SAGGI/B0BB10 rificabili, non accettano il terzo punto che implica ormai una presa di posizione, un giudizio di approvazione o di condanna, una valutazione dei fini. Costoro son d'accordo nel riconoscere che la catastrofe atomica è possibile e che se accadesse potrebbe anche condurre all'annientamento dell'umanità. Non sono d'accordo sul valore da attribuire a questo evento. Esso non è, come appare dalla tesi espressa nel terzo punto di Anders, il male supremo, e come tale incomparabilt;, non sottoponi bile ad un confronto con altri valori (o disvalori): anch'esso è, come tutte le cose cui attribuiamo un valore o un disvalore, oggetto di libera scelta. Siamo noi che decidiamo liberamente, non una volta per sempre ma casp per caso, se l'annientamento totale debba essere considerato come il male supremo. Vi sono situazioni in cui, da un lato, è in gioco il bene della vita, e dall'altro il bene della libertà: e anteponiamo, col suicidio, il.secondo al primo. Ciò che vale per l'individuo, perché non dovrebbe valere per l'umanità intera? L'annientamento dell'uomo sulla terra non potrebbe essere scelto, liberamente scelto, come alternativa alla sottomissione totale ad uno stato orwelliano? Come ognun vede, è la tesi di Karl Jaspers: è la tesi più insidiosa, perché non contesta fatti che possono essete con mag~iore o minore probabilità previsti, ma fa appello a valori che non possono essere smentiti con dimostrazioni rigorose, ma solo discussi o confutati attraverso la contrapposizione di altri valori. Sotto: Norberto Bobbio in una foto di Giovanni Giovannetti (G.Neri); a destra: Gunther Anders. Anders si rende perfettamente conto della gravità di questo contrasto, tanto che ad esso dedica uno dei dialoghi più lunghi e sottili, quello con lo psichiatra dane·se, nel viaggio di ritorno. Sanno bene i due interlocutori che la guerra atomica ha posto l'uomo di fronte a un aut-aut e quindi è, 0 può essere, un evento decisivo e definitivo della storia dell'uomo. Ma non sono d'accordo sui termini dell'alternativa: per l'uno, questi termini sono "libertà o totalitarismo", per l'altro, "essere o non essere". Ma chi accetta la prima alternativa, ha già spaccato il mondo in due parti non più ricongiungibili e alimenta lo spirito della guerra. . •.Questa volta gli argomenti contro il difensore della "dignità umana" sono molti, incalzanti, pronunciati con impazienza e visibile irritazione. Si possono disporre in quest'ordine: sappiamo noi davvero c'hi sono oggi i totalitari e per chi, vòlendo scegliere la libertà, dovremmo con assoluta certezza optare? Anche se lo sapessimo, crediamo davvero che il pericolo eventuale del totalitarismo sia più grande della sicurezza dell'annientamento totale, di quello che si può 'thiamare "il pericolo assoluto"? E se anche lo credessimo più grande, abbiamo diritto di "rischiare il futuro in blocco, quello dei figli e dei loro figli, per motivi di dignità, che, se mai, possono riguardare tµtt'al più il presente, la nostra generazione odierna?". E, infine, il credere di aver il diritto e il potere di mettere a repentaglio la vita di tutti gli uomini, non è di per se stesso un ricatto totalitario "che condanna l'umanità a una vita 'totalitaria', cioè a una vita che si può definire soltanto, come quella dei detenuti dei campi di concentramento, un 'non-essere-
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