GIUGNO 1989 - NUMERO39 LIRE 7.(XX) mensile di storie, 1mmagzn1,discussioni
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Direttore: Goffredo Fofi Direzione editoria/e: Lia Sacerdote Collaboratori: Adelina Aletti, Chiara Allegra, Enrico Alleva, Isabella Camera d'Afflitto, Giancarlo Ascari, Mario Barenghi, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Paolo Berti.netti, Gianfranco Bettin, Romano Bilenchi, Lanfranco Binni, Franco l'lrioschi, Marisa Caramella, Cesare Cases, Roberto Cazzola, Grazia Cherchi, Francesco Ciafaloni, Luca Oerici, Pino Corrias, Vincenzo Consolo, Vincenzo Cottinelli, Alberto Cristofori, Mario Cuminetti, Peppo Del Conte, Stefano De Matteis, Riccardo Duranti, Bruno Falcetto, Marcello Flores, Giancarlo Gaeta, Fabio Gambaro, Piergiorgio Giacché, Aurelio Grimaldi, Giovanni Jervis, Filippo La Porta, Gad Lemer, Stefano Levi della Torre, Marco Lombardo Radice, Marcello Lorrai, Maria Madema, Mario Maffi, Luigi Manconi, Danilo Manera, Bruno Mari, Edoarda Masi, Roberta Mazzanti, Paolo Mereghetti, Santina Mobiglia, Maria Nadotti, Antonello Negri, Cesare Pianciola, Gianandrea Piccioli, Bruno Pischedda, Oreste Pivetta, Giuseppe Pontremoli, Sandro Portelli, Fabrizia Ramondino, Alessandra Riccio, Fabio Rodriguez Amaya, Paolo Rosa, Robert·oRossi, Franco Serra, Marino Sinibaldi, Joaqufn Sokolowicz, Piero Spila, Paola -Splendore, Antonella Tarpino, Alessandro Triulzi, Gianni Turchetta, Emanuele Vinassa de Regny, Itala Vivan, Gianni Volpi, Egi Volterrani. Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Ricerche di segreteria: Carla Rabuffetti, Barbara Galla Relazioni pubbliche: Miriam Corradi &Ieri: Regina Hayon Cohen Produzione: Emanuela Re Hanno contribuito alla preparazione di questo numero: Loredana Accomero,Pasquale Alferi, Marcella Bassi, Franca Cavagnoli, Franco Cavallone, Vanna Daccò, Rina Disanza, Ester Fano, Giorgio Ferrari, Iselin M. Gabrieli, Carla Giannetta, Carmen Giorgetti Cima, Giovanni Giovannetti, Marino Larizzo, Vanna Massarotti Piazza, Grazia Neri, Lia Peroni, Nennele Peroni, Gianluca Potestà, Franco Ungaro, Stefano Velotti, .la casa editrice SE, il Circolo 1talsider di Taranto, la libreria Popolare di via Tadino 18 a Milano. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4 - 20124 Milano Tel. 02/6691132-6690931 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Tel. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie PDE - Viale Manfredo Fanti 91 50137 Firenze - Tel. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Puccini 6 Buccinasco (Ml) - Tel. 02/4473 I 46 LINEA D'OMBRA Mensile di storie, immagini, discussioni Iscritta al tribunale di Milano in data I 8.5.87 al n. 393 Direttore responsabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. Pos~.Gruppo ill/70% Numero 39 - Lire 7.000 Abbonamenti annuale: ITALIA: L. 65.000 da versare a mezzo assegno bancario o c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra. ESTERO L. 90.000 I manoscritti non vengono restituiti Si risponde_a discrezione della redazione. Si pubblicano poesie solo su richiesta. ·llNEDA'OMBRA anno VII giugno 1989 numero 39 IL CONTESTO 5 8 14 22 29 Bianca Giudetti Serra Angelo Petrosino Alberto Cristo/ori Mario Cuminetti Guido Franzinetti Georg Brzoska Bambini dai paesi poveri Diario scolastico Ancora su credenti e non Che succede in Ungheria Gruppi maschili a cura di Maurizio Vaudagna RUBRICHE: Horror (S. Benni sulle fusioni di giornali a pag. 4), Memoria (Abbie Hoffman su droga e prevenzione dell'AIDS a pag. 13), Scienza (F. Pedrocchi su/I codice manomesso di F. Terragni a pag. 18), Arte (L. Richard sulle rivalutazioni di A. Breker a pag. 19), Cinema (G. Volpi su Yeelen di S. Cissé a pag. 20), Confronti (G. Turchetta sul romanzo di P. Volponi a pag. 24; M. Barenghi sugli "scritti servili" di C. Garbali a pag. 25; S. Zampa sul carteggioBenjamin-Scholem a pag. 26), Musica (A. Russo su Glenn Gould a pag. 34, seguito da un'intervista a G. Gould a pag. 35), Promemoria a pag. 39. POESIA 40 53 STORIE 45 66 71 S ipho Sepamla De/more Schwartz Stig Dagerman San Mao Giuseppe Francobandiera Poesie a cura di Itala Vivan Le massime di Sisifo e altre poesie a cura di·Marisa Bulgheroni Uccidere un bambino Alla ricerca di amore Op. cult. SCIENZA 56 SAGGI 48 61 80 Gregory Bateson W.H.Auden Paolo Milano Gli autori di questo numero Intelligenza, esperienza ed evoluzione Vocazione e società a cura di Francesco Binni Il lettore di professione a cura di Maria Antonietta Saracino La.copertina di questo numero è di Andrea Rauch. Questa, rivista è stampata su carta ricicla.a.
IL CONDSTO Annidi gloria *** Ha suscitato sorpresa solo in alcuni la sortita di Citati sulla solita Repubblica, in cui egli - applicando in definitiva una vecchia formula alla "produzione artistica e culturale" recente, con la stessa foga con cui in altri tempi si celebravano, qui e altrove, i fastosi risultati dei piani quinquennali per l'industrializzazione e le arti - gioiva boccalone della meravi- . glia di tempi così favolosamente creativi come sarebbero i nostri, gettando biasimo su quelli della sua tanto lontana giovinezza. Dopo Verdiglione e Alberoni e Bocca e non so chi altri: tutti soddisfatti, esultanti, ché mai tempi furono, per gli italici pruriti estetici, migliori di questi. Ebbene, Citati ha ragione, e gli altri pure. Mai tempi sono stati altrettanto trionfali per la piccola borghesia alfabetizzata del benessere cui tutti appartengono. Cui tutti apparteniamo. Come stupirsi se l'entusiasmo dilaga, quando i produttori di cultura e arte sono fratelli, anzi gemelli, degli editori che la diffondono, dei critici che la lodano, dei lettori che la gustano? La piccola borghesia alfabetizzata e benestante ecc. ecc. si ama, e ama veder rispecchiati i suoi voli nel meta-tutto o le sue piccole pene e le sue piccole gioie minute in ciò che legge vede sente. Il cerchio è perfettamente chiuso, e come in quei fiori e in quegli insetti che irnP9llinano e fecondano se stessi, quest'umanità ama e fagocita con piena soddisfazione la sua soffice produzione, inodore insapore incolore. Citati canta giustamente, gode giustamente il "Rinascimento" della sua specie. E però c'è poco da ridere: questa smaniosa contentezza invade troppi, fino a certi: vecchi soloni della ex sinistra oggi sempre giulivi, fino a certi giovani "borgesiani di destra" che da quelli, molto paradossalmente, hanno succhiato il senno. E in mezzo si chiamano legione. Il discorso è serio, anzi tragico. Ché ormai - perse le definizioni di classe nel magma culturale, e non solo culturale, della classe unica, congiungente ·in sé il proletario e il padrone per uguali gusto o volgarità-quali distinzioni restano, quali barriere è possibile opporreaungenerale e magniloquente istupidimento? Se tutti siamo almeno culturalmente piccoli borghesi, quali criteri ci aiuteranno a distinguere amici e nemici? Quando certi sociologi parlano della imprevedibilità nel destino dei movimenti (ché peraltro, essendo quasi sempre solo d'opinione, presto vengono recuperati dai media i quali sembrano sempre di più essere, a parer mio, il "nemico principale"), alludono anche al mobile terreno molto ideologico che questa dilagata categoria socialeha sempre avuto sotto i piedi - e dunquec 'è la possibilità che spinte o battaglie "di sinistra" diventino presto "di centro" o "di destra"·e viceversa. La realtà italiana ha sempre di più il potere di spiazzarci e di sorprenderci. I colori mutano a grande velocità, e però nel "tuttifrutti" di sempre. Cosa può distinguere e distinguerci? Null'altro, credo, che scelte più solide e conseguenti, su un'esigenza di rigore e chiarezza vigilante anche verso noi stessi, su una morale individuale in attesa e preparazione di un'etica collettiva. Troppo spesso ormai.accade di dover distinguere tra "il buono" e "il cattivo", "il bello" e "il brutto", "il giusto" e "il falso", "il sano" e "il malsano" all 'intemo, per così dire, della stessa famiglia e di ogni famiglia. Tutto è più delicato e difficile, tutto da verificare ogni volta e daccapo-i verdi e i rossi, i bianchi e i neri, i vecchi e i nuovi, i conformi e i difformi. Sempre di più, si direbbe, "il vento soffia dove vuole". Ma è anche possibile di tutto questo ragionare, se necessario acremente; e c'è in questo, oltre al senso di fatica o di isolamento, disperazione, furia che ne possono derivare, un briciolo di allegria anche per noi: per quel tanto di scoperta che tutto questo comporta, non sempre del peggio o del replicante. È di queste verifiche e di questa scoperta che "Linea d'ombra" tenta di essere partecipe e pensa che i suoi lettori partecipino. HORROR I fusi Stefano Benni Disegno di Marino Larizzo. Scena:laredazionedel grandequotidianoZeta, appenasottoposto a fusione.Il corsivistaChiari sta percuotendola macchina da scriverein predaa entusiasmopolemico. I tasti crepitano.Poco più in là il redattoreForti sta cercandodi far funzionareil distributoreautomaticodi merendine.Il corsivistaChiarialza la testa dal foglioe declama: - Senta qua, Forti, cheÌnizio!: L'operazione che ha appena fatto del nostrogiornaleuno strumentocompetitivosul mercato europeo,unprotagonistadei grandimutamentieditorialidel secolo, avrebbedovutoricevere il plauso incondizionatodi chiunqueabbiaa cuorelesortidell'informazionedelNostroPaese.Ed ecco, invece,levarsiil coro lamentosodell'ipocrisiaconcorrenziale. SentitecosascriveErre, settimanalenotopiù per gli infortuni giudiziaricheper il rigoreprofessionale: 'Ci domandiamo se non sarebbeopportunaun'inchiestaper appurarecosasi nascondaveramentesottol'operazione'Zeta-Beta-DeBenedictis.A questi disinvolticorsaridello scoop,a questi stupratoridel/'informazione, noi vorremmochiedere........' -Ehm ... - Cosa c'è Forti? Non le piace? -No, èbellissimo,mami chiedevoseè il casodi iniziarelapolemica proprio dal settimanaleErre. - Perché? - Perchéessendoil settimanaleErre entrato recentementenel gruppoFinitalia-lnformuno,è direttamentedipendentedal gruppo Beta-DeBenedictis, e quindi si è appena fuso con noi. -Oh,perbacco,nonci avevopensato.Pocomale, i nemicinon ci mancano.Allora,sentaquestonuovoinizio: L'ineffabilediret-
toreBi, sul suo quotidianoormai ridotto a velina governativa, scrivedi noi quantosegue: 'Sorprendecheungiornalecome 'Zeta, sempre impegnatoin battaglie di libertà, non si accorga di quantosia pericolosalaformazione di un gruppodi superpoteregiornalistico'.Oh,beatainnocenzadegli imbecilli!Madov'era, il nostroBi, quandosul nostrogiornaledenunciavamol'appartenenzadel suoeditorea quella loggiaGi così sinistramente legata alle vicendepiù torbide del Nostro Paese? Dove era, quandonoi... Che c'è Forti, perché fa quella faccia? - Volevo solo farle notare che l'editore in questione è appena entrato al sessanta per cento nella finanziaria Informond, socia al trenta per cento della Beta-De Benedictis. - Siamo fusi anche con lui? -Temo di sì. - Poco male, ho qui un altro inizio da cavare la pelle. Ascolti: Il noto intellettualeCi.famoso per aver scritto il corsivo 'IncontroconKafka' e averpoi presentatoal giornaleunanotadi rimborsospeseper unacenadiduepersone,siesibiscenellaconsuetalezioncinadimoralismoscrivendo:'Cosanesaràdelleidee chehannopermeatolaculturaitaliana,se ancheungiornalecome Zeta, su cui già scrisseroEssepi, Esseti edEssevu,finisce al supermercqtodelle compravenditecome unamerce qualsiasi?' Vorremmo rispondere a Ci che egli non ci sembra tanto estraneo ai supermercati, dato che ha recentemente intascato ben trecento milioni per passare a una nuova casa editrice ... ci chiediamo seper caso ... · -Ehm ... - Eh no Forti! Non mi dica che ... - Purtroppo glielo devo dire. La casa editrice a cui è appena passato il critico Ci è la Mondidea, che fa parte del gruppo Mondagrafic che è interamente proprietà della Beta-De Benedictis - Insomma, è un nostro autore ... - Sì. E anche Kafka, a voler essere precisi... - Poco male. Ho ben altre frecce nella mia faretra! Allora: Ascoltavoieridaglischermidi unasedicentetivùlibera·,unenergumeno dal gigantescostipendio e dai minuscoli scrupoli che tuonavacontrole concentrazionidicendo: 'Se c'è ùn giornalismochenonamiamoèproprioquellochenascondesottoilgigantismo imprenditorialela sterilità delle idee'. E!Jbene,a questo cialtroneprezzolatonoi rispondiamoche se c'è un giornalismo che non amiamoè proprio questo roboanteshowpaleocircense IL CONTESTO che.... Cosa c'è Forti, porca miseria! . - La tivù di cui lei parla è Teleotto, che è appena stata acquistata da Teletre che è inserita nella holding Telemondo che appartiene per il sessanta per cento alla Beta ... - Va bene, va bene! Poco male. TeleVarese è fusa con noi? -No. -Allora: Abbiamovistoconorroresu TeleVaresele immaginidell'ondanerachehasommersol'Alaska,epensandoalnostro giornale,ci siamochiestiquantoè alto il prezzo chebisognapagare al progresso,e quale... -Le faccio notare che laExxon Petroli è al trenta percento proprietaria della finanziaria Beta Oil ... -Abbiamoseguitoieriuriinteressantedibattitosulf uturodel- /' editoria,relegatoa un'ora impossibiledallasolitadrogaserale della partita di calcio... - La partita in questione era Juventus-Milan? - Credo di sì... · - La Juventus, come lei sa, appartiene ... - Di nuovo! Ma porca miseria, dovrò pur prendermela con qualcuno, dovrò pur regolare i conti con i nostri numerosi nemici! Un momento! Ho un'idea ... - Perché mi guarda così? -Ed èproprioali' internodel nostrogiornalecheabbiamorilevato con stupore l'opposizione ipocritadi alcuni giornalisti che.forseforaggiati dall'esterno, hannoostacolatoin tutti i modi questafusione, innome di preteseautonomistichesbocciatein modoimprovvisoquantosospetto.Il redattoreForti,ad esempio, famoso per le sue ossequiosecronachegiudiziarie... -Aggiunga: nonchéper essereil maritodiMariannaVecchi, sorelladiClaraVecchiinDeBenedictis,azionistadimaggioranza della cartiereCartamond... (Segue un minuto di gelido silenzio. Il corsivista china tristemente la testa sulla macchina da scrivere. Il redattore, ottenuta finalmente la sua merendina, se ne va. Il corsivista sospira e riprende a scrivere!) Succederaramente,suungiornale,di leggereun'autocritica. Ebbene, vi voglio raccontare qualefu la mia prima reazione quandoseppi dellafusione del miogiornalecol gruppoBeta-De Benedictis. Turbatodallafulmineità dellanotizia, io espressia miamogliealcunepreoccupazioni(oh,quantoinfondate),su/futuro di questagloriosatestata che... Bambini dai paesi poveri Le adozioni, tra solidarietà è commercio Bianca Guidetti Serra Nel campo dell'adozione il fenomeno emergente degli ultimi 10-15 anni è quello della cosiddetta adozione internazionale, l' adozione, cioè, da parte di cittadini di ùn paese nei confronti di bambini di altri paesi. Più precisamente, nella realtà, da parte di cittadini di stati ad economia più o meno avanzata nei confronti di appartenenti a paesi di economia arretrata. Anche in Italia si segnala questo fenomeno che dimostra un'inversione di tendenza rispetto al primo decennio del dopoguerra quando erano i piccoli italiani delle zone più depresse della penisola che venivano adottati da nord americani e svizzeri, soprattutto. Sta di fatto che a cominciare dalla metà degli anni '60 questo costume andò mano mano sviluppandosi in parallelo, peraltro, con un aumento delle adozioni in generale. Alcune delle ragioni sono facilmente intuibili. Un maggior benessere facilitava la propensione alla ricerca di un figlio desiderato ("ad imitazione della natura", come dicevano i romani) quando non se ne avevano di naturali. Ma è probabile che tali orientamenti siano anche stati favor-itidal superamento dei pregiudizi circa i "diritti del sangue" e la "eredità negativa" che i 'bambini soli' si sono portati dietro per secoli. Fu anche tempo, quello del secondo quinquennio degli anni Sessanta, in cui si estese un senso nuovo di solidarietà che guardò con atteggiamento diverso alle categorie rappresentatrici di un bisogno sociale specifico come i portatori di handicap fisico o psichico, e come quindi anche al 'bambino solo'. Tale solidarietà si orientò 5
IL CONTESTO a guardare,peresempio,agli abitantideipaesi lacerati dai conflitti bellici (ci si volsealle adozioni dei piccoli vietnamiti)o gravatidamiseriaal limitedella sopravvivenza(ci si volseaipiccoliindiani).Contemporaneamentel'Italia nonoffrivapiùunnumerodi bambinisufficientea soddisfarela richiesta,diciamocosì, 'interna'. Peraltro l'adozione, che per i vecchi canoni presupponeva una "intrusione" nella famiglia legittima, comunque nell'asse ereditarioera condizionatada regolerigidissimee spessopreclusiveall'instaurarsi di un rapportodi filiazioneche, appunto,imitasselanatura.Bastiricordareche,per adottare,occorrevachegli adottantiavesseroalmeno 50 anni, riducibilia 40 in casodi comprovatasterilitàe gli adottatialmeno 18 riducibilia 16 incasi particolari. Sotto lo stimolodei nuovi ori~ntamentivenne approvata,nel 1967, una nuova legge sull"adozione speciale'. Sul piano umano, sociale essa fu importantissima;poneva al centro l'"interesse del bambino" cui tentava di dare una famiglia il più possibile simile a quella naturale: per età dei genitori, per stabilità della coppia,per la ricercadi una loro idoneitàa svolgere il compitodi genitori,ecc.Prestotalelegge sidimostròinadeguatae i suoimeccanismiprocessualitroppocomplessiche ritardavano il perfezionamentodelleadozioni.Mentresene sperimentavanoi lentimeccanismilepersonecontinuarono,semprepiù, a guardarefuoridei confini, a quelle parti del mondo in cui i bambini nonmancavano.Per ipiccolinonnati in Italiabastava,al tempo,recarsinelpaesepresceltoottenere,dove previsto(nonin tutti c'era unalegislazione ad·hoc)un pronunziamentodell'autorità giudiziariao amministrativalocaleche emettesse un provvedimentodi adozione che veniva poi, senza troppa difficoltà, deliberato dalle nostre Corti d'Appello. Comese si trattassedi approvareun contrattodi affitto o di compravendita.Quante siano state lo ignoro; che io sappia nessuno si è preso la briga di una ricerca in merito.Certo sono andateaumentando.Nella maggioranzadei casi le cose sono andatebenee tale giudizio lo si deducedal fatto che non sono emersi, per lo più, episodi negativi, ma non sono mancatesituazioni che hannomanifestatoclamorosiesiti negativi. Peraltrodi questi bambini non si sapeva nulla. Come essere certi che erano statiportati in Italiaessendoin •statodi abbandono'? Che, seavevano una famiglianota, questa aveva dato un consenso valido? Quali regole erano state rispettate se nel paese d'origine non era prevista una specificaregolamentazione? Perchénoncredosiaaccettabilecheunbambinopossaesseresottratto forzatamentealla sua famiglia, alla sua lingua, ai suoi costumi,al suopaesesenon conmezzi lecitie con la garanziadi trovare affetto e stabile protezione nel nuovo ambiente: per altro l'aumentata domandadi adozioni aveva favorito varie iniziative assolutamenteillegittime.Mi riferiscoal cosiddetto mercatodei bambini ed altre pratiche similari: bambini rubati, bambinivenduti direttamenteo a mezzo di intermediarie non soloa fini adottivi.Hannodenunciatole organizzazioniinternazionalidibambini sottratti alle loro famiglie, sfruttatia fine di prostituzione,per fotopornografiche,ecc. Si è detto, persino,ma non so chi ne abbia prova concreta, di bambini del terzomondo rapiti.e venduti per utilizzarei loroorgani per tràpianti.Ma senzagiungerea questi .estremivi sono stati non pochi casi di gravi fallimentidi adozioni o di situazioni simili. Persone che anche sotto l'impulso umanitario,di frontealla drammaticasituazione in cui vive l'infanzia in certi paesi, decidono di prenderneuno, due, tre, quattro fanciulli...Solodopodi frontea situazionidi enormidifficoltàcui non eranopreparatifallisconoinmododrammatico.C'è la storia di D. e C. che furono accompagnatiall'ospedale infantilecon le costolerotteoggettodi percosse inferteper esasperatefinalità'educative'. C'è la storia di W., G., F., piccoli indiani trasferiti il6 legalmentein Italiaa mezzodi cosiddetteorganizzazioniumanitarieedaffidatiad unasolapersonanubilechepur dedicandosiloro con dedizionedopo tre anni finisceper una crisi psichica,causata probabilmentedallo sfono enormedel triplice carico, al reparto psichiatricodi un ospedale. È in questoperiodo che si approvanel nostropaese una nuova legge, la 184 del 1983. Essaprevedenon solounapiùagile regolamentazionedell'adozione in generalema anch<2uno specifico capitolo attinente all'adozione internazionale.E un'innovazione di grande rilievo, sconosciuta da altri ordinamenti1per quanto ne so. Con tale legge è oggi possibile acquisireun panorama quantitativodel fenomeno.Talepanoramaconfermache ,la tendenzadegliitaliani~questotipodi adozionehaavutounincremento eccezionalmenteelevato ed ha ormai superato la domanda voltaad adottarei connazionalicomesi può notaredallatabella che riportaidati degliaffidamentipreadottivi (sipartedal 1984 essendo entrata in vigore la legge nuova nel 1983): minori it. minori str. totale 1984 1985 1986 1987 1.234 770 2.004 1.295 1.150 2A45 1.183 1.536 2.719 1.126 1.541 2.667· Totale 4.838 4.997 Il numerodei minori stranieri,superaglobalmente del 3,2% quello degli italiani,mà negli ultimi anni la differenzasi accentua: il 29% in più nel 1986, il 36,9% in più nel 1987. Allora,si è raggiuntauna soluzioneottimale?No, solounpo' più adeguata. Quali problemi si presentano?Alcuni riguardano l'adozione internazionalecosì come articolatanel nostro ordinamento,altri aspetti diversi.Sugli uni e suglialtri, rispettoad una reclama~d in parte giustificatarichiesta di modifica,bisognerà pronunziarsi. Specialmentedi frontealla grandeondata di emozionecausata dalle vicendedella piccola SerenaCruz.Vediamole,per quanto possibile. Prevede la L. 184/83 che per adottare uno stranierooccorra per gli aspirantiuna "dichiarazionedi idoneità"rilasciatadalTribunaleper i Minorenni.Fomiti di tale dichìarazionepossonorecarsi nel paesepresceltodirettam.enteo con l'ausilio di entipubblici o altre organizzazioni autorizzateper scegliere o per farsi consegnareil bambinodisponibile.Nel paese stranierochi deve adottare deve ottenere un provvedimentogiudiziario o amministrativo, a seconda delle disposizionilocali, di adozione.Quando non siaprevistaprocedura alcuna,così come accadeancorain molti paesi, essa sarà sostituita in Italia da altra analogaa quella Lo piccolo Sereno (foto di Alberto Romelio, do "Sette", suppi. del "Corriere dello Sero").
IL CONTESTO di accertamento di stato d'abbandono. Ma l'ingresso nel -nostro La scelta della provenienza può essere casuale ma nella strapaese sarà condizionato ad un nulla-osta del Ministero degli In- grande maggioranza dei casi discende proprio dalla volontà degli temi. Ma poiché tale "stato d'abbandono" in molti paesi non è aspiranti genitori. Ed allora la netta prevalenza di bambini dell' Aprevisto anche seesistono norme perl'adozìone, o addiritturanon merica Latina (gli europei ovviamente rappresentano situazioni ·esiste del tutto, come potrann9 i nostri giudici accertarlo stante limitate e particolari) non significa forse che si "preferiscono" anche la mancanza di servizi di collegamento od altro? Siamo al0 quelli più "simili a noi"? Tanto più che il numero minore è riferito lora così sicuri che tutti i bambini portati in Italia fossero, all'o- agli africani. E non è giustificato il fatto da un minor numero di rigine "soli"? Che nulla si poteva fare per lasciarli con i loro ge- bisognosi di famiglia. nitori o con dei loro congiunti, o comunque nel loro paese? Che Anche questo è uno dei problemi di cui occorre tener conto. l'intervento di solidarietà prestato nei loro confronti non sarebbe Ma ve ne è uno ulteriore che si presenta alla nostra attenziomeglio stato diretto ad "assisterli" sul posto? Rispondendo a que- . ne. Malgrado le.varie procedure di garanzia pongano limiti più sto interrogativo occorre chiedersi, contemporaneamente, se di semplificati rispetto ali' adozione nazionale (dichiarazione di idofronte al dilagante numero di bambini che nascon.oe trascorro- neità) si sono verificate e continuano a verificarsi moltissime sino la loro infanzia in condizioni disperate è opportuno profittare tuazioni di iiliceità nei modi con cui ci si procura un bambino. · della disponibilità di aspiranti genitori adottivi senza porre trop- Già nei primi anni '80 vennero alla luce molti casi di "compi rigori formali? mercio" di bambini che anche prima della nascita erano ceduti, Lo sviluppo dell'adozione internazionale è anche il segno di · direttamente o attraverso intermediari. Furono denunziate molte un superamento di pregiudizi razziali. Ma è"poiproprio così ve- . di queste situazioni all'estero e in Italia. Il caso di Stefania, venro? Ogni osservazione in questo campo soffre di limiti per man- duta per 250.000 lire divenne emblematico ed ebbe ripetuti iter canza di riscontri scientificamente approfonditi. Sta di fatto che giudiziari. Ma il fenomeno non è cessato. Ancora al recente cori- "razzialmente" (mi si scusi il termine che mi dispiace dovere usa- · vegno di Castiglioncello (fine aprile '89) su "Il bambino colorare) i minori stranieri nei confronti dei quali sono stati emessi to" è stato denunziato dalla segretaria del e.I.A.I., associazione provvedimenti concernenti l'adozione negli anni 1986-1987 pos- che si occupa di adozioni internazionali, che tali "cessioni" consono essere suddivisi come sotto: tinuanò ad avvenire. Arizi che sarebbero state individuate delle Provenienza: Africa Europa Asia America Lat. Totale Destinazione , Italia Sett. 49 31 564 1.176 1.820 Italia Centr. 17 25 138 983 1.136 Italia Mer. 10 5 66- 585 666 Italia Ins. 6 41 39 196 282 ·Totale 82 102 807 2.940 3.931 larivistadeicuriosi TIC Sacrée bédé TIC Tele cinesi TIC Ho fatto l'amore con condom TIC Piccola farmacia inutile TIC Spacciatori e spacciati TIC Indiani e cowboys TIC Penguin Café Orchestra TIC li gran Mogol TIC Barcellona bar TIC La smorfia TIC Pecora elettrica TIC Buca delle leggende TIC Demetrio Stratos TIC Syusy goes to Mosca TIC Lirica d'estate TIC Freak Brothers TIC Robert Crumb TIC Massimo Giacon TIC Fofi e i treni di oggi TIC Assenteisti europeisti TIC Aids: il nome della legge TIC In edicola a giugno "soll.ecitazioni" alla nasci~, con taglio cesareo per definire più celermente le procedure. Ho accennato solo ad alcuni aspetti, ma ne esistono altri che occorrerà prendere in considerazione. Io credo che la cosiddetta adozione internazionale sia strumento di grande civiltà e di grande solidarietà umana. Deve però essere regolamentata in modo tale che i suoi contenuti essenziali non vengano stravolti dall'arbitrio e dalla speculazione. NOIDONNE Giugno1989 Mal'Europachi è? Corrispondenze dadie.cipaesL Inchiesta:mare handicap. 'Sottosotto';duepaginedisatira. li primoromanzodiValentinaSavìoli. Turisteperscelta. Trèitinerari·· speciali. ABBONATEVI! Versamento dilire50,000 sule/en.60673001 intestato a Cooperativa LiberaStampa, viaTrinità . delPellegrini12, · 00186Roma. Telefono06/68645626864387 7
IL CONTHTO Diario scolastico Le riflessioni di due insegnanti scontenti: è ancora utile Il loro mestiere? A che servono i maestri elementari Angelo Petrosino Tempi grami per i seminatori di dubbi, in un'epoca che pure brulica di dubbi. C'è una gran voglia, in giro, di "assoluti" purchessiae ungranbisognodi chiudereocchie orecchiea spettacoli e voci sospettatedi promettere poco o niente di buono. Non mi interessa attingere alle cause ultime dei comportamentiumani,anchese, così facendo,si rischiadi screditareleproprie asserzionie di incanalarlenel chiassosoe soffocantecondotto della chiacchiera sociale, dove non si nega "quasi" a nessuno la possibilitàdi uno sfogo verbale.Neanchea me, per l'appunto. Tuttavia, percorrendo i labirinti del microcosmodell'infanzia, puntandol'occhio sui protagonistie i comprimariche lo costellano,ascoltandole frustrazionie le sguaiatagginiche l'attraUna foto di Roberto Koch da Tor Bella Monaca, Roma (Conlrasto/G. Neri). 8 versanoe si intricanoai croceviaprivilegiati della famiglia,della città e dell'aula scolastica;qualcheconclusioneprovvisoriadi caratterepedagogicosi può ricavare. L'occhio della pedagogia non è sempre limpido, tende alla miopia, si imbastardiscee alla fineè scarsamenteaffidabile,perché vedequel che gli pare e che con la realtà effettualehapocoo nulla da spartire. Maèl'occhiodel quale abitualmentemi servopercircolaretra i bambini,e cui affidole mie speranzedi conseguirecomprensioni parziali,oltreche i tentatividi darvitaa incontripiùomenostabili su cui contare. È grazie a esso che, talvolta, collezionopunti di vista e dettagli non trascurabilie mi alleno alla pratica, faticosa ma necessaria,del dubbio costante. Già,perchésolo i bambini (quandogli va benee gli adultinon li hannodel tutto limati e rifiniti, finoa renderli copia di se stessi e delle peggioriqualità che possiedono),solo i bambini i dubbi Hspandonoaprofusioneintornoa loro. Lo fannoper istinto,per vogliadi sopravvivere,per rabbia:almenofino a quandola delusionee lanecessitàdi adattamentie di compromessi(altrasoprav-
vivenza) non li inducano a cedere e a ritirarsi. I più indomiti, e ne ho conosciuti tanti, continuano per un pezzo a tener testa all'orgia di moniti, di viscidi consigli, di persuasioni astute e di manesche esortazioni, che li convogliano sulle rotte del pragmatismo, della decenza media e del conformismo socialmente più remunerativo. Ma poiché il bambino, pur con le sue risorse, la sua intelligenza, la lucidità del suo sguardo, la pulizia del suo giudizio, vuole alla fine sentirsi confortato, nutòto, protetto, smette di insistere, ottunde l'istinto alla diversità che lo attrae e si adatta ai ritmi e agli obblighi della cultura che lo veste, gli dà il pane, la televisione e un letto. Storia antica, storia di sempre, si direbbe. E maestò e maestre; che di quella storia hanno chiare nel sangue le coordinate essenziali, si danno un gran da fare per dare il loro personale contòbuto alle sue repliche. Per questo in genere indossano panni curiali, mutrie ossequiose e praticano severità a volte spietate. Come tutti gli agenti delegati alla conservazione di una certa idea della società e gli esecutori di un compito rivestito dei crismi di un destino collettivo, sanno essere custodi solerti di principi e nemici più o meno cortsapevoli dei bambini. Perciò la maggior parte, col passare del tempo, entrano inpossessodi una rete di certezze che ingabbiano loro,ma soffocano soprattutto i più piccoli, che tentano di dibattersi nelle loro maglie, così improvvide e ingiuste verso bisogni di grandi respiri, di verità e di audaci tensioni infantili. La scuola, ovvero la fortezza dove spesso si incistano lepiù tenaci omertà di gruppo; il teròtorio, in cui possono con asprezza o mellifluità organizzarsi e fare razzie bande di adulatori e tòtasassi di coscienze infantili. Si dirà: perché scandalizzarsi? Semplicemente perché oggi la condizione del bambino ci pare più vulnerabile, bisognosa com 'è non di guardiani e di custodi interessati, ma di alleati a misura di esigenze e di bisogni reali. Perché trasformare la scuola dei bambini in appendice del conformismo collettivo, in agenzia fotocopia di famiglie impaurite, in cimitero dove seppellire le residue energie di una infanzia fatta a brandelli, alla stregua di un oggetto valutabile un.tanto al pezzo? La famiglia non sa che farsene, in questa fase storica, di figli riottosi, trasgressivi, dubbiosi. Per desiderare e avere figli trasgressivi e dubbiosi, bisognerebbe avere genitori trasgressivi e dubbiosi: figure e modelli oggidì (ma solo oggidì?) altamente improbabili. La famiglia, coacervo di interessi utilitaristici e pratici, ha oggi un disperato bisogno di certezze e cerca di legare tutti i suoi componenti in un patto di ferro. Nella sua cerchia, il condizionamento reciproco, l'omertà diffusa e il clima da guerra contro la ferocia esterna, non tollerano intemperanze o scarti. Ecco perché essa mette in atto tutte le possibili strategie per spennare in nuce i propri figli e infilargli addosso gli abiti impropri acquistati per loro sul mercato delle convenienze sociali. Perciò quando i figli, ossessionati, scappano, lo fanno dalla porta principale: per lo più col viatico di violenza e droga. Paradossalmente, è dunque a scuola che ai bambini può essere offerta l'ultima possibilità di sottrarsi almeno in parte al conformismo generalizzato, rafforzando se non altro la loro scorta di anticorpi e riconoscendo condizione di dignità alla voglia e al bisogno che hanno di "non starci", di non adattarsi ai suadenti e irresistibili dettami del "dover essere come tutti sono", se non si vuol perire di solitudine e di inedia esistenziale. Ovviamente dovrebbero poter contare su, e aver a che fare IL CONTESTO con, insegnanti sufficientemente inclini a praticare l'itineraòo privilegiato della franchezza, seminato di dubbi e di domande incessanti di verità. Pratica, questa, già lodata in altò tempi e qua e là ritornante nei recessi meno frequentati della storia. Ma indispensabile e urgente quanto mai oggi, che il rumore collettivo infittisce il silenziodei singoli e gli stampi ideologici ali' opera sfornano copie perfette che vengono distribuite su una larga fetta del pianeta. · Dunque insegnanti lucidi e dubbiosi, non adulti che scimmiottino i bambini e che finiscono per regredire per impotenza o confusione, infantilizzando vieppiù i piccoli che gli si affidano. Ma, soprattutto, insegnanti che non siano longa manus di interessi genitoòali. Il guaio è che gli adulti a scuola sono padri e madri a loro volta, e forte e inevitabile è la tentazione di vedere gli alunni con lo sguardo col quale si guardano i propri figli (almeno per quanto attiene ai sentimenti peggiori nei loro confronti, perché agli alunni potrebbe anche andare bene una maestra che avesse per loro la "vera" attenzione che essa riserva al suo rampollo domestico). Insomma, anziché addestrare i bambini (per principio ecomodo) alla passività collettiva, bisognerebbe tener desto in loro uno spirito critico che si eserciti sulla totalità dell'esperienza che attingono e sull'universo morale così com'essi lo concepiscono. Non è necessario, in genere, instillarglielo col sussidio di artifici. Si tratta, per lo più, di secondare il fortebisogno di vedere il mondo con occhi non appannati e il desiderio presente di additare i · luoghi dove re e istituzioni sfilano nudi e tronfi. Se maestri e maestre questo si proponessero come scopo primario del loro stare a scuola, ne guadagnerebbero in benessere la loro coscienza e la loro salute mentale, in primo luogo. E poi farebbero un favore non solo ai bambini, ma anche, per mezzo loro, a una società che si sclerotizza nelle ripetizioni, balbetta nei suoi luoghi comuni e si estenua nelle sue paure. Ma le lingue sono troppo legate, gli interessi costituiti ben consolidati, i mali e le inefficienze incancreniti e stabili. Nessuno si sogni di mitizzare i bambini o di organizzarli invista di personali crociate, caricandoli di aspettative e di pesi insostenibili ed estranei ai loro interessi particolaò. Pure, sui bambini conviene ancora scommettere. In casa, ripeto, la loro è in genere una causa persa. Resta la scuola, arena fatiscente nella quale provare a crescere con adulti che amino ancora giocaré, rischiare e puntare su coscienze non rassegnate o asservite al massacro di verità piccole e grandi. Fuga dalla scuola? Macché! I pochi che vogliono ancora restituire un senso alla malmenata e disossata pedagogia farebbero bene ad entrare di corsa negli spogli, bui e disadorni sacrari delle aule scolastiche. Oggi rendere i bambini critici avvertiti di un mondo che i loro padri, per ignavia o per interesse, mandano alla rovina, è il mestiere più sano che ci sia. Questa società, dedita all'esercizio di una virulenta ipocrisia, tesa con frenesia a compartimentarsi e a inchiodare gli armadi dei privilegi consolidati, così attiva nell'espellere dal suo seno i ritardatari, i deboli e i perdenti, si è preclusa quasi ogni vià di fuga e di scampo. Per sopravvivere mentalmente, si mente spudoratamente addosso, confortata dal coro prezzolato dei suoi officianti da quotidiani e da rotocalchi_P. er sopravvivere fisicamente, si fa superstiziosa e devota delle·correnti atmosferiche, perché conducano altrove le polveri radioattive di questa o quella centrale atomica, già saltata o in procinto di saltare in aòa. Dunque, maestri e maestre, aggiornati ma irreggimentati, 9
IL CONDITO guardianideputatia decantare ai piccoli le glorie della grammatica, i fasti della società informatizzatae le delizie e le croci del merito e della selezione, cosa avete veramente da perdere sugli scranniche occupatee dietro le cattedreelargite dai decreti legge, regolarmenteabbandonatidalle insipienzegovernativeai travagli più o meno nobili delle vostre laceratecoscienze? Potrà parere ridicolo dirlo, insostenibilel'argomentarlo: ma chi sachenontocchiai maestrioffrireaquestamacchinamondiale alla deriva un'ultima possibilità d.iriscatto. Le forzepolitiche che hannonellemani i destini dell'umanità sonopraticamenteinattaccabili.I ganglinei quali sonosistemate le cernieredel potere economicoe militare sono praticamente inavvicinabilie incontrollabili.L'organizzazione tecnica del sopruso, del privilegio e dell'espulsione degli "inetti" è difficilmente smontabile. ,Dirsi con disincantoqueste verità, squarciare il velo che nascondeaipargolie agli indotti ladirezionedelmovimentopuòessere la condizionenon per arrestarela tendenzain atto,maper ritardarla, o stornarlaun tantino dai suoi esiti più prossìmi e perversi. E se non si sceglie il suicidio (comeormai semprepiù spesso si fa e con una gammadi forme sorprendentie inusitate),laprospettivameritadi essere presa in considerazione. Per questopuò servireanche il mestieredi maestro.Farsipromotori di intelligenze, formatoridi protagonisti e attori dei processi in corso,oltreche sodali attivi di incipientiemarginati:non è impresa scadentee non è lavoro da poco. Inutile illudersi,si capisce, perché i bambini che ci arrivanoa scuolaa sei anni compiuti hannogià avutoore sufficientiper capiree introiettarel'andazzo dei tempi,e per scavarsile nicchiein cui pascersi del meglio e tenere alla larga il peggio. E non avendo nientedimeglioda sognaree daconfrontare,ne sonoper Iopiù contenti,e guai a chi gli sottrae la tal merendinao il tal programma televisivocon le sue appendici ludichee i suoi risvoltiutilitaristici. Pure, seanzichéaffidarci alle inchiestedei settimanalidi moda, guardiamoi bambini reali che ci bazzicanotra i piedi, finiremo col vedere ben altro in parecchi di loro. Vedremo cioè più spesso paure e sconforti, depressioni e umiliazioni: insomma il crogiolo indiscernibileche è l'infanzia, che, non avendoparole per dirsi, agisce,e conta fin che può sulbuon sensoe la solidarietà degli adulti che si trova a fianco.Noteremoe ascolteremo,se sapremoe vorremofarlo, fulminanticapacitàdi giudizio,che sono direttaespressionedi chi ha pocoo nullada perdere: statoprivilegiatoche è spessodei bambini, che lo sfruttanoquandopossonoe finchépossono.Stato di grazia,infine,che l'adulto hapersonella frequentazionedi quotidianemiseriee asperitàonel vor- · ticedellademenzaprecoceche gli fachiuderetroppoprestoi conti con se stesso. Invece accadeche questi bambininon ancora immeschinitie con sussulti di curiosità, feriti ma portatori di cocciute speranze, segnatima non del tutto alieni dalla fiducianegli altri, dispostia giocarsi interi e a rischiare a tuttocampo, noi maestri Ii aspettiamo spessosullasogliadella scuolaconun sospetto, unadiffidenza, un malanimoche, se fossero da loro indovinati, li farebbero scapparea gambelevate.Quantidi loroprendonol'ascensore dal loropiano,contandodi s9arcarevicinoa unadultocheoffraqualcosa di megliodel tran tran familiaree del veleno che spessotrasuda dalle pareti domestichee che impegna sguardi, sentimenti, affetti! · Enoi,eccocilà,che impugnamocrocifissie snoccioliamogiaculatorie: offendendoin primo luogoproprio l'uomo inchiodato 10 allacroce,cheoggi avrebbeil suoda farea difenderei piccoli dall'invadenza dei grandi e a spazzare i templi della scuola dalla schiera dei troppi mercanti che fanno mercimonio di valori sostanziali sullapelle dell'infanzia. Credo che possiamo e dobbiamofare altro. Non si tratta di allevare nelle classi cinici, selvaggi e nemici della società.Si trattapiuttostodi garantirespazi e libertàd' azione e di pensieroa bambini che potenzialmentesono ancora fuori dal granmercatodella vanitàe delladisciplinaconcentraziona- . ria. Si tratta di praticare senza infingimentie cautele il rispetto delle .individualitàe dell'uguaglianza. Il che viene a dire che si tratta di agirecon i bambini coiriesi fa con interlocutoriseri, che quattro idee sugli adulti che li circondanocertamente se le sono già fattee av,rebberouna granvogliadi manifestarlead altavoce. Ma teinonole solite facce prontead adontarsie a menarescandalo di frontea ogniosservazioneche incrini il patto socialeche impone rispettoe ossequio, anche verso adulti cfie nulla fannoper meritarselie che sbraitano a destra e a manca per eludere le domande insopportabili. Si trattadi sottrarrei piccoli, speciei più malandatie graffiati dalla sorte, alla gran fiera dei ricatti incrociati, nella quale imparano a muoversicon la goffagginee la legnositàdi automideresponsabilizzati. Bisognache i bambini sentanodi non dover essere per forza i consolatoridelleloromadri,gliassertoridellemaniedei loropadri, i difensoridella morale dei loro insegnanti. E dato chemanca, per lo più, la possibilità di una fuga nella cultura di strada o l'affiliazione a bande che si muovano in spazi autogestitie incontrollati,dove, se nona scuola, si possonoreperire eventuali complici e praticare sodalizi liberaton, oltre i confini dell'età? No, non credo neppure io che questa restituzionedell'infanzia a se stessa,questa totale disponibilitàadulta a lasciareche si manifestipossa capovolgere i destinidell'umanità a venire.C'è un gran bisognodi utopia, certo, ma l'ingenuità programmatica conducefuoristf'ada.E tuttavia,qualealtrosensopuòavereilmestiere di maestronella società occidentalein questo scorciodi fine secolo?Dicodi un maestro che non abbia già ripiegatoi suoi Bambino lucano in una foto di FoscoMaraini (dal voi. Civiltà contadina, De Donato 1980).
bagaglie noncircolinellascuolacon 1'incoscienzadi unmortovivente o il manganello (metaforico) di un vigilante da casenna. Lasciamoche sulla nostra quotidianapresenza a scuolaregni il dubbio sovrano che le cose non siano così semplici come appaiono. Lasciamoche viga il diritto per tutti di vedere se stessie gli altri con un rovesciamentodi prospettive costante. E finiamolacon i prototipi abusatie scontatidel maestromissionarioumanitarioda un lato, e del maestrotecnicoprofessionista dall'altro. Due modi, in apparenza antitetici, di colonizzare l'infanzia. Duemodi, in apparenza contrastanti,di usarlaa finidi parte: o votandolaa unmoralismod'accatto o addestrandolaauna tecnica da mercato. Le esagerazioniverbali che sto usando sonodeliberate,ma le pratiche che osservo nella scuola, in un senso o nell'altro, sono anche più sfacciate. Il bambino in tuttoquesto, come al solito,non conta e puòbe- .nissimo sacrificarsi su più d'un altare. Unanno di scuolamedia Alberto Cristofori Un po' di autobiografia Vent'anni fa ero in prima elementare: la miamaestra, già anzianotta, che aveva fatto le "sue" elementari sotto il fascismo,ci facevainiziaretuttelemattineconmezz'orettadipreghiera- per me,di famigliaatea, unrito misteriosoe incomprensibile,con tutte quelle parole strane- ; la nostra educazionefisica consisteva · nel marciare, inquadratiper due, per tre, per cinque, segnando il passoe svoltandoa deste a sinist al suo comando;nell'ora dimusica cantavamoin coro "il 24 maggio" e "bella ciao", che mi piacevano moltissimoe tl~nho più dimenticato. Allemediec'era l'incubo degli esamidi riparazione,eliminati poco dopo che io le avevo finite; la selezioneera ancora stupida e classista come quella descritta da donMilani, che pure si riferivaalle statistichedel decennio precedente.Ancoraadessosono sicuro che il Ferrari, già mio compagnoalle elementari, sempre lì tra il 5 e il 6, avrebbe finito le medie con me se non avesseavuto genitoricontadini.Forse i profpensaronoche la famiglia non poteva aiutarlo a colmare le sue lacunee lo bocciarono"per il suo bene". Io che avevo la fortuna di una famiglia colmalacune lo consideravoun compagno sensibile e intelligentee la notizia della sua bocciaturami còlpì come un'ingiustizia terribilee palese. Alla finedellemedie,o poco dopo, lessi la Letteraa unaprof essoressa e decisi subito che don Milaniaveva ragione al 100% e cheda grandesareiarrivato io a sistemareilmondo.Equest'an- . no (A.S.1988/89)ci sonoarrivato, ancoraconvinto, doposuccessivi aggiustamenti,che donMilani avevaragione almenoal 75% :e che fossemiodoveretentaredi cambiarealmenoqualcosina(vistoche il mondova per la sua strada, bellao brutta che sia, e nessuno ha ancora capito bene come si fa a fargliela cambiare). Mi sono quindi buttato con tutto l'entusiasmo a fare il supplente, come tutti, scoprendo (santa ingenuità)che la scuolamedia è già cambiata moltissimo rispetto a quella frequentata dal ·sottoscritto. "Menomale", ho pensato subito;e mi sono ricreduto nel giro di quindici giorni. Ho avuto modo di osservare parecchie scuole della periferia di Milano da un punto di vista privilegiato: sono stato chiamato spessoinfattia sostituirequei disgraziatissimiinsegnantidi sostegno che, pur avendouna laurea in lettere o un diploma ISEF, laIL CONTESTO vorano di fatto come psicologi-assistenti sociali-educatori di CSE, senza avere nessuna qualifica, e a volte nessuna capacità, per farlo. Il che mi ha permesso di restare nelle classi e di osservare il metodoe le condizioni di lavorodei miei còlleghi di ruolo di tutte le materie. Le considerazioni che seguono sono il frutto, nat~ralmente amaro e volutamentepolemico, ai limitidello sfogopersonale,di questi mesi di esperienze e riflessioni. Una scuola ancora classista· La nuovaparola d'ordine da pronunciarequando si vuoleottenere l'unanimità nel consiglio di classe è "socializzazione". I nostri legislatori hanno forse pensato di imitare il sistema scolasticoanglosassone(notoriamentefra i più classisti dèlmondo) incui i ragazzivannoa scuolavolentierissimo,sidivertonoun sacco; fanno molte amicizie, diventandodei somari perfetti che passano la vitachiudendositutte le sereincasa con laTVe uscen- .do il sabato per ubriacarsi con gli amici e spendere la paga alle slot-machines.Tranne quelli che vanno a Eton, naturalmente: lì si studia, non si socializza mica tanto, anzi pare che tra i ragazzi ci sia una competitivitàche sfiora l'odio. Poi esconoe vannoa fare l'università. Loro alle slot-machinesnon si vedono mai; la televisione non la guardano, la fanno. Cosa importa se i ragazzi tutto fanno eccetto imparare cose utili? Se non hanno stimoli, non sviluppano capacità critiche? L'importante è che si socializzi. Poi tanto i figli di papà vannoa lezione e il liceo lo fanno comunque. Molti ammettonosenza discutere che il livello di preparazione fornito dalla scuola dell'obbligo va peggiorando col passare degli anni: "è ovvio", aggiungono alcuni, la tendenza ad evitare le bocciature, teoricamente sacrosanta, dato il carattere classista della selçzione"vecchio stile",.portacon sé un "inevitabile"peggioramento qualitativo del servizio offerto dalla scuola. Ma la scuolastatalediventa così una "scuola dei poveri", luogo di una sbandierata socializzazionee non di studio, meno che mai strumentoper attenuare le differenzesocioculturali,~ioèper preparare i ragazzi al "dopo", quandoqueste differenze si faranno sentire: tua lavorareo all'istituto professionale,tu inveceal liceo·e all'università. Non era possibile invece evitare una selezione brutale e nello stesso tempomantenerealto il ruolodella scuoladell'obbligo? Certo, bisognava intérrogarsipiù a fondo sui fini da raggiungere, ci voleva più coraggio: il coraggio di fare delle riforme radicali. Non si può cambiare la media e lasciare intatta la superiore,che di fatto prepara al lavoro e quindi al ruolo che i ragazzi assumeranno nella società. Nel primobienniodelle superiorivienebocciato il 60%deiragazzi: un dato che dimostra la scarsa preparazione e le molte illusioni con cui si esce dalla scuola dell'obbligo, Gli ottimistisostengonoinvecechechi si lamentadel bassolivello della scuola vorrebbe tornare a una scuola d'élite; mentre questa scuola, la scuola per tutti, ha contribuito sostanzialmente ad alzare il livellogenerale medio. La dimostrazione?L'analfabetismo è quasi sparito, la gente leggeoggi molto più che inpassato (e a questopunto si aggiunge:non importacosa legge, inprima istanza l'importante è che si legga, la qualità viene dopo). Ma quanto è statoveramente fattodalla scuola e non daimass media, TV in testa? E poi: se il M ein Kampf diventa un best seller, non me la sento di affermare che la qualità non conta; se Jovanotti vende un milione di dischi non posso far finta che si stia diffondendo la cultura musicale. Si tratta anzi di una nuova forma di analfabetismo,più pericolosa, perchépiù subdola,di quelle superate. 11
IL CONTESTO Poveri prof Che la scuolasia in mano alle donne è sintomo di malattia:non perché ledonne sianomeno brave degli uomini, naturalmente,ma perché, in generale, a esse vengono ancora affidati i lavori ritenuti meno importanti.Nessuno studente di fisica o di ingegneriaha, tra le proprie aspirazioni post-lau~ea.quella di insegnare alle medie. Allemedievanno le donne, che integrano lo stipendiodel marito con un comodo e poco impegnativo (!) lavoro part-time, e i falliti che non trovano nient'altro. Ci sono, naturalmente, anche persone eccezionali, con una passione ai limiti della vocazione, che non hanno mai fatto, e non fanno neppure dopo anni di delusioni e fatiche non riconosciute, il discorso del "posto fisso, se anche dico qualche cazzata e i ragazzi non imparano niente nessuno mi manda via...". Ma la tentazione di "mollare" è inevitabile: non ci si deve stupire se, anche tra gli insegnanti, gli elementi migliori tendono a fuggire dalla scuola, cercando sbocchi diversi nell'industria, nella pubblicità ecc. Escono dall'università pieni zeppi di trigonometria, di Manzoni e di Shakespeare, nelle accademie e nei conservatori si fanno il '.'mazzo" su Palestrina e Ingres. E si devono tuffare nello "zitto, stai fermo, vai fuori, ti sbatto in presidenza, ti do una nota", che assorbe 1'80% delle loro energie. Il restante 20%viene impiegato male (ma chi gli insegna a fare meglio?): i "conservatori" tentanodi martellare Foscolo eLeopardi nelle corazzatissime zucche dei loro studenti (pura follia, giacché questi ultimi sono ampiamente prevenuti e non possono affrontare seriamente una cosa di cui pensano "che palle" prima ancora di aprire il libro); i "moderni" fanno l'eco alla TV, impostando dibattiti e lavori di gruppo sulla droga, l'inquinamento, la pena di morte, la mafia (gli argomenti sono sempre gli stessi, in tutte le scuole, "di attualità": e il conformismo si rafforza). Così tra Verga, di cui non possono capire niente, e le videoUn'aula della medie, a Torino (foto di Uliano Lucas). 12 cassette e gli articoli di giornale, che tutto fanno fuorché "educare" al ragionamento o alla bellezza, la scuola perde sempre più la possibilità, (che forse è sempre stata scarsa, ma che oggi s'avvicina terribilmente a zero) di incidere sulla formazione delle nuove generazioni; creatività e senso critico, cioè proprio i due valori che la scuola dovrebbe contribuire a salvaguardare e sviluppare nei giovani, mancano innanzitutto agli insegnanti. I ragazzi I ragazzi sono vittime, in tutti i sensi: come potrej non essere dalla loro parte? Vittime innanzitutto dell'omologazione televisiva: tutti guardanogli stessi programmi, amano gli stessi cantanti, vorrebbero vestirsi allo stesso modo. Tutti odiano la scuola. Giovanni,per esempio, figliodi contadini di BellinzagoLombardo: non usa un congiuntivo o un futuro neanche a pagarlo, in terza media è ancora allo stadio per cui o legge o capisce, poiché lo sforzodella decifrazione impegna tutte le sue facoltà. Se gli va male è condannatoali' analfabetismodi ritorno; segli va benenon leggerà mai nient'altro che la "Gazzetta dello sport". Probabilmente leggeva così già in terza elementare. A cosa gli sono serviti altri sei anni di scuola? A socializzare con persone che, dopo l 'esamedi giugno,non rivedrà mai più, o con cui non avràpiù nulla da spartire? Giovanni resta a bocca aperta quando scopre che non ho la televisione. Mi chiede "ma prof, come passa il tempo?". Domanda che è una tragedia in sei parole: un ragazzo di 15anni che ricorre alla TV "per passare il tempo": altro che socializzazione! Vanessaa scuola va molto meglio: certo, la mamma l'ha sempre aiutata, il papà non compra solo la gazzetta; domeniche ai musei, vacanze "culturali" ... Parla che è un piacere ascoltarla. Probabilmente parlava così già in terza elementare. Anche lei, cosa è venuta a fare a scuola per altri sei anni? Allora diciamolo chiaramente: la scuola è un ente inutile, bisogna sopprimerlo, per coerenza, come è stata soppressa la Pro-
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