GENTE DI PECHINO a cura di Zhang Xinxin e Sang Ye traduzione di Maria Rita Masci e Marco Mariani Questi testi fanno parte del libro Beijingren (Shanghai wenyi chubanshe, 1986), Gente di Pechino, ma anche Homo Pechinensis, una raccolta di testimonianze di cinesi comuni che raccontano in prima persona la propria vita. I curatori, Zhang Xinxin e Sang Ye, scrittrice laprima e giornalista il secondo, ispirandosi ali' opera American Dreams: Lost and Found dell' americano Studs Terkel, hanno girato la Cina per un anno intervistando gente di ogni professione ed estrazione. Il panorama degli interventi è quanto mai vario, dall'ex-prostituta rieducata alla ciclista, dal segretario di partito al parrucchiere, dall'ex-Guardia rossa alla coppia di contadini arricchiti. Passato e presente, delusioni e aspettative, pubblico e privato, sifondono nelle oltre 150 interviste che compongono il libro. Ciascuno, raccontando la propria esistenza, aggiunge un tassello alla storia dell'immenso puzzle Cina, come la gente qualunque l'ha vissuta e non come l'hanno raccontata ideologi, o quadri di partito, o scrittori. Le loro voci compongono un mosaico vivo ed attuale della vita della Cina e permettono di percepire quella rete implicita di conoscenze e consapevolezze che costituisce il "senso comune", la coscienza collettiva. Voci che hanno l' andamento della chiacchierata, a volte confidenziali, a volte impacciate, si esprimono attraverso un linguaggio reale, quotidiano, che restituisce loro umanità ed allontana sul fondo il gergo stereotipo offerto in passato. Questo risultato è dovuto anche alfatto di non essere semplici trascrizioni di conversazioni registrate, ma di costituire un esempio di "letteratura orale", come la definiscono gli autori. Il loro metodo consisteva principalmente nel- ['ascoltare, nel prender qualche nota, nelfarsi un'idea della persona e sviluppare così una diversa esperienza estetica e creativa, che consentisse di riprodurre senza banalizzare, di interpretare senza perdere la verità del soggetto. Preziosa testimonianza dell' "umore" dominante oggi nel paese, Beijingren è anche una miniera di informazioni sulle condizioni di vita, sulla morale, sulle novità introdotte dalle riforme di Deng Xiaoping, ma soprattutt9 sulla strategia del vivere (o del sopravvivere) nel socialismo cinese. Maria Rita Masci Guardia rossa Non c'è alcun bisogno che i lettori sappiano il mio nome. Sul palcoscenico, l'attrice incita il pubblico: "Ridete! Ridete di voi stessi!". In sala rieccheggia una risata ancora più spaventosa. Che succede dopo? Un bel niente. Smesso il trucco, torna a casa a cucinare e dopo aver mangiato a sazietà col marito, i figli e la suocera, ride assieme a loro. Magari ride di gusto delle faccende di qualcun'altro. Preferisco parlare seguendo il mio filo di pensieri. Non c'è bisogno che mi facciate domande. So che volete la storia di una vecchia "Guardia rossa", ma non aspettatevi il lacrimoso racconto di un pentito. Sfogliando per caso delle riviste, mi è capitato di leggere alcune interviste di Homo pechinensis. Mi è piaciuta abbastanza la protagonista di Diploma, Li Xiaohang, anche se non capisco affatto le lacrime amare e disperate sue e dei suoi compagni a causa degli esami che devono sostenere. Che c'è da piangere? È solo un modo per verificare la sua adattabilità alla società. Inoltre, l'esame l'ha pure passato, e piange? Io lo trovo meschino. Negare la "Rivoluzione culturale", non vuol dire che bisogna limitarsi a insultarla, le ingiurie non servono. Quello di cui abbiamo bisogno, specialmente chi come me l'ha vissuta in prima persona, è un'analisi spassionata. Il periodo che va dal giugno 1966 al gennaio 1967 può essere considerato quello della nascita delle "Guardie rosse", Nell'agosto del 1966, il Presidente Mao si mise al braccio la fascia di "Guardia rossa" di Song Binbin e le cambiò il nome in Song Yaowu (Song la guerriera), manifestando così la sua approvazione non solo di quella forma di ribellione, ma anche di quell'appellativo, "Guardie rosse". Prima, oltre alle "Guardie rosse" esistevano molti altri gruppi, "Futura generazione rossa", "Esercito rosso", "Soldati ribelli". Dopo che Mao ebbe indossato la fascia delle "Guardie rosse", cambiarono tutti nome. Ma il "movimento delle Guardie rosse" era iniziato prima del 18 agosto. Secondo me, quei "Gruppi di studio delle opere del Presidente Mao" che erano sorti spontaneamente nelle aule e nei dormitori e che attaccavano la società, erano l'embrione delle "Guardie rosse". Prima del 18 agosto, il Presidente Mao, rispondendo ad una lettera che noi "Guardie rosse" della scuola media Qinghua gli avevamo inviato, scriveva:" Io vi sostengo, ribellarsi ai reazionari è giusto". Non so che cosa faccia oggi Song Binbin, chissà se leggendo quest'intervista si metterà in contatto con voi! Allora, quando il Presidente Mao la chiamava, rispondeva sull'attenti. Invece, so che fine ha fatto quella "Guardia rossa" che donò la sua fascia a Liu Shaoqi, insegna ali 'Università di Parigi, ha scritto parecchi libri, ma non parla mai della "Rivoluzione culturale". Come nelle precedenti rivoluzioni della storia cinese, anche l 'avanguardiadella "Rivoluzione culturale" era costituita dai giovani intellettuali. Le "Guardie rosse" infatti erano I' organizzazione degli studenti medi ed universitari. Purtroppo però la "Rivoluzione culturale" non fu come le rivoluzioni del passato, le "Guardie rosse" terminarono la loro missione quando si trovavano ancora nella fase della crescita. Riconsiderando oggi quegli avvenimenti, appare chiaro che il periodo precedente al gennaio 1967 fu quello del loro massimo splendore. Ma allora, questo non si sape-. va, allora si pensava a dare piena espressione alle nuove idee di riforma della società! Nel gennaio del 1967 a Shanghai venne preso il potere e fu fondata la "Comune di Shanghai ".Inseguito il potere venne conquistato in ogni parte del paese, e furono creati organismi tipo "Potere politico rosso", "Comitati esecutivi temporanei", che poi, quando si diffuse la parola d'ordine "Il Comitato rivoluzionario va bene", diventarono lutti "Comitati rivoluzionari". Dietro c'era anche l'intenzione di far sì che la miriade di organizzazioni studenteschç convergessero nelle "Guardie rosse". Fu allora che la missione delle "Guardie rosse" ebbe praticamente fine. Le divisioni tra le organizzazioni ribelli non dipendevano solo dalle divergenze su chi criticare e chi no, ma dal fatto che ciascuna aveva diversi modelli ideali. Tutte sostenevano di appog41
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==