Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

torossodi fuoco.Così,per dispetto,hofattofintadinon averesentito; gliel'ho fatto ripetere. 'Ho appena visto una persona piuttostoattraente,' hadetto, 'nella Klirntnerstrasse'.Maperchéèarrossito in quel modo,nel dire la parola donna? È unaparola indecente in inglese?" "Perché è un idiota," disse Pierre, "e anche tu sei una piccola idiota, Odette." "In ogni caso,"disseAndré, "c'èdeldi vero. Si dice 'Ma femme', si dice 'Meine Frau'. Ma cosa succederebbese si dicesse, 'Posso presentarvi la mia donna,' alla mogliedi un colonnello?" "Dipende dalla moglie del colonnello, ma non mi arrischierei," risposi. "Anch'io facevoconfusionequandoho cominciatoa imparare l'inglese," osservòAndré.Eccoperchésoche c'è unabelladifferenza. C'è anche fady e giri. Molto complicato." Naturalmente tutti sapevano che c'erano molte storiellemaliziose,qui pro quo, caricaturea propositodegli inglesi a Vienna. Nonera tutta colpaloro- partivano ingrande svantaggio. Le relazioniamorosecon leragazzeviennesieranomoltomalvisteperciò quando si verificavano erano portate avanti con prudenza e spesso finivano brutalmente. Invece si chiudeva un occhio sulle "grandi amicizie" con i ragazzi - anchecon i ragazzi che si potevano trovare;molto truccati e vestiti con abiti da donna, in un certo caffè. Ma tutti dicevano che per vederlibisognava andarea Berlino; Vienna non era la loro città. André disse, "Scommetto che se a Tokyo sapesseroquel che Yoshi ha detto a Simoneci sarebberodei pasticci. Non sono ortodosse, queste confidenze." "Non c'è bisognodi arrivare finoa Tokyo,"dissePierre. "Basterebbe dirlo a Hato. Allora Yoshi dovrebbe fare harakiri. Hato lo detesta." "Non sarebbepropriouna ciliegina sul dolce di Hato?" dissi. E sapevamo che nessuno avrebbe messo la ciliegina sul dolce di Hato. Hato ci odiava e noi odiavamo lui - è semplice. Avevamo quasi raggiunto l'albergo dove abitavano le ragazze. "Davvero ha detto una cosa simile, Simone," chiese André, "sugli inglesi e i francesiche si sarebberodivisi, e sulla prossima guerra?" "L'ha detto, ti assicuro," disse Simone, "lo ha detto. Ha dettoche ci dava tempodai dieci ai quindicianni, epoi probabilmente la Germaniaavrebbedominato l'Europa. Ha detto che sarebbe successo perché tra inglesi e francesi non c'è fiducia reciproca. Non riescono a stare insieme e quella è l'unica cosa che potrebbe fermarli." "Dai dieci ai quindicianni è un saccodi tempo," disseOdette. "E il Giappone?" disse Pierre. "E il bellissimo Giappone? Il Giappone?" "Non ha detto niente del Giappone," disse Simone, "adesso che ci penso. Non una parola sul Giappone." Dopo aver data la buona notte alle ragazze nonparlammoper unpo'. Poi Andrédisse,"I giapponesi!Nonbisognaprenderlisul serio. Cosa possono saperne?" , Sì, ricordo tutti i miei vestili, eccettoquello sulla sediavicino a me, quello che indossavo ieri durante la passeggiata sulla scogliera. Ieri quando è stato ieri?... STORIE/RHYS Avevo un vestitodi taffetà a righe, con fiori di vellutoapplicati sulla stretta fusciacca (e la cinturaera intorno alla vita,quale che fosse la moda inglese di allora). Avevo un vestito di raso bianco molto ben fatto e gradevole, il più grazioso di tutti ma il meno caro. Intornoal collo c'erano pietruzzecolorate a formadi collana. Avevoun vestitodi raso nerocon tre balze orlate di verde, cucito a mano. Con questo vestitopotevo mettere due cinture largh,e,di stoffa,ciascuna•complicatacome un obi giapponese. Una era nera, con stecche di balena, in modo da far sembrare il mio vitinomolto stretto; l'altra era verde, intonata all'orlo delle balze. Avevo un vestito di mussolabianca che si poteva lavare in un baleno,.eanche un vestitoblu, dello stessomodello.Erano i miei preferiti. Si lavavano e si stiravanoin un baleno e sembravanosemprefreschicomemargherite.Avevo unvestitoscozzese e uno a quadretti. Avevo un vestito di sargia blu, il corsetto moltoattillatoma la gonnaampia egonfia. Le manicheeranolarghe, ricamate a colori allegri e rifinitecon una guarnizione.Avevounclassicotailleuringlese,maquellol'ho sempreodiato.Avevounvestitoazzurroe gialloda indossarequandovolevostendermi, quando ero stanca. Era lungo e largo, aveva il collo e le manicheorlatidi azzurro.Era come icampidi granoe ilcielo,eguardandolo ti sentivifelice,ti sentivi libera.Epensandoal vestito,ora sono libera di nuovo, sapendo che nessuno potrà impedirmi di pensare, pensareai miei vestili, agli specchi e ai quadri, ali~ pietre e alle nuvole e alle montagne e ai giorni che ti aspettanodietro l'angolo per essere rivissuti. Giro giro nello Inner Circle,ma a differenza di Matsu percorro il cerchio sapendo che sarà scuro e freddoquandouscirò, che sarànovembre,e che saròunaselvaggia - una vera càriba. Ma i càribi vivonosottocieli diversi,accantoa unmarediverso. "Corronoa nascondersiquandovedonoqualcuno,"diceva Nicholas. Forse anch'io farò così. Il quartiere dei càribi Nicholas era il sovrintendentedi TempsPerdi, una proprietà vicinoal quartieredei càribi. TempsPerdi è dialetto creolo e non significa, poeticamente, tempo perduto o dimenticato, ma, prosaicamente,tempoperso, fatica sprecata.Ci sono luoghichesembranoostili agli esseri umani,.eche sembranosaperecomedifendersi. Quando ero bambina si diceva spesso che quest'isola era uno di quei luoghi.Tutto ti sta andandobenissimo e poi vieneun uragano, o una malattia del raccolto che nessuno sa curare, e ci risiamo - altre rovine nelle Indie Occidentali, ancora lavoro sprecato, È così da più di trecento anni - è più di trecentoanni fa chequalcunoha incisole parole"TempsPerdi" su unalberovicino, dicono. La casadi questaproprietà era statavuotaper tanto tempoche aprendo un librone venne fuori un millepiedi. Tutte le piante si erano inselvatichite,ma c'era ancora un ibisco che crescevaaccantoalmurodelgiardinoe le farfalleamoreggiavanosopralabuganvillea spinosa. Tutte le mattine Myra, la figlia di Nicholas, metteva dei piccoli vasi di coccio con i fiori freschi sulla bassa struttura divisoria che separava la veranda del salotto. Dallaveranda si vedevalaGuadalupa, i SaintseMarieGalante; il solesu61

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