Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

STORIE/Z:HANG • SANG mi. All'inizio pensavo di andare anche nel nord-est, ma poi sentii dire che a Changchun erano già cominciati i com battimenti per la strada, che a Shanyang gli aerei non partivano più\ così rinunciai. Perché si combatteva? Per la sopravvivenza, per difendere il proprio territorio. La lotta armata era quasi una guerra religiosa, si combatteva per la "fede". Il secondo colpo lo ricevetti poco dopo essere tornata a casa a Pechino. Mio padre, con il quale già da tempo avevo tracciato un chiara linea di demarcazione, mi disse: "Cerca di star lontana dalla scuola". Litigammo e io non gli diedi retta. Il giorno dopo trovai un biglietto: "Ting, il maestro Huineng e Shenxiu lottavano per il mantello e la ciotola delle elemosine. Papà." Restai di sasso. Questa era una storia della mia infanzia, che riproposta allora mi fece improvvisamente vedere chiaro. I combattimenti servivano a stabilire chi fossero i veri discepoli. Era una situazione difficile da seguire. La Rivoluzione culturale penetrò nei rapporti tra la gente, tra padre e figlia, rendendoli anormali. Guardando la nostra casa saccheggiata, pensavo che era tutto assurdo. Passai qualche mese in ozio, poi quando venimmo chiamati a "tornare a scuola per continuare la rivoluzione", tornai a scuola. Ma là continuava la lotta armata e così tornai a casa. Passavo la maggior parte del tempo a divertirmi e a fare all'amore. Nel 1968.venimmo chiamati ad andare in campagna, benché Lo scultoreWong Ke Pina esegue statue di Mao, foto di Liu Heung Sh'ing (Contact/G. Neri). in realtà fosse obbligatorio. Alcuni dei miei compagni di scuola erano sinceramente intenzionati ad andare a "integrarsi", a "fare la rivoluzione per tutta la vita". Io mi sentivo ormai indifferente. Il marxismo aveva molti contenuti, contava quello che veniva usato in un dato momento. Allora la pensavo così. Rimasi in campagna otto anni, tornai a Pechino solo alla fine del 1976 ed entrai in fabbrica. Molti avevano preso il lavoro molto seriamente, io no;non facevo parte di quelli che erano "risoluti a mettere radici". ·Spesso tornavo di nascosto a Pechino e ci restavo sei mesi, un anno. Questo era anche dovuto all'instabilità della mia vita personale, non solo con la confusione della Rivoluzione culturale. Il mio primo ragazzo non era andato in campagna, nel '68 entrò nell'esercito e lasciò Pechino, questo mise fine al nostro rapporto. Dopo ebbi altri ragazzi, ma non funzionò con nessuno. Poi nel 1977 mi sono sposata. Ho una figlia. È difficile a dirsi, può darsi che una volta grande si ritrovi anche lei presa in mezzo a qualcosa di confuso, nel caso in cui accadesse qualcosa di veramente importante. Ora sono un'operaia di quart0 Iivello, ho una vita tranquilla, niente di speciale, ma mi va bene così. Nel tempo libero leggo romanzi, non partecipo alla "Università serale" né alla "Università per televisione". Se hanno deciso che senza un diploma non si può avanzare di grado, così sia. Uno può essere solo se stesso. Vorrei farvi ìo una domanda. Una grossa percentuale dei giovani scrittori contemporanei è diplomata alla scuola media Qinghua. Secondo voi perché? È solo una coincidenza?

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