bagaglie noncircolinellascuolacon 1'incoscienzadi unmortovivente o il manganello (metaforico) di un vigilante da casenna. Lasciamoche sulla nostra quotidianapresenza a scuolaregni il dubbio sovrano che le cose non siano così semplici come appaiono. Lasciamoche viga il diritto per tutti di vedere se stessie gli altri con un rovesciamentodi prospettive costante. E finiamolacon i prototipi abusatie scontatidel maestromissionarioumanitarioda un lato, e del maestrotecnicoprofessionista dall'altro. Due modi, in apparenza antitetici, di colonizzare l'infanzia. Duemodi, in apparenza contrastanti,di usarlaa finidi parte: o votandolaa unmoralismod'accatto o addestrandolaauna tecnica da mercato. Le esagerazioniverbali che sto usando sonodeliberate,ma le pratiche che osservo nella scuola, in un senso o nell'altro, sono anche più sfacciate. Il bambino in tuttoquesto, come al solito,non conta e puòbe- .nissimo sacrificarsi su più d'un altare. Unanno di scuolamedia Alberto Cristofori Un po' di autobiografia Vent'anni fa ero in prima elementare: la miamaestra, già anzianotta, che aveva fatto le "sue" elementari sotto il fascismo,ci facevainiziaretuttelemattineconmezz'orettadipreghiera- per me,di famigliaatea, unrito misteriosoe incomprensibile,con tutte quelle parole strane- ; la nostra educazionefisica consisteva · nel marciare, inquadratiper due, per tre, per cinque, segnando il passoe svoltandoa deste a sinist al suo comando;nell'ora dimusica cantavamoin coro "il 24 maggio" e "bella ciao", che mi piacevano moltissimoe tl~nho più dimenticato. Allemediec'era l'incubo degli esamidi riparazione,eliminati poco dopo che io le avevo finite; la selezioneera ancora stupida e classista come quella descritta da donMilani, che pure si riferivaalle statistichedel decennio precedente.Ancoraadessosono sicuro che il Ferrari, già mio compagnoalle elementari, sempre lì tra il 5 e il 6, avrebbe finito le medie con me se non avesseavuto genitoricontadini.Forse i profpensaronoche la famiglia non poteva aiutarlo a colmare le sue lacunee lo bocciarono"per il suo bene". Io che avevo la fortuna di una famiglia colmalacune lo consideravoun compagno sensibile e intelligentee la notizia della sua bocciaturami còlpì come un'ingiustizia terribilee palese. Alla finedellemedie,o poco dopo, lessi la Letteraa unaprof essoressa e decisi subito che don Milaniaveva ragione al 100% e cheda grandesareiarrivato io a sistemareilmondo.Equest'an- . no (A.S.1988/89)ci sonoarrivato, ancoraconvinto, doposuccessivi aggiustamenti,che donMilani avevaragione almenoal 75% :e che fossemiodoveretentaredi cambiarealmenoqualcosina(vistoche il mondova per la sua strada, bellao brutta che sia, e nessuno ha ancora capito bene come si fa a fargliela cambiare). Mi sono quindi buttato con tutto l'entusiasmo a fare il supplente, come tutti, scoprendo (santa ingenuità)che la scuolamedia è già cambiata moltissimo rispetto a quella frequentata dal ·sottoscritto. "Menomale", ho pensato subito;e mi sono ricreduto nel giro di quindici giorni. Ho avuto modo di osservare parecchie scuole della periferia di Milano da un punto di vista privilegiato: sono stato chiamato spessoinfattia sostituirequei disgraziatissimiinsegnantidi sostegno che, pur avendouna laurea in lettere o un diploma ISEF, laIL CONTESTO vorano di fatto come psicologi-assistenti sociali-educatori di CSE, senza avere nessuna qualifica, e a volte nessuna capacità, per farlo. Il che mi ha permesso di restare nelle classi e di osservare il metodoe le condizioni di lavorodei miei còlleghi di ruolo di tutte le materie. Le considerazioni che seguono sono il frutto, nat~ralmente amaro e volutamentepolemico, ai limitidello sfogopersonale,di questi mesi di esperienze e riflessioni. Una scuola ancora classista· La nuovaparola d'ordine da pronunciarequando si vuoleottenere l'unanimità nel consiglio di classe è "socializzazione". I nostri legislatori hanno forse pensato di imitare il sistema scolasticoanglosassone(notoriamentefra i più classisti dèlmondo) incui i ragazzivannoa scuolavolentierissimo,sidivertonoun sacco; fanno molte amicizie, diventandodei somari perfetti che passano la vitachiudendositutte le sereincasa con laTVe uscen- .do il sabato per ubriacarsi con gli amici e spendere la paga alle slot-machines.Tranne quelli che vanno a Eton, naturalmente: lì si studia, non si socializza mica tanto, anzi pare che tra i ragazzi ci sia una competitivitàche sfiora l'odio. Poi esconoe vannoa fare l'università. Loro alle slot-machinesnon si vedono mai; la televisione non la guardano, la fanno. Cosa importa se i ragazzi tutto fanno eccetto imparare cose utili? Se non hanno stimoli, non sviluppano capacità critiche? L'importante è che si socializzi. Poi tanto i figli di papà vannoa lezione e il liceo lo fanno comunque. Molti ammettonosenza discutere che il livello di preparazione fornito dalla scuola dell'obbligo va peggiorando col passare degli anni: "è ovvio", aggiungono alcuni, la tendenza ad evitare le bocciature, teoricamente sacrosanta, dato il carattere classista della selçzione"vecchio stile",.portacon sé un "inevitabile"peggioramento qualitativo del servizio offerto dalla scuola. Ma la scuolastatalediventa così una "scuola dei poveri", luogo di una sbandierata socializzazionee non di studio, meno che mai strumentoper attenuare le differenzesocioculturali,~ioèper preparare i ragazzi al "dopo", quandoqueste differenze si faranno sentire: tua lavorareo all'istituto professionale,tu inveceal liceo·e all'università. Non era possibile invece evitare una selezione brutale e nello stesso tempomantenerealto il ruolodella scuoladell'obbligo? Certo, bisognava intérrogarsipiù a fondo sui fini da raggiungere, ci voleva più coraggio: il coraggio di fare delle riforme radicali. Non si può cambiare la media e lasciare intatta la superiore,che di fatto prepara al lavoro e quindi al ruolo che i ragazzi assumeranno nella società. Nel primobienniodelle superiorivienebocciato il 60%deiragazzi: un dato che dimostra la scarsa preparazione e le molte illusioni con cui si esce dalla scuola dell'obbligo, Gli ottimistisostengonoinvecechechi si lamentadel bassolivello della scuola vorrebbe tornare a una scuola d'élite; mentre questa scuola, la scuola per tutti, ha contribuito sostanzialmente ad alzare il livellogenerale medio. La dimostrazione?L'analfabetismo è quasi sparito, la gente leggeoggi molto più che inpassato (e a questopunto si aggiunge:non importacosa legge, inprima istanza l'importante è che si legga, la qualità viene dopo). Ma quanto è statoveramente fattodalla scuola e non daimass media, TV in testa? E poi: se il M ein Kampf diventa un best seller, non me la sento di affermare che la qualità non conta; se Jovanotti vende un milione di dischi non posso far finta che si stia diffondendo la cultura musicale. Si tratta anzi di una nuova forma di analfabetismo,più pericolosa, perchépiù subdola,di quelle superate. 11
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