Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

in un modo o nell'altro, e ormai ben poco si potrà sapere. Ne sono rimaste soltanto poche centinaia nelle Indie Occidentali, o al mondo, e vivono in una parte dell'isola chiamata Salybia. Non ci sono stati molti matrimoni interrazziali con i'negri, e i càribi hanno ancora capelli neri e lisci, piccoli occhi a mandorla, zigomi alti, pelle color rame. Fanno ceste, meravigliosamente intrecciate, leggere, impermeabili, dipinte di rosso e marrone o nero e bianco. La più grande è il sostituto isolano del baule, la più piccola potrebbe contenere soltanto la scarpetta di un bambino. A volte le ceste sono fatte in modo da poter essere sistemate una dentro l' altra, come scatole cinesi. Nessun altro sembrava voler visitare il quartiere' dei càribi,. nessuno sembrava desideroso di fare una lunga cavalcata al sole senza che ci fosse un gran che da vedere, alla fine. "Pare·che abbiano due lingue. Le donne hanno una lingua che gli uomini non sanno. Così dicono." ''.Dicono così, davvero?" "Chiediamolo a Nicholas ... Nicholas, è vero che le donne dei càribi hanno una lingua segreta?" Nicholas disse, con una smorfia, che gli pareva di aver sentito dire qualcosa del genere. Sì, gli pareva di averlo sentito dire. Preoccupata all'idea di aver immaginato il libro dai caratteri minuti, dalle illustrazioni sfarzose che mi aveva incantato da bambina, tirai fuori il numero speciale della "Illustration", 23 novembre 1935, per il Tricentenaire des Antilles Françaises e mostrai Homme Caraibe Dessiné d' après nature par le Père Plumier. Inizio del diciottesimo secolo, probabilmente. Arco e frecce nella mano destra, una clava nella sinistra, un immenso corpo muscoloso e uno strano, piccolo volto femminile. I lunghi capelli neri erano accuratamente divisi nel mezzo e ricadevano lisci sulle spalle. Ma gli occhi a mandorla, prominenti, sembravano impazziti e terrorizzati. Il selvaggio era più spaventato che spaventoso. "Avevamo una stampa molto simile a questa - forse era la stessa - nella stanza da pranzo, a casa." "Non è molto attraente." "È quello che dicevano tutti." E aveva sempre un'aria così triste quando ridevano di lui. Con i suoi occhi sbarrati e l'inutile arco con le frecce. "Non è l'abitante originario delle Indie Occidentali?" "Oh no, questo è un cari.bi. Gli abitanti originari delle Indie Occidentali furono uccisi dagli spagnoli e deportati a Hispaniola - Haiti. Almeno, la maggior parte degli uomini furono deportati. Gli spagnoli dissero loro che stavano andando in paradiso. Così andarono. Poco stupidi? Poi i càribi, i cannibali, vennero dal continente del Sud America e uccisero quei pochi che erano rimasti." Ma quel libro, scritto da un inglese negli anni Ottanta dell'Ottocento, diceva che alcune delle donne, sopravvissute sia agli spagnoli che ai càribi - la gente allora non era così accurata come ora - avevano conservato la vecchia lingua e le loro tradizioni, tramandandole di madre in figlia. Questa lingua fu tenuta nascosta ai conquistatori, mal' autore del libro pretendeva di averla imparata. Diceva che era di origine mongola, non sudamericana. Diceva che essa dimostrava definitivamente che esistevano dei rapporti tra Cina e quel che ora si chiama il Nuovo Mondo. Ma aveSTORIE/RHYS va molta immaginazione, quell'uomo. Non c'era forse un capitolo sul tesoro sommerso dei Caraibi a La Soufrière, nell'isola di Santa Lucia - una delle bocche dell'inferno, dicono - e un altro sul dio serpente, e un altro sull'Atlantide? Oh sì, aveva molta immaginazione. Il giorno che andammo al quartiere dei càribi il vento sospingeva le nubi pesanti e luminose attraverso il cielo tormentando le sottili palme con le noci di cocco sul pendio della collina di fronte alla veranda, palme così diverse da quelle diritte, rigogliose, di un verde lucente appena dietro l'angolo della strada - alberi addomesticati, piantati in fila per la fabbricazione della copra. Arrivammo puntualmente al luogo dove dovevano aspettarci i cavalli, ma ci fu da aspettare a lungo prima che quelli si facessero vedere, e così il giovane Charlie, di sedici anni, che ci faceva da guida, andò avanti. Si era meravigliosamente agghindato con una camicia bianca, pantaloni corti e calzettoni ma aveva certi orrendi pesanti stivali neri che scricchiolavano ad ogni SQO passo. C' erano delle pietre che aiutavano il guado attraverso la parte secca del largo fiume. Su una di queste gli orribili stivali di Charliè lo· tradirono e io pensai che fosse finito nell'acqua, invece riuscì a salvarsi. Quando arrivò dall'altra parte fu un sollievo vederlo sedersi, togliersi gli stivali e i calzetti e appenderseli al collo prima di riprendere il cammino. Infine arrivarono i cavalli. Erano così magri che si vedevano tutte le ossa del corpo e avevano l'espressione tetra e ostinata che è il prezzo della sopravvivenza in un ambiente ostile. Ai negri piace essere in movimento e odiano tutto quel che è antiquato e i cavalli ora sono decisamente antiquati. Tuttàvia quando montammo, i cavalli, dopo un brusco movimento del collo, ·entrarono senza esitazioni nel fiume chiaro, in · secca. Avevo dimenticato il bel rumore che fanno gli zoccoli dei cavalli nell'acqua, non lo avevo sentito per tanti maledettissimi anni. Poi cominciarono a salire e ci portarono, affaticati, verso una strada larga, erbosa. C'era l'albero flamboyant con qualche fiore. Il mese prossimo, pensai, sarà coperto di fiori; il mese prossimo tutti gli alberi flamboyant- gli alberi d1fiamma - saranno coperti di fiori, e fioriranno le immortelles, ma io non sarò qui a vederle. Allora starò ritornando in Inghilterra, pensai, e mi sentivo girare la testa-stavo male. C'erano molte iguane lungo quella strada. Chiusi gli occhi e vidi una delle illustrazioni del libro sui càribi, nitida, perfetta firi nei minimi particolari. Una ragazza dalla pelle bruna,,incoronata di fiori, un pappagallo sulla spalla, dava il benvenuto agli spagnoli, gli dei dell'antica profezia. Dietro di lei si affollava il resto della popolazione, portando regali di fiori e di frutta, ma alcuni di loro avevano espressioni accigliate e sospettose~ e quanto avevano ragione! Nel bel mezzo di questo sogno, cavalcando attraverso un paese desolato, arido, pieno di lucertole, diverso e in disparte rispetto ali' isola che conoscevo, continuavo però a essere sensibile ali' opinione degli estranei e temevo le critiche ostili. Ma no, lo si giudicava favorevolmente, quel paese, più o meno. "Bellissimo, aperto, simile a un parco. Ma che verde estremo!" La strada era andata gradualmente salendo e mentre raggiungevamo il bordo di una collina, ci venne incontro un Charliè sor63

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