STORIE/MIMOUNI affluiscono pubblicità immobiliari in cui i costruttori gareggiano in ingegnosità per proporre posti di sogno e facilitazioni di pagamento. Una casetta di un piano con giardino intorno: questo sogno d'un altro mondo lo si può realizzare, nel paese del rally. Attraverso lo schermo riceviamo, al colmo della nostra indigenza, tutti i frutti (banane e ananas compresi!), tutti i condimenti, tutti gli utei;isiliper cucina, che rendono il sapore più ricco, la fatica meno pesante. Sapete che cos'è un trou normand? È un liquore che si ingurgita per rinvigorire l'appetito. Felice contrada, quella dove gli uomini non riescono a giungere alla fine dei pasti senza inventare sotterfugi adeguati! Come mangiare senza ingrassare: ecco la loro ossessione principale, illustrata da ragazzine con cosce da cavalletta e sederi inesistenti. La loro aspirazione profonda, la loro filosofia della vita, si concentra in tre obbiettivi: vincere, risparmiare, sedurre. Gli sportivi che sbarcano, belli, tonanti e screziati, simboleggiano due obiettivi: vincere e sedurre. Ma non riesco a vedere il risparmio, in questa ostentazione, in questo ammassamento, in questa boria, in questa furia. Che sprec_od'energia, di cuoio, di ferraglia, di panorama! Quello che gli rimprovero maggiormente è di attraversare a tutta velocità villaggi, uadi, altipiani, senza curiosità, senza meraviglia. Me li immagino mentre si scagliano, con gli occhi chiusi,· attraverso strade polverose in cui-i bambini, le galline e i cani sorpresi nel.leloro occupazioni o nei loro giochi si buttano precipitosamente di lato strepitando o bestemmiando. I corridori del rally non si guardano intorno nemmeno per apprezzare l 'emozio- . ne che suscitano. Il loro centro d'interesse si riduce alle dune da affrontare, alle montagne da vincere, ai corsi d'acqua da attraversare; gli uomini sono un'astrazione alla quale si adattano al massimo per il tempo d'una sosta forzata. Vincere, risparmiare, sedurre. Vedo gli sportivi, centauri scalpitanti, saldati ai loro mezzi fiammanti di cui sposano l'irrequietezza, la durezza, i ruggiti. Non si capisce dove finisce la mano e comincia il volante cromato, dove termina il piede e inizia il pedale; non c'è separazione netta tra le cosce muscolose e I' attaccatura dei cilindri, tra il volto e il casco. È la celebrazione dell' uomo-macchina. So che nei paesi dei corridori la macchina sgrava gli umani dai calcoli, dagli acquisti, dai progetti, dal matrimonio. E non è forse giusto che in cambio gli uomini prendano alla macchina fragore, determinazione, cecità, prestaz.ioni? Da qualche attimo il sole è velato, ma-io conosco la sua esatta collocazione, proprio nel mezzo del cielo. La ·carovana impaziente è riunita, ogni animale fra i suoi simili: moto, auto e camion formano tre gruppi d'assalto. Già si scuotono in brontolii furiosi e in squilli come se Algeri non fosse degna d'uno sguardo, d'una attenzione, d'un contatto. Altri posti attendono i concorrenti, altri colori e altri effluvi, che essi attraverseranno, con le labbra e le narici serrate, conia schiena curva e i muscoli tesi per lo'sforzo, gli occhi e la mente concentrati su un sogno inesorabile di vittoria. Dopo il loro passaggio come un uragano, la città odorerà non del sudore dello sforzo Ifladi benzina e di colonia. Si lasceranno alle spalle un'immagine di forza e d'opulenza, un desiderio inquietante e sfocato come quando si guarda alla tivù quelle loro donne, quelle dame eteree (c'è da chiedersi se mangino e respirino veramente) che fomentano sogni colpevoli. La mia zucca di sessantasette anni è poco permeabile alle chi76 mere e alle illusioni dell'avventura, ma ho proprio paura che il passaggio del rally possa fare aleggiare sulla città un '.ossessione di vittoria. Ho paura che i giovani della mia città possano un mattino uscire di casa con i denti affilati, spingendo e calpestando i loro simili, ben decisi ad avere successo. Perché qualche volta è una triste sconfitta, essere l'uomo che vince. · UNA SERA D'INVERNO Rachid Mimouni Più numerosi che le stelle nel cielo, più fragorosi d'un branco di cammelli impazziti, più infervorati d'un trivellatore americano in una base petrolifera, fecero irruzione nei nostri territori la sera d'una bella giornata d'inverno per appropriarsi subito sfacciatamente della grande area in cui hanno luogo il nostro mercato stttimanale e le cerimonie rituali. Avemmo sentore del complotto solo qualche giorno prima tramite l'indiscrezione involontaria di quel rinnegato del nostro sindaco, che aderisce alla causa dello Stato malgrado le sue ascendenze aristocratiche. I suoi nobili antenati avevano sempre respinto ogni autorità e lo stanno probabilmente maledicendo ancora, dal fondo dei frutteti celesti. Accetta di accogliere le personalità uffièiali quando fanno il giro nella regione e ha ricevuto in cambio il permesso di manipolare le urne e il bilancio comunale. Il Misericordioso lo giudicherà per le sue azioni. Il vecchio avvocato, impenitente difensore di tutte le cause perse, assegnato al confino nei nostri territori, ci propose d'intentare una causa contro lo Stato. Ma tememmo che i nostri problemi potessero comportare un nuovo trasferimento per il turbolento giurista. Ci eravamo rapidamente legati a questo fragile vecchio benché assomigliasse tanto agli stranieri da trarre in inganno. Parlava però la nostra lingua meglio di noi stessi. Arrivò scortato da due agenti per essere affidato a quel traditore del sindaco. Gli uomini in uniforme tornavano a trovarlo una volta alla settimana. Ci chiedemmo a lungo cosa si potesse temere in questo ometto fragile e tremante, incerto sulle gambe più di un bambino piccolo. Malgrado 1a sua diversità, Io accogliemmo come uno dei nostri e le lunghe discussioni che avemmo con lui ci rivelarono la passione che dava vita a quel corpo spossato. Scoprimmo anche che un uomo del nord poteva eguagliarci in fierezza e generosità. Ma, informati dal perfido rappresentante municipale, gli agenti si adombrarono per le nostre conversazioni e gli ordinarono di rompere ogni rapporto con noi se non voleva essere assegnato a un altro luogo di confino. Raccontammo allora la nostra indignazione a due giovani giòmalisti che facevano un servizio nella regione. Benché s'esprimessero nella lingua degli empi, non possedevano ancora né abitazione né automobile e accettarono di prestarci la loro penna e il loro nome. Ahimé! Ciò che scrissero venne cestinato. Furfanti altolocati avevano già apposto una firma in calce a tutte le pagine d'u,n contratto contenente più trabocchetti di quante zecche contengono le gobbe dei nostri cammelli, e questo in ca.rribiodi qualche ridicolo ninnolo esotico, mentre la nostra proverbiale ge-
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