Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

Una casa editrice francese ha chiesto a tredici scrittori nati in paesi posti lungo il tragitto della Parigi-Dakhar di scrivere dei racconti che dal grande rally prendessero spunto Noi abbiamo scelto i tre che ci sono sembrati più significativi. traduzione di Paolo Giovannetti LO SBARCO TaharDjaout Il mare ha umori imprevedibili, rimugina 'Ammi pahmane l'ottonaio. Il mare conosce il bene e il male - certo, con un rapporto più assiduo con quest'ultimo. Benché ci sia sempre stato, irraggiungibile da ogni ricordo, con lui non siamo mai venuti a patti. La mia razza è una razza poco avventurosa che ha deciso, una volta per tutte, di voltare le spalle al mare per scongiurare l' ossessione dei mostri marini e delle catastrofi. È vero che il nemico è spesso arrivato via mare; una volta soltanto è venuto dalle profondità del deserto, spinto da una follia di profezia. Ma è un buon motivo, questo, per fare gli struzzi per millenni? In ogni modo, abbiamo pesantemente pagato questo stupido comportamento: più di mille chilometri di costa e sul mercato non una sardina, una ventina di porti sulle coste e i gamberetti, introvabili, costano il salario di due giorni! Bisogna per questo biasimare Algeri? riprende 'Ammi Dahmane. La nostra città è responsabile di quest'immagine contraddittoria? Non porta forse nei suoi geni un'ambiguità fatale? È l 'Oriente occidentale, il Nord del Sud. Perché allora stupirsi che sia una città di costa eternamente nemica del mare? Qualche pignolo potrebbe certo lamentarsi di questo disaccordo; personalmente, io ne traggo (bisognerebbe essere ipocriti per nasconderlo) un vantaggio inestimabile: la gente si ammassa e si urta sulle vie Ben M'hidi e Didouche, lasciando a me, a me soltanto; la totalità del-· la costa. Da quando ho cominciato a frequentare quest'orizzonte di luce e d'acqua, mi diverto a registrare tutto ciò che cambia. Nulla di quanto è scomparso mi manca come gli odori. Mi ricordo, trent'anni fa, i magazzini-quelli che chiamavamo "le volte" - traboccanti di spezie. Quando d'estate ci si sporgeva alle finestre, ci si tuffava in una persistente esalazione di coriandolo, di zenzero e di cumino. Non si creda che io sia ostile ai cambiamenti. Ho ricordato le spezie, prerogativa del passato. Ma anche il presente ha le sue attrattive. Oggi non è forse un gran giorno? Ho chiuso la bottega affumicata, risparmiandomi per un giorno i vecchi odori di ruggine e di unto, che il mio naso, del resto, ha smesso di distinguere da un pezzo. Mi sono alzato apposta per assistere all'arrivo dei concorrenti. La costa è calmissima, bagnata dal sole dolcedell 'inverno. Va detto che la televisione non ha fatto pubblicità. Ha furtivamente annunciato, tra un risultato sportivo fondamentale e un golpe fallito in America latina, il passaggio del rally. Se la televisione fosse stata meno laconica, la gente sarebbe affluita in questa Cittàche s'annoia a morte. Non basta forse che un passante inciampi perché subito si riunisca una folla che spera di sollazzarsi con uno spettacolo imprevisto? Sì, la tivù non ha detto molto. Ecco perché non siamo in tanti a vedère il fantastico sbarco. Lanave s'è aperta sotto e si è messa a cacciar fuori i mostri di metallo come feti diseguali. Le moto, le macchine, i camion assordano l'aria con il loro rombo, punzecchiano con aghi striduli il blu smorto. Lo sbarco non finisce: un vero e proprio pianeta di metallo, di cuoio, di vetro, di similpelle esce dalla nave a spezzoni e si .ricostituisce sullo spiazzo, a fianco della stazione dei pullman divenuta da poco un posteggio. Gli ibridi animali, mezzo veicoli e mezzo uomini, gravidi di aggressività e di vigore, scalpitano di desiderio e di impazienza, s'impennano sulle ruote posteriori sputacchiando ruggiti. C'è quasi da sentirsi vinti da un tale ardore giovanile, da un tale spiritò d'avventura, da una tale impertinente bellezza. La televisione è perspicace. Non quella di casa nostra con la sua austerità scoraggiante. Ma quella che viene dal paese del rally, che ci ingozza senza parsimonia con le sue immagini di pulizia, di lusso, di felicità programmata. Ho fatto come molti dei miei compatrioti per godermi questa ondata di immagini ottimiste ericostituenti: una pignatta da cuscus fissata sull'antenna la trasforma in antenna parabolica che capta le onde remote. E così nelle nostre abitazioni anguste, nella promiscuità imposta dalla crisi, I disegni che illustrano questi racconti sono di Fobién Gonzélez· Negrin.

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