1/TADINI Nei tuoi romanzi è costante l'attenzionealla storia generale, ai pubblici destini,e questoforse risaltaancora di più nel/'ulti-' moromanzo.perchéla letteraturarecente è ingenerededitaa vicendeprivate "minime". Il tuoprimo romanzo, Le armi l'amore, lastoriapoi laprendevadipetto, affrontandounpersonaggiocome CarloPisacane, chefa parte di unpassato lontano, in cui il vissutopersonalenonpuò entraredirettamentein gioco; checosa tiproponevidifare? E qualieranoi tuoimodelliletterariquando scrivevi quel libro? Io ho pensato a ClaudeSimon, quasi che Le armi l'amore fosse una specie di La route des Flandres risorgimentale. Eh no, qui bisognarisalire al modellocomune aClaude Simon e a me, siparva licet, cioè Faulkner: anche la route desFlandres è un libro faulkneriano,nello stile, nella cadenza, nel tono, in una certa oratoria voluta, cercata. Il caso di Faulkner è molto strano e molto significativo: in America credo che oggi nessun giovane scrittore lo legga; c'è stata però una migrazione di Faulkner verso Sud, perché senza di lui non sarebbero concepibili i tre qµarti della letteratura latino-americana recente. Lo stesso Cent'anni di solitudine, che non è il più bello ma è il più conosciuto romanzo sud-americano, senza Faulkner non ci sarebbe. Il Macondo, questa zona inventatama con tutte le caratteristiche di una region~vera, è come la contea di Yoknapawpha di Faulkner, faulknerianaè l'ideadicostituire un mondoche"si tiene" tutto,personaggi, luoghi, edifici, paesaggio naturale, e questo modo di vivere la storia così profondo, in cui si reinventa tutto, ma con un legame straordinariamente forte, vivo con la realtà. Faulkner è stato veramente un punto di riferimento essenziale, penso che in futuro dovrà essere ripreso. In lui era anche grandiosa la capacità di fondere insieme l'oratoria dichiarata e il tonobasso; una capacitàche ha avuto tutta la grande letteratura inglese: pensa a Shakespeare, dove trovi una tirata barocca, e poi due battute sul colòre delle calze. Questa mescolanza di livelli si ritrovaperò soprattuttonei tuoi ultimi libri,più che in Le armi l'amore, il cui tono è alto. Sì, ho lavorato sempre più a mettere insieme livelli diversi. Così nasce anche il personaggio-narratore dei miei due ultimi romanzi, così modesto, intricato, pieno di problemi, brutto,.e con questa specie di buon senso, di auto-ironia continua, che consente di.tollerare gli eccessi oratori di certe pagine grazie all'iptervento ironico,chemedia e abbassa subito il tono. Volevoche il testo fosse un intreccio di livelli, capace di prendere forza sia dagli abbandoni lirici che dalle riduzioni di tono. Detesto la letteratura dove c'è la finzione assoluta di un tonomedio, dimesso.Perché-nonè affatto vero che nella realtà ci sia questo tono minimo: il profilo altimetrico della quotidianità va da vette ad abissi tremendi, la quotidianità è una linea seghettata con delle escursioni fortissime fra l'alto e il basso. È un'invenzione, che sia una specie di retta uniforme! Quanto ali' attenzione in generale alla storia, non nasceda una scelta predeterminata: ho sempre pensato anzitutto a dei personaggi, e poi m'interessa vedere come vive la gente, come si muove, il mondoè quello lì, per me, non hoaltro tipo di approccio.Appena penso di fare un quadro o un testo, la mia prospettiva è vedere il vivere collettivo, moltiplicato nella vita di tutti. 72 Ma perché nelprimo libro haipensato proprio a Pisacane? Perché mi interessava moltissimo il tentativo di determinare razionalmente un'azione, che veniva:poi completamente smentita cialiarealtà, e la capacità di ripartire di nuovo, testardamente, fino a sacrificare tutto. L'impresa di Pisacane sulla carta ha tutti i crismi di una considerazione razionale del mondo, delle forze economiche, poi naufraga miseramente, perché la storia, la realtà è tutta diversa. Invece ilmio secondo romanzo, L'Opera, era in fondounpiccolo libriccino sul Sessantotto. Un libro, se vuoi, di satira,ma anche di partecipazione. Forse il suo tema centrale era l'escursione dell'idea di utopia all'interno di certi gruppi, così violenta erapida, visto che si è esaurita in un numero di anni relativamente piccolo: un'evoluzione interessante anche e proprio per le mostruosità che ne uscivano. Attraverso il personaggio centrale, il critico che vuole ridurre la pratica alla teoria, riassumevo anche quello che avvenivanelle arti figurative,polemizzando con la pittura concettuale,che riduceva lo spessoredella pratica e dellamaterialità dell'opera, portando in primo piano la pura azione mentale. Dietro questeoperazioni sta Duchamp, grande personaggio non solodellearti figurative ma ingeneraledella storia edellacultura. La sua intuizioneè stata poi però banalizzata: adesso il merOui e a pagina 71 un acrilico e un•disegno di Emilio Todini.
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