Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

POESIE DerekMahon a cura di Giovanni Pillonca Poeta raffinato, di straordinaria eleganza forma/e, Derek Mahon (Be/fast, 1941) è considerato, insieme a Seamus Heaney, uno dei rappre- · sentanti più importanti della poesia irlandese degli ultimi vent'anni. Thomas Kinsella ritiene che la ragione de/fascino e dello spessore della loro poesia vada ricercata nella doppia responsabilità, che entrambi avvertono inmodo fortissimo, verso il mezzo espressivo e verso la storia. Il sapiente controllo del verso e la ricerca stilistica, alla base del ritmo d'altri tempi dei suoi componimenti, hanno valso a Mahon l'accusa di conservatorismo formale. Chi giudica in questi termin_ila sud opera trascura non soltanto l'ironia, sempre presente nella sua poesia.profonda e rivolta innanzitutto verso se stesso e la propria professione, ma anche la convinzione, derivata probabilmente da Dylan Thomas, che il gioco - puro e semplice - debba avere una parte importante nell'attività del poeta e che anzi ne costituisca una delle molle. A proposito dell'attenzione prestata dagli scrittori irlandesi ali' aspetto formale, Seamus Deane ha osservato che è difficile non essere consapevoli di uno strumento che è insieme acquisito e nativo o,più brutalmente, che la maestria linguistica nasconde al fondo un complesso di colpa: poiché non si parla la lingua nativa-il gaelico-diviene quasi indispensabile compensarne la perdita con il virtuosismo in quella acquisita. Ma nel caso di .Mahon e di molti altri poeti del Nord Irlanda oggi, è certamente necessario far riferimento ad un bisogno più profondo: quel- ['esigenza insopprimibile, considerata l'.insostenibilità del presente, d'affinare uno strumento che permetta d'esaminare il passato, i suoi esiti e il proteiforme spettro di temi e motivi che gli è inestricabilmente associato, con quella fiducia nei propri mezzi e nel proprio operare indispensabile in ogni impresa poetica. Sempre a proposito delle preoccupazioni stilistiche rilevabili in gran parte della produzione poetica dell'Ulster, Seamus Heaney ha in più di un'occasione sottolineato la profonda relazione esistente tra la ricerca tecnica dei poeti, la situazione storica e la questione dell'impegno politico individuale. Sbaglia, secondo Heaney, chi considera questa attenzione come un tentativo di evasione dalle difficili condizioni imposte da una società iniqua e generatrice di violenza: "la forza puramente poetica delle parole costituisce la garanzia di un impegno che non ha bisogno di giustificarsi per il fatto che non impugna un randello dal momento che ha scelto di prendere la bacchetta per tentare di armonizzare le dissonanze che proprio i randelli creano". Una posizione, questa, molto vicina a quella espressa da Eugenio Barba nel suo intervento su queste stesse pagine qualche mese fa: 52 possiamo trasmettere il senso della rivolta senza nominarla, attraverso principi tecnici e prese di posizione professionali . Quando si parla del/' UlsterediBelfast, le immagini che si impongono subito sono quelle collegate alla violenza che un' Europa distratta hafinito per accettare come endemica e ineluttabile. Eppure, questa città-un vero e proprio deserto culturale fino a tutti gli anni Cinquanta-doveva divenire di lì apoco la base per la straordinaria affermazione di quel gruppo di poeti del Nord (Heaney, Mahon, Sìmmons, Longley, Deane e, in seguito; Muldoon, Paulin, Medbh McGuckian) che rappresentano per molti quanto di più significativo la poesia in lingua inglese abbia prodotto negli ultimi decenni. Catalizzatore di queste energie, al loro primo manifestarsi, è un personaggio sui generis, un inglese, professore di letteratura inglese alla Queen' s University di Be/- fast, Phi/ip Hobsbawn. I modelli che egli propone ai giovani poeti dell'Ulster sono quelli collaudati in Gran Bretagna nel decennio precedente: la poesia del Movement, Larkin, Hughes, Amis e con essa il culto, come si è soliti chiamarlo, della poesia wellmade, quale riflessione ironica, ineccepibile dal punto di vista tecnico, su eventi ordinari, inezie quotidiane. Tale proposta si accompagnava, o aveva come SlfO naturale presupposto, il rifiuto della tradizione intellettuale e poetica, di segno cosmopolitico, rappresentata da Eliot, Pound e lo stesso Yeats. Chi abbia in mente il succedersi degli avvenimenti in Irlanda, dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, avrà chiaro quanto gracili e inadeguati fossero i modelli hobsbawniani afronteggiare l'urto degli eventi, il tumulto che scosse l'Ulster allora e che è lungi dall'essersi sedato. Cosa avrebbe mai potuto sostanziare un qualsiasi atteggiamento di equilibrio, equidistanza, in accordo con il principio della gentility alla base della poesia del Movement? Quella gentility che sifonda, come ha ben vistoAlvarez in un saggio famoso, sulla convinzione che "la vita sia più o meno ordinata, la gente più o meno educata, abitudini ed emozioni più o meno decorose, più o meno controllabili". L'impossibilità di operare, di instaurare una qualsiasi forma di comunicazione in una società profondamente lacerata costringerà alcuni scrittori ad abbandonare l'Ulster: tra di essi, Mahon, Heaney e Deane. Si tratta di una decisione che segnerà la loro produzione condizionandone le linee di sviluppo: un distacco che servirà a renderne più chiari voce e impegno. La città in cui è nato ritorna nei versi di Mahon a dar voce al senso di colpa che egli prova per essersene allontanato. Così, in Aftcrlives, egli sbarca a Belfast, "una città così mutata I Da cinque anni di guerra I Che stento a riconoscere i luoghi in cui sono cresciuto I I volti che tentano di spiegare". Tqrmentato dalla consapevolezza della necessità di una qualche forma di partecipazione, si rende allo stesso tempo conto che si tratta di una realtà inaccettabile, che avanza richieste che non possono esse- . re soddisfatte pena la rinuncia alla propria individualità. È per questo che in una delle più belle poesie politiche del dopoguerra, TheLastoftheFireKings, ilfermo e storico proponimento del re de/fuoco ha un valore non trascurabile nel/' analisi della poesia di Mahon: "In un modo o nell'altro I Con la storia ho chiuso. I Chi di spada ferisce I Di spada perisce. I Ultimo dei re delfuo-

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