Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

STORIE/ZHANG • SANG giare il Comitato centrale del Partito e la "Rivoluzione culturale" lanciata dal centro, ma in realtà manipolavano il potere per scopi propri. E così si passò alla lotta armata! A Pechino la lotta armata si scatenò solo alla fine del 1967, mentre nelle altre parti del paese i combattimenti infuriavano già da tempo! In oltre un anno di massacri reciproci, i "piccoli generali", che avevano già da tempo conci uso la loro missione, gareggiarono l'uno contro l'altro sul palcoscenico della storia. La conclusione fu la disfatta totale. Il 27 luglio 1968, i "Gruppi di propaganda del pensiero di Mao", composti da operai e da soldati dell'Esercito di liberazione, entrarono ali 'Università Qinghua per porre fine ai combattimenti e, dopo scontri sanguinosi, riuscirono a mantenere le loro posizioni solo il 28. Ma il 27 luglio venne ricordato per molti anni come il giorno in cui "venne conquistata la sovrastruttura". La scuola media Qinghua venne presa il 3 settembre. · ' Le "Guardie rosse", diventate in seguito un'organizzazione subordinata alla Lega <leigiovani comunisti, sopravvissero nella scuola media fino alla caduta della "Banda dei quattro", ma già dopo il 1968 erano diventate un ornamento, un giocattolo. Due anni fa, la scuola media Qinghua ha celebrato il suo anniversario e in quella occasione ci sono tornata. Non restavano più tracce che la indicassero come il luogo di origine delle "Guardie rosse", solo noi "veterani" eravamo in grado di distinguerne a'icune. Non nel senso che ci ricordavamo che in quell'aula si era te~· nuta una riunione, o che in quel posto uno si era suicidato, e la cui vista suscitava in noi una certa emozione. Quello che voglio dire è che eravamo i soli a poter individuare le tracce dei danni causati dalla lotta armata. Gli altri allievi, più giovani o più vecchi, non avevano idea di quali fossero dovuti a cause naturali e quali alla "Rivoluzione culturale". Io lasciai il movimento nel corso della lotta armata. L'atteggiamento pragmatico adottato verso "Le citazioni del Presidente Mao", l'enfasi sulla "critica armata", cui si aggiungevano le parole d'ordine di Jiang Qing "Attaccare con le parole, difendersi con le armi", "Se tu non fai fuori l'altro, l'altro farà fuori te", che avevano fatto precipitosamente "avanzare" le "Guardie rosse" verso il Medioevo, andavano contro le mie convinzioni. Non potevo continuare a sentirmi così confusa. Portare a termine la "Grande rivoluzione culturale" non era solo una "diretti va suprema", ma coincideva con i miei ideali. Però, non riuscivo a stare dietro agli avvenimenti, non capivo nemmeno quello che accadev_asotto i miei occhi. La situazione stava oltrepassando gli stessi ideali, se foste stati al mio posto vi sareste sentiti confusi anche voi. In seguito n:iici abituai, ma me ne tenni a distanza. Poi mi innamorai. Secondo Li Xiaohang, la protagonista di Diploma, quelli come noi non potevano avere rapporti prematrimoniali, ma non era detto. Io ne ho avuti, e non con un uomo solo. Adesso non ci vuole un grande coraggio a dire queste cose, non hanno più molta importanza. Se si ha il coraggio di confrontarsi col fatto di essere stata una "Gùardia rossa" leale, parlare della propria vita privata è cosa da poco. Quando la "Rivoluzione culturale" incominciò avevo quindici anni ed ero al terzo anno della media inferiore. Prese l'avvio con una discussione accademica a proposito dell'articolo La destituzione di llai Rui di Yao Wenyuan, pubblicato su un giornale di 42 Shanghai e poi ristampato a Pechino. Allora non capivamo bene di che si trattasse, pensavamo che fosse un problema tra "funzionari onesti" e "funzionari corrotti". Io ero disgµstata dalla critica di Yao Weriyuan contro i "funzionari onesti". Criticare gli onesti non equivaleva a promuovere i corrotti? L'onestà non era meglio della corruzione, qualunque fosse il sistema? Quelli che sostenevano Yao Wenyuan ritenevano invece che i "funzionari onesti" fossero ancora più falsi. Le discussioni si esaurirono presto, eravamo troppo occupati a preparare gli esami di.ammissione alla media superiore. Però ben presto mi resi conto che si trattava di un "movimento rivoluzionario" il cui scopo era quello di "far dimettere un funzionario". Prima della fine delle lezioni, il bersaglio venne raggiunto. Non fu necessario attendere che il "Quotidiano del popolo" proclamasse che "il punto cruciale dell'articolo La destituzionedi Hai Rui è la destituzione di un funzionario e la revisione del verdetto". Io avevo già raccolto delle "voci", una delle quali diceva anche che "non si tratta solo di Peng Dehuai, che è già stato destituito, ci sarà una lotta ancora più dura". La "Rivoluzione culturale" fu lanciata secondo me attraverso due canali: "la discussione accademica" e "le voci" messe in giro, le informazioni por:· tate dai figli dei quadri non vanno sottovalutate. Che tipo-di gente erano i primi ribelli? Quelli del tipo Kuai Dafu erano pochi, i carrieristi presero il sopravvento più tardi. È sempre stato così. Sto parlando a vuoto, è necessario che dia il mio giudizio complessivo sulla "Rivoluzione culturale". È stata un errore dall'inizio alla fine, non una questione di alcuni aspetti giusti ed altri sbagliati. Fu lanciata a causa di un conflitto a livello di Comitato centrale, determinato dall'esistenza di partiti fuori del Partito e fazioni ali' interno del Partito, come è sempre stato. Alla fine gli è sfuggita di mano, ma all'inizio? In realtà l'intenzione era proprio quella di rovesciare un certo numero di persone. Negli strati più bassi non era come oggi che tutti vogliono l'ordine, c'era almeno una parte della popolazione che voleva fomentare il caos per fare quello che "in tèmpo di pace" non avrebbe pOt!JtOfare. Per esempio, denunciare i quadri di grado inferiore non era solo frutto dell'entusiasmo rivoluzionario, ma anche un'occasione per sfogare un risentimento accumulato da anni. Il discorso del Presidente Mao su quanti anni gli ci erano voluti prima di individuare nella "Rivoluzione culturale" il metodo giusto, non poteva es- · sere più vero. Mao temeva "la restaurazione del capitalismo", temeva che "le masse potessero veriir gettate di nuovo nella miseria", che "elementi cattivi occupassero i vari livelli di comando". Le sue intenzioni erano buone, ma produssero errori. In seguito, quando volle mettere un freno al movimento, era ormai troppo tardi, i carrieristi avevano preso il sopravvento. Lin Biao adulava Mao per rimanerne il delfino, Jiang Qing diede la sua impronta sostenendo 'che "la rivoluzione andava portata fino in fondo" e che la "Rivoluzione culturale" una volta lanciata non poteva venir fermata. Questa è la mia opinione personale. All'asilo, quando la maestra mi chiedeva che cosa volevo fare da grande, ero in grado di dare una risposta: oggi qualcuno me lo chiede ancora, ma non so più che cosa rispondere. Quajunque cosa faccia, ciò che conta è che io sia me stessa. La nostra generazione si è formata nell'insegnamento dei "4 infiniti", "l'amore infinito, la fede infinita, la venerazione infinita", qual era il quar-

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