IL CONTESTO IMMAGINI la leggerezza eclettica di lrving Penn Diego Mormorio Irving Penn, ovvero della leggerezza eclettica. Una leggerezza che si trasfonde in chi visivamente ne ripercorre il cammino, v.ivendo così una straordinaria esperienza, una sorta di volo d'uccello su territori eoggettidiversi. Uno dei più grandi fotografi del nostro secolo, di C\li una grande mostra antologica sta facendo il giro del mondo. Un autore che sa mostrare l'incanto della fotografia, de linguaggio definito da Silvio Negro, con un'espressione che le immagini di Penn segnatamente richiamano, figlio di "un clima d'accademia di belle arti trasportato in un gabinetto di esperienze chimiche". Le cose di Penn sono infatti così classiche e perfette, così magnificamente disegnate con la fisico-chinùca della luce che non è possibile non rievocare questa espressione dell' aufore del mitico Album romano - nei confronti del quale, in ltalia,.ogni storico della fotografia dovrebbe riconoscersi in debito -. espressione che, crediamo, a Penn piacerebbe. Egli ha sempre considerato i processi tecnici della fotografia come uno strumento della libertà espressiva del fotografo. In un incontro al Museo d'arte moderna di New York, nell'ottobre del_1950, ha dichiarato che "per il fotografo moderno le limitazioni non risiedono nei materiali fotosensibili, ma nel processo di riproduzione tipografica". Processo al quale in quegli anni Penn attribuiva la massima importanza, considerandolo il punto finale degli sforzi del fgtografo, ma che poi, nel volgere di un decennio, considerò più distaccatamente; mentre invece rimaneva immutato il suo interesse per le possibilità offerte dai materiali fotosensibili. Agli inizi degli anni Settanta, infatti, dopo molte e costose ricerche, giunse ali' assoluta padronanza dell'antico procedimento al platino, con il quale poteva ottenere una delicata ed estesissima scala di grigi, che Penn volle far risaltare scegliendo un soggetto del tutto inusuale e di per sé poco attraente: le cicche di sigaretta.· Nato nel 1917 a Plainfield, nel Néw Jersey, studiò alla Philadelphia Museum School of Art. dove nel 1935 conobbe Alexey Brodovitch, art director di "Harper's Bazaar", che portò nella sua vita il fascino delle grandi rivis~ illustrate. Per Brodovitch Penn fece i suoi primi lavori, che non furono però fotografici. Egli comprò infatti la sua prima Rolleiflex con i soldi guadagnati disegnando modelli di scarpe a cinque dollari l'uno per "Harper's Bazaar". E realizzò le prime fotografie con questa macch_ina,cheportòpoi con sé nel '41 in Messico, dove nei pressi del deserto vulcanico di Pedregal, cercàperuna anno di seguire uname30 diocre vocazione pittorica, avendo come modelli Matta e De Chirico. Alla fine, però, consapevole che non avrebbe potuto avere successo come pittore, distrusse tutto quello che aveva fatto e tornò in America. Ma la permanenza in Messico si rivelò tutt'altro che infruttuosa. Penn fece infatti lì l'incontro fondamentale della sua vita, quello con Alexander Libermann, allora art direcior di "Vu", il quale passato a "Vogue", nel 1943 lo prese come assistente. Ebbe inizio così quel rapporto di strettissima collaborazione che avrebbe portato Penn-che ancora non pensava di dover fare il fotografo - a divenire I' autore delle-magnifiche immagini a tutti note. A "Vogue", dopo un periodo in cui ebbe dei compiti poco definiti, egli fu incaricato da Libermann di realizzare gli schizzi delle copertine, che autori come Horst, Bcaton Lynes e Blumenfeld avrebbero dovuto poi tradurre in fotografia. Ma il rapporto tra Penne questi celebri fotografi risultò molto difficile e non produsse gli effetti desiderati. Sicché Libermann disse a Penn di provare a fare lui stesso le fotografie. E · così, in modo del tutto casuale, nacque un nuovo fotografo di moda, la cui grandezza particolare risiede in un•essenzialità silhouettistica che pure mette in evidenza i valori sartoriali e del make-upe, sfruttando le caratteristiche fisiognomiche della modella. Nel 1944 Irving Perin lasciò "Vogue" per arruolarsi volontario nell 'American Field Service, corpo col quale, come guidatore di ambulanza e fotografo, fu dapprima in Italia e poi in India. Durante questo periodo eseguì una serie di ritratti di gruppo, che, come le sue prime fotografie, si richiamano chiaramente a Walker Evans e a Eugene Atget. Fra queste inunagini vi è anche il bel ritratto di Giorgio De Chirico, scattato a Roma, durante una passeggiata ai fori. A un tratto, il pittore prese un ramoscello di alloro e se lo mise in testa, dicendo: "Questo è il simbolo della gloria e del successo. Mi fotografi così". E fu un segno del Caso che Penniniziasse in tal modo e col suo amato De Chirico qu.ella che sarebbe diventata la serie numerosissima dei suoi ritratti di grandi personaggi. Finita la guerra egli riprende il lavoro a "Vogue", realizzando soprattutto natur~ morte e ritratti, e cfoè quelle immagini in cui, a partire dal 1947, avrebbe dato il meglio di sé. Tali
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