Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

POESIA/MAHON Cortili di Delft per Gordon Woods Pieter de Hooch, 1659 Luce sghemba sull'ovvio, su mattoni e su tegole; Pareti rese immacolate da quel mastello, quella Spazzola, il rubinetto, da per tutto. Orgoglio Di mogli d'artigiani che vivono con parsimonia Tra cortili sbrattati, umili ma adeguati. Foglie rade, aderenti. La brezza non turba La curata compostezza di quegli alberi. Né musica di spinetta, emblema d'armonie E disarmonie amorose. Non ne guastano La vereconda nettezza, pesci laidi, Frutta, occhi spalancati d'uccelli sul punto Di balzar via dalla gabbia mentre · Una vergine presta ascolto a un seduttore. Nulla è casuale, superfluo. Il cane Lercio, ci manca, il gin ardente. La ragazza di spalle, che aspetta Il suo ùomo per cena, attenderà finché Non si disintegri il colore e il famelico Mare non prorompa al crollare degli argini. Pure, è vita anche questa e la sgangherata . Porta del capanno, un dato tangibile, vivo Nella memoria come l'inferriata assolata Che s'oppone alle case di fronte. Vissi là da ragazzo, e conosco il riflesso Del carbone al coperto, il fulgore del tardo Pomeriggio che pervade l'assito del tavolo, Il soffitto nell'incavo d'un cucchiaio splendente. Deve essere lì, disteso in una stanza, Ragazzo strambo col gusto dei versi mentre I compagni ostinati sognano di guerra sull'arido veldt Nella pioggia che spazza i campi di ginestre. Poiché la scialba luce di quella città di provincia Si spanderà come olio o inchiostro sull'ancòra Imprecisa mappa del mondo alla parete, E punirà la natura nel nome di Dio. Se solo le Furie giungessero adesso Afrantumar le terraglie com'è loro diritto, Potre~mo dormire più tranquilli Nei nostri letti, la notte. (da The Hunt by Night, 1982) 54 Achill lm chaona[ uaigneach nach mor go bhfeicim an là Disteso, mi fingo un primo lampo di luce nella baia Dopo un'altra notte d'erosione e più vicino alla tomba; Poi, in piedi, alla finestra, osservo, sul fare del giorno Unà berta sfiorare la cresta di un'onda che avanza E penso a mio figlio, delfino nell'Egeo, folletto Fra vele, splendenti come lame, nel vento mutevole; E vorrei fosse qui dove i currachs solcano l'oceano, Per lenire conversando la solitudine serrata nell'animo. Il pomeriggio, siedo su un sasso e considero lo splendore Del sole nella nebbia, un bÙlbo perlaceo contenuto e crudele; Uno scroscio di pioggia, fugace, annerisce lo scisto, Poi s'allontana e le chiazze neroprugna dileguano. Croagh Patrick torreggia, come Nax.os sull'acqua, E io penso a mia figlia, intenta alla sua.difficile arte E la vorrei qui con me, tra tordi e pivieri Serpillo e piante marine, a levarmi il peso dal cuore. I giovani fumano e ridono seduti sul ponte, la sera, Come uccelli su un palo o note su un pentagramma. · Nel salotto un piffero stride, piove di nuovo, Fumo di torba che si incurva e vento alla porta che mugola. Disteso, mi fingo le luci sul porto di Naousa Dalle bianche case, la tua chiara definizione, la notte. E vorrei fossi qui a cancellare ìl mio sconfortante travaglio Mentre scorro qualche pagina rada e spengo la luce. (daAntarctica, Gallery Press, Dublino 1985) Achill è un'isola al largo della costa occidentale d'Irlanda, l'epigrafe è tratta da una poesia di Piaras Feiritear (1600-1653): Nella mia solitudine vedo quasi la luce. Un capanno abbandonato nella contea di Wexford Che non ci dimentichino: siamo le anime deboli tra gli asfodeli Seferis, Mythistorema per J.G. Farre!l Ci sono luoghi ancor oggi dove potrebbe crescere Un pensiero - miniere peruviane esaurite E abbandonate al ritmo lento della condensazione; Un'eco intrappolata per sempre e un tremito. Di fiori selvatici nel pozzo dell'ascensore; Compounds in India dove il ·vento danza E sbatte con sminuito ardore una porta; Crepe calcaree dietro serbatoi d'acqua piovana Increspata, angoli dove i cani sotterrano gli ossi, E un capanno abbandonato _nellacontea di Wexford:

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