Linea d'ombra - anno VII - n. 39 - giugno 1989

IL CONDITO guardianideputatia decantare ai piccoli le glorie della grammatica, i fasti della società informatizzatae le delizie e le croci del merito e della selezione, cosa avete veramente da perdere sugli scranniche occupatee dietro le cattedreelargite dai decreti legge, regolarmenteabbandonatidalle insipienzegovernativeai travagli più o meno nobili delle vostre laceratecoscienze? Potrà parere ridicolo dirlo, insostenibilel'argomentarlo: ma chi sachenontocchiai maestrioffrireaquestamacchinamondiale alla deriva un'ultima possibilità d.iriscatto. Le forzepolitiche che hannonellemani i destini dell'umanità sonopraticamenteinattaccabili.I ganglinei quali sonosistemate le cernieredel potere economicoe militare sono praticamente inavvicinabilie incontrollabili.L'organizzazione tecnica del sopruso, del privilegio e dell'espulsione degli "inetti" è difficilmente smontabile. ,Dirsi con disincantoqueste verità, squarciare il velo che nascondeaipargolie agli indotti ladirezionedelmovimentopuòessere la condizionenon per arrestarela tendenzain atto,maper ritardarla, o stornarlaun tantino dai suoi esiti più prossìmi e perversi. E se non si sceglie il suicidio (comeormai semprepiù spesso si fa e con una gammadi forme sorprendentie inusitate),laprospettivameritadi essere presa in considerazione. Per questopuò servireanche il mestieredi maestro.Farsipromotori di intelligenze, formatoridi protagonisti e attori dei processi in corso,oltreche sodali attivi di incipientiemarginati:non è impresa scadentee non è lavoro da poco. Inutile illudersi,si capisce, perché i bambini che ci arrivanoa scuolaa sei anni compiuti hannogià avutoore sufficientiper capiree introiettarel'andazzo dei tempi,e per scavarsile nicchiein cui pascersi del meglio e tenere alla larga il peggio. E non avendo nientedimeglioda sognaree daconfrontare,ne sonoper Iopiù contenti,e guai a chi gli sottrae la tal merendinao il tal programma televisivocon le sue appendici ludichee i suoi risvoltiutilitaristici. Pure, seanzichéaffidarci alle inchiestedei settimanalidi moda, guardiamoi bambini reali che ci bazzicanotra i piedi, finiremo col vedere ben altro in parecchi di loro. Vedremo cioè più spesso paure e sconforti, depressioni e umiliazioni: insomma il crogiolo indiscernibileche è l'infanzia, che, non avendoparole per dirsi, agisce,e conta fin che può sulbuon sensoe la solidarietà degli adulti che si trova a fianco.Noteremoe ascolteremo,se sapremoe vorremofarlo, fulminanticapacitàdi giudizio,che sono direttaespressionedi chi ha pocoo nullada perdere: statoprivilegiatoche è spessodei bambini, che lo sfruttanoquandopossonoe finchépossono.Stato di grazia,infine,che l'adulto hapersonella frequentazionedi quotidianemiseriee asperitàonel vor- · ticedellademenzaprecoceche gli fachiuderetroppoprestoi conti con se stesso. Invece accadeche questi bambininon ancora immeschinitie con sussulti di curiosità, feriti ma portatori di cocciute speranze, segnatima non del tutto alieni dalla fiducianegli altri, dispostia giocarsi interi e a rischiare a tuttocampo, noi maestri Ii aspettiamo spessosullasogliadella scuolaconun sospetto, unadiffidenza, un malanimoche, se fossero da loro indovinati, li farebbero scapparea gambelevate.Quantidi loroprendonol'ascensore dal loropiano,contandodi s9arcarevicinoa unadultocheoffraqualcosa di megliodel tran tran familiaree del veleno che spessotrasuda dalle pareti domestichee che impegna sguardi, sentimenti, affetti! · Enoi,eccocilà,che impugnamocrocifissie snoccioliamogiaculatorie: offendendoin primo luogoproprio l'uomo inchiodato 10 allacroce,cheoggi avrebbeil suoda farea difenderei piccoli dall'invadenza dei grandi e a spazzare i templi della scuola dalla schiera dei troppi mercanti che fanno mercimonio di valori sostanziali sullapelle dell'infanzia. Credo che possiamo e dobbiamofare altro. Non si tratta di allevare nelle classi cinici, selvaggi e nemici della società.Si trattapiuttostodi garantirespazi e libertàd' azione e di pensieroa bambini che potenzialmentesono ancora fuori dal granmercatodella vanitàe delladisciplinaconcentraziona- . ria. Si tratta di praticare senza infingimentie cautele il rispetto delle .individualitàe dell'uguaglianza. Il che viene a dire che si tratta di agirecon i bambini coiriesi fa con interlocutoriseri, che quattro idee sugli adulti che li circondanocertamente se le sono già fattee av,rebberouna granvogliadi manifestarlead altavoce. Ma teinonole solite facce prontead adontarsie a menarescandalo di frontea ogniosservazioneche incrini il patto socialeche impone rispettoe ossequio, anche verso adulti cfie nulla fannoper meritarselie che sbraitano a destra e a manca per eludere le domande insopportabili. Si trattadi sottrarrei piccoli, speciei più malandatie graffiati dalla sorte, alla gran fiera dei ricatti incrociati, nella quale imparano a muoversicon la goffagginee la legnositàdi automideresponsabilizzati. Bisognache i bambini sentanodi non dover essere per forza i consolatoridelleloromadri,gliassertoridellemaniedei loropadri, i difensoridella morale dei loro insegnanti. E dato chemanca, per lo più, la possibilità di una fuga nella cultura di strada o l'affiliazione a bande che si muovano in spazi autogestitie incontrollati,dove, se nona scuola, si possonoreperire eventuali complici e praticare sodalizi liberaton, oltre i confini dell'età? No, non credo neppure io che questa restituzionedell'infanzia a se stessa,questa totale disponibilitàadulta a lasciareche si manifestipossa capovolgere i destinidell'umanità a venire.C'è un gran bisognodi utopia, certo, ma l'ingenuità programmatica conducefuoristf'ada.E tuttavia,qualealtrosensopuòavereilmestiere di maestronella società occidentalein questo scorciodi fine secolo?Dicodi un maestro che non abbia già ripiegatoi suoi Bambino lucano in una foto di FoscoMaraini (dal voi. Civiltà contadina, De Donato 1980).

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