to ... ah! sì, "la lealtà infinita". E così, ardenti di giusta indignazione, ci lanciammo nella lotta. Dal nostro punto di vista "di sinistra", tutto ci appariva "di destra". Quando si costituirono le "Guardie rosse" partecipai alle spedizioni punitive contro i proprietari terrieri, alle perquisizioni delle case ed alla confisca dei beni dei "destri". Pensavo che fosse l'unico modo di fare la rivoluzione, "la rivoluzione non è un invito a pranzo", ma cos'era in realtà? Prendere a cinghiate i cattivi. Poi scendemmo nelle strade, distruggemmo le insegne e le luci al neon perché ritenevamo che non si confacessero all'ideologia del socialismo, e al loro posto seminammo un mare di slogan e di citazioni. Fisicamente e mentalmente era molto più faticoso che andare a scuola. Discutevamo problemi importanti, come la questione delle classi. Pensavamo che, a parte la "nuova borghesia", lo stato socialista fosse determinato dal proprio "marchio di classe", e pertanto avevamo distinto "5 categorie rosse" e "5 categorie nere", diventate in seguito 7, cui si aggiungeva "la periferia rossa", cittadini poveri che avevano un'origine di classe piccolo-borghese. Il principio era molto semplice, nel socialismo esisteva una divisione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale e non si poteva considerare "proletario" il primo e "capitalista" il secondo. Inoltre, anche i lavoratori avevano origini.di classe diverse. Però ci opponevamo alla teoria di TanLifu, secondo cui "Se il padre è un valoroso, il figlio sarà un buon elemento; se il padre è reazionario, il figlio sarà un uovo marcio", perché metafisica e troppo rigida. Più tardi anche la mia famiglia venne attaccata e, dopo esser passata da "quadro rivoluzionario" a "soggetto rieducabile", riconsiderai la mia scala di valori e mi convinsi del principio confuciano "non fare agli altri quello che non vorresti fosseJ'ano a te". E per la prima volta mi resi conto di quanto dovevano averci odiato le "7 çategorie nere". I "soggetti rieducabili" era una definizione dello stesso Mao, con la quale si indicavano quelli che, pur avendo una cattiva origine sociale, potevano migliorare attraverso la rieducazione. Un'altra questione che discutevamo era il problema del "Maoismo". Noi ritenevamo che il pensiero di Mao fosse già un sistema completo e che, sé non era diventato un "ismo", era perché "il quartiere generale della borghesia" approfittava della modestia del Presidente Mao. Noi sostenevamo il termine "Maoismo" e lo usavamo. Poi Jiang Qìng disse che Mao era contrario a quel termine, e questo chiuse la discussione. A quel tempo avevamo piena fiducia in Jiang Qing .. Un terzo.argomento di discussione era il percorso che dovevano seguire le manifestazioni sulla piazza Tian'anmen. Alcuni sostenevano che si dovesse andare verso est, altrimenti era come andare dalla luce verso le tenebre. Ma gli oppositori dicevano che in questo modo la bocca del fucile sarebbe stata in direzione della tribuna e questo era controrivoluzionario. Poi c'era il dibattito sul pubblico ed il privato, e cioè se bisognasse prima distruggere ciò che era privato e quindi fondare delle strutture pubbliche, perché come diceva la grande guida Mao, i:ionsi poteva costruire il nuovo se prima non si distruggeva il vecchio. Oppure, se bisognasse edificare prima le strutture pubbliche, rispettando un certo ordine. Così, a parte distruggere cose, scrivere dazibao e slogan, discutevamo anche di questi problemi. Ma chi aveva lanciato la STORIE/Z:HANG • SANG "Rivoluzione culturale", non pensava certo che il nostro compi- · to fosse questo. Il movimento per "stabilire contatti rivoluzionari", all'inizio rappresentava un compito: bisognava che i "piccoli generali" della capitale si spargessero ovunque nel paese per accendere il fuoco della rivoluzione. , Ma quando le "Guardie rosse" di altri posti entrarono a Pechino, incominciò la sarabanda. Erano venuti per divertirsi, e d'altra parte il treno era gratis e così il cibo e l'alloggio. Già, era un'occasione per viaggiare e divertirsi! La prima volta che partii pér "stabilire contatti rivoluzionari" ero animata da un sincero desiderio di fare la rivoluzione. Andai a Shanghai ed Hangzhou a incoraggiare la gente a opporsi alla "linea reazionaria della borghesia", dicevo alla gente che "la Rivoluzione culturale _nonaveva solo lo scopo di rovesciare Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, ma anche di eliminare quelli che a Mti i livelli del potere perseguivano la via capitalista". Quando tornai a Pechino era pieno di "Guardie rosse" venute da tutta la Cina per essere ricevute da Mao e vedere come era di persona. Noi ci azzuffammo con le "Guardie rosse" del nord-est perché loro non dicevano ''.essere ricevuti da Mao" ma "ricevere la visita di Mao", cosa veramente.reazionaria! Combattemmo a lungo, catturammo il loro capo e apprendemmo che in realtà i'espressione usata era "avere un'udienza con Mao", che era ancora peggio. Portavano avanti dei retaggi feudali! Fu quella la prima volta che presi parte a un combattimento tra "Guardie rosse". In seguito organizzammo i servizi d'ordini, una sorta di polizia militare delle "Guardie rosse". Solo che, non avendo le "Guardie rosse" un'organizzazione militare, non furono mai molto utili. Erano molto violenti, uccisero parecchie persone. Se non lo avessero fatto, non avrebbèro avuto autorità. Più tardi vennero arrestati dalla Pubblica sicurezza su ordine di Jiang Qing. Qualche mese dopo vennero rilasciati nel corso di una riunione di massa, come "piccoli generali che avevano sbagliato", e questo pure era stato un ordine di Jiang Qing! In quel periodo i conflitti tra le "Guardie rosse" erano diventati molto duri e dalla frammentazione s· passò a due grandi gruppi contrapposti. Dopo il litigio con le "Guardie rosse" dei nord-est, partii di nuovo per "stabilire contatti rivoluzionari", ma questa volta per divertimento. Andai nel Guangxi, nel Guangdong, nel Zhejiang, nel Fujian e nell'Hunan. Per la prima v_oltami sentii perplessa e delusa. Nell 'Hunan vidi u11adonna che chiedeva l'elemosina con la figlioletta di 7, 8 anni. La piccola per racimolare qualche soldo cantava con il Libretto rosso stretto al petto: "If libro del Presidente Mao è quello che più amo leggere, concentriamo i nostri sforzi al massimo ..." o anche "Il sole dorato sorge a est, radioso ... il popolo è felice!" La madre al suo fianco diceva: "Abbiate pietà di noi, compagni combattenti della rivoluzione proletaria". Non me lo sono inventato io, se scrivete degli strani e tragici eventi della Rivoluzione culturale noh c'è bisogno di inventare niente. Non osavo né potevo mettere in questione la Rivoluzione culturale stessa, quello di cui cominciavo a dubitare erano le lotte tra le fazioni. Mentre ero fuori a "stabilire contatti rivoluzionari" vidi le distruzioni causate ovunque dalle "Guardie rosse". Quando nell'estate del '67, Jiang Qing invocò "attaccare con le parole, difendersi con le armi", i combattimenii presero proporzioni enor43
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