Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

IL CONDITO della Cina, per la ricerca di un pozzo che deve riportare l'acqua in un territorio sempre più arido e depredato delle foreste. All'ostinazione superstiziosa dei contadini si oppongono i metodi scientifici dello studente laureato in geologià. Nel film tuni scavano alla riçerca·del pozzo, ma alla fine il pozzo darà solo disgrazie e lutti. Non là superiorità di un metodo scientifico, legato magari a una linea politica, rispetto a una tradizione da salvaguardare, ma semva connotazione politica in quasi tutti i film dell'ultima produzione cinese, anche in film apparentemente estetizzanti e "fuori linea" come Sorgo rosso. la leggenda. C'è chi ha notato nel film che, a parte il colore del sorgo, l'unico rosso che si vede è'quello del sangue, non certo delle bandiere. Non è esano. L'unico rosso che si vede è quello del sole nel sottofinale del film. Ma è un sole che minacciosamente si oscura. Come Federico Fellini che nell'ultima scena di Intervista ("i .produtori mi chiedono sempre un piccolo rag- . plicemente la messa a confronto di due distinti atteggiamenti, due punti di vista dialettici destinati a convivere insieme. Un conflitto politico che ripete un conflitto che non è solo geologico e naturale. Il progresso, dice Wu Tiannùng, è sempre un problema di riconquista di nuovi equilibri, in cui non è detto affatto che il presente abbia ragione sul passato, ma in cui bisogna comunque lottare, e pagare anche prezzi altissinù, affinché non sia il futuro ad avere torto. È comunque da rimarcare la quasi ossessi- · D'altra parte, anche Zhang Yimou ha avuto pressioni affinché nel suo film fossero corretti certi eccessi estetizzanti con un finale che storicizzasse di più la realtà cinese e quindi parlassedell 'occupazionenùlitare giapponese, della resistenza popolare e così via. Ma è proprio grazie allo stile che Sorgo rosso, malgrado il lungo finale dedicato alla guerra, riesce a preservare la sua natura espressiva, quella di grande apologo in cui tutto è uniformato e omogeneizzato dal racconto a posteriori e soggettivo dell'io narrante: la guerra e la violenza, i lavoratori e i briganti, i servitori fedeli e i ribelli. Anche il sacrificio finale dei contadini della piantagione di sorgo (con i canti intonati come segno di vita, prima, e di morte dopo), è stilisticamente -ed emotivamente - uniformata al tono favolistico e alla cadenza narrativa delgio di sole alla fine dei nùei film") ha messo un fascio di luce artificiale, così Zhang Yimou ha messo in scena non la luce ma l'erosione, la fine della luce. Ch1tin un film come questo sembra essere ancora una metafora, stavolta del suo progetto estetico: dopo tanti giochi di luce si chiude con un' eclisse. Che è anche un messaggio lanciato alle cinematografie ipertrofiche che non sanno più a quale effetto speciale votarsi: aquesto livello-diceZhang Yimoucon Sorgo rosso-ci siamo anche noi, usiamo i vostri mezzi-e il vostro linguaggio. E lo facciamo meglio di voi. P • 1• d. 1• •1·1 • eron1s 1, ra 1ca 1, m1 1 ari ••• Illusioni e realtà della situ~zione argentina Joaqu{fl.Sokolowicz · Con un'efficace immagine, "Le Monde" ha dato un ritratto dell'Argentina d'oggi: "... il paese del mondocon il maggiornumerodi taxi per abitantenella capitalee anche con il maggiornumero d'intellettuali a guidarli". Non c'è lavoro,maritoe moglieche hannoun impiegosi cercano altre occupazioniper il resto della giornata, mentre il nonno è seduto in attesa di qualche compratorealla finestrache s'affaccia sulla strada, nella stanza di casa trasformata in chioscodi sigarettee caramelle.Così arriva a finemese la f~iglia fortunata- perché senzamalati e quindi prontaa cogliereogni occasione per guadagnare qualcosa - tra quelle tipiche dei ceti medi urbani che finoa una quindicina d'anni fa erano un agiato 80per cento della popolazionenazionale. BùenosAires poteva ancora nei mesi scorsi, agli occhi di chi non sapeva che v'erano ormai centinaiadi mensepopolari nella città e che molti conducentidei taxi vuoti continuamenteingiro sono insegnantio architetti,mascherare la miseria: ci sono sempre quei due milioni di persone, fra i 12milioni di abitanti della megalopoli,cbe riempiono le vie. del centro fino a notte inoltrata, vanno a vedere lo spettacolodi modae attendonoche si liberi un tavolonei ristoranti.Maora i tagli della luce impostidal bisogno di risparmiareenergiaperèhéle centrali elettriche sonoobsolete e alcunealluvioni hannorovinatodel tuttodiversemacchine,sommergeogni seraper qualcheora il viale Corrientes- "la Broadway argentina" - in una malinconica penombrache non lascia dubbi sulla situazionedel paese che fu granaio del mondo. Questa è l'Argentina, povera, incerta, ex destinazioned'immigrati, divenuta terradi forte emigrazione, che vota il 14maggioper il rinnovodellepiù altecarichee deiparlamenti a livello nazionale, regionale, .municipale. Trenta milioni di abitanti su una superficiegrande otto volte l'Italia, che ha tuttoper vivere quantomenosenzaansieeconomiche (carne, grano, petrolio, carbone, uranio, terra fertile da lavorare, mari) e che invece attraversa una crisi senza prospettivedi soluzione a breve scadenza. I guai economicidella vita quotidianafanno dimenticareagli argentini un fattostorico: sono 37anni chenel paese un presidente della Repubblicaeletto, non essendostato rovesciato daimilitari, arriva a convocarealle urne i.cittadiniperché scelganoil suo successore. (E anche la consultazioneregolare precedente,quella del '52, si svolseinuna democraziainverità relativa,conlaCostituzione fattariformare dal presidente-generaleJuan Per6nper potere essere rieletto, sebbene il "Hderde.los trabajadores"fosse in ogni caso appoggiato dalla maggioranza del paese.) Ecco il grande merito del presidente Raul Alfonsin: l'avere imposto la normalità istituzionale in un paese che si vanta di essere "europeo", che metteindiscussione la suaappartenenzaal Terzomondo, e tuttavia·è fra i più instabili dell'America Latina; mai l' Argentina ha poi conosciuto il clima <!ilibertà, assieme al rispetto delle regole costituzionali,che esiste da quando Alfonsins'è insediato alla CasaRosada, nel dicembre 1983. Il grande fallimento del capo dello stato in carica è sul piano economico. . Se le elezioni in programma adesso si fossero svolte tre anni fa, sicuramenteavrebbe vinto il candidatodell'Uni6n CivicaRadical, il partitodi Alfonsin. Infatti la grandemaggioranzadel popolo appoggiòa quel tempo il piano economico" Austral",varato dal governo, che pure aggiungeva provvedimenti drastici di austerità agli effetti già allora pesanti della crisi recessiva: fiducia nell'approccio razionale al problemaeconomico e soprattutto nello sforzo onesto del presidente per risolverlo. Le cose non si sono risolte, però. Tutt'altro: oggi l'inflazione si conteggiadi nuovo in percentuali di diverse centinaia l'anno, gli investimenti esteri sonostati insignificanti,7milionidi argentini- unquarto dell'intera popolazione nazionale - sono al limite della sopravvivenza,secondounrapIX]rtoche il governoha decisodi non pubblicare fino a dopo le elezioni. Un annoemezzofa, inun' atmosf~racontraddistintadallacre23

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