente,ma perché, in generale, a esse vengono ancora affidati i lavori ritenuti meno importanti.Nessuno studente di fisica o di ingegneriaha, tra le proprie aspirazioni post-lau~ea.quella di insegnare alle medie. Allemedievanno le donne, che integrano lo stipendiodel marito con un comodo e poco impegnativo (!) lavoro part-time, e i falliti che non trovano nient'altro. Ci sono, naturalmente, anche persone eccezionali, con una passione ai limiti della vocazione, che non hanno mai fatto, e non fanno neppure dopo anni di delusioni e fatiche non riconosciute, il discorso del "posto fisso, se anche dico qualche cazzata e i ragazzi non imparano niente nessuno mi manda via...". Ma la tentazione di "mollare" è inevitabile: non ci si deve stupire se, anche tra gli insegnanti, gli elementi migliori tendono a fuggire dalla scuola, cercando sbocchi diversi nell'industria, nella pubblicità ecc. Escono dall'università pieni zeppi di trigonometria, di Manzoni e di Shakespeare, nelle accademie e nei conservatori si fanno il '.'mazzo" su Palestrina e Ingres. E si devono tuffare nello "zitto, stai fermo, vai fuori, ti sbatto in presidenza, ti do una nota", che assorbe 1'80% delle loro energie. Il restante 20%viene impiegato male (ma chi gli insegna a fare meglio?): i "conservatori" tentanodi martellare Foscolo eLeopardi nelle corazzatissime zucche dei loro studenti (pura follia, giacché questi ultimi sono ampiamente prevenuti e non possono affrontare seriamente una cosa di cui pensano "che palle" prima ancora di aprire il libro); i "moderni" fanno l'eco alla TV, impostando dibattiti e lavori di gruppo sulla droga, l'inquinamento, la pena di morte, la mafia (gli argomenti sono sempre gli stessi, in tutte le scuole, "di attualità": e il conformismo si rafforza). Così tra Verga, di cui non possono capire niente, e le videoUn'aula della medie, a Torino (foto di Uliano Lucas). 12 cassette e gli articoli di giornale, che tutto fanno fuorché "educare" al ragionamento o alla bellezza, la scuola perde sempre più la possibilità, (che forse è sempre stata scarsa, ma che oggi s'avvicina terribilmente a zero) di incidere sulla formazione delle nuove generazioni; creatività e senso critico, cioè proprio i due valori che la scuola dovrebbe contribuire a salvaguardare e sviluppare nei giovani, mancano innanzitutto agli insegnanti. I ragazzi I ragazzi sono vittime, in tutti i sensi: come potrej non essere dalla loro parte? Vittime innanzitutto dell'omologazione televisiva: tutti guardanogli stessi programmi, amano gli stessi cantanti, vorrebbero vestirsi allo stesso modo. Tutti odiano la scuola. Giovanni,per esempio, figliodi contadini di BellinzagoLombardo: non usa un congiuntivo o un futuro neanche a pagarlo, in terza media è ancora allo stadio per cui o legge o capisce, poiché lo sforzodella decifrazione impegna tutte le sue facoltà. Se gli va male è condannatoali' analfabetismodi ritorno; segli va benenon leggerà mai nient'altro che la "Gazzetta dello sport". Probabilmente leggeva così già in terza elementare. A cosa gli sono serviti altri sei anni di scuola? A socializzare con persone che, dopo l 'esamedi giugno,non rivedrà mai più, o con cui non avràpiù nulla da spartire? Giovanni resta a bocca aperta quando scopre che non ho la televisione. Mi chiede "ma prof, come passa il tempo?". Domanda che è una tragedia in sei parole: un ragazzo di 15anni che ricorre alla TV "per passare il tempo": altro che socializzazione! Vanessaa scuola va molto meglio: certo, la mamma l'ha sempre aiutata, il papà non compra solo la gazzetta; domeniche ai musei, vacanze "culturali" ... Parla che è un piacere ascoltarla. Probabilmente parlava così già in terza elementare. Anche lei, cosa è venuta a fare a scuola per altri sei anni? Allora diciamolo chiaramente: la scuola è un ente inutile, bisogna sopprimerlo, per coerenza, come è stata soppressa la Pro-

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