Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

IL CONTESTO Critica e poesia, nientedimeno Su un articolo di Mario Barenghi e un libro di Carlo Muscetta Nicola Mero/a Comeunaltrosi scoprea fischiettareancoralo stessomotivo, m'accorgo d'essermi baloccatoper mesi interi appressoa due titoli. Mi ero anzi appenarassegnatoa licenziarele tortuoseconsiderazioni che avevo intessutocon tanto trasporto intornoal primo, per recensiredi scorcio un libro che altrimenti non avrei saputo raccontare,quandomi è capitatosottogli occhi il secondoe l'ho immediatamentericonosciuto.Era ilpretestoperricominciare da capo emi risultavaper giuntapiacevolmentefamiliare..Anche a me, qualcheanno fa, era venuto in mente di intitolare Non leggere Onofri un articoloanimosoquantoquello che oraMario Barenghi ha intitolato Non leggere poesia. Non vogliorivendicareper così pocoparticolaricompetenze sullaprovocatoriaconfessioneapparsasul n. 33 di "Linea d'ombra". Mi sento solo in dovere di mettere in guardia i lettori,che non giudichinola sortitaun paradossoda letterati, senza seguito e senza fondamento.Se Barenghisostiene,manonescludereiche minaccio raccomandi,di non leggerela poesia, quella anticacome quella:moderna,bisogna prenderlo sul serio, dargli spago e prestare alla sua confessionel'attenzione che merita "un fattodi rilievo generale",domandandosise non si sia ormai tutti al punto di soggiacerealla stessa tentazione. È vero, può riguardaresolo lui una rinunciaalla poesia motivatadalla anacronisticadifficoltàdi "indovinarecome leggerla",dopotrent'anni dianalisipenetrantie accanitismontaggibenedettidauna"scienza"dellaletteratura che, a quanto si dice, avrebbe esaurito il suo compitoe spiegatotutto lo spiegabile.E forsenon riguardanemmenolui la necessitàdi restituirealla poesia il ruoloche lecompetevainpassato, quando, secondoun Barenghivogliosperare in falsetto,essa "aveva un'importanza maggiore di oggi", "veniva comune~ menteavvertita (e sia pure solo da alcuni gruppi sociali)come il centrodell'universodellaparola", "costituivalaquintessenzadel linguaggio","la sua dimora elettiva" e quasi "un paradisodelle parole".Ma gli altri, i critici nel pienodelle loro prerogativeisti~ tuzionali,chemagariavrannotutteleragioniperdiffidaredelgergo alla modacon cui ricompaiono i fantasmidel!' idealismo,come possonopretenderedi leggere la poesianella manieragiusta, non si sbaglieranno,non peccherannodi superficialità,non venderanno fumo,non si accontenterannodi troppopoco, se un loro collega denuncia l'insufficienza degli strumenti a disposizione, della lettura ingenua e dello scanner più teoricamentesofisticato; ignorapersino l'esistenza di qualsiasichiavesegretao procedura infallibile,che si affretterebbea imparareda chicchefosse; e preferisce fare a meno di una poesia che non c'è verso si riveli all'altezza del suoprestigio? Per sfruttarel'abbrivio del titolo,Barenghiaveva di frontedue strade: la polemicacontro la critica, che non mostra di avvertire alcun "disagio", anche se dovrebbesapereche "gli atteggiamenti di perplessitàe imbarazzoverso la poesia in quanto tale sono tipici dellamodernità";e la propostadi unmodonuovodi leggere la poesia, di un'estréma risorsada gettaresul tappeto,primadi chiudere bottega. Ha scelto la seconda, proprio perché la sua preoccupazione è autenticae nongli concedetregua.E quindieccoci-qui a valutare il suggerimentodi surrogare !"'esperienza" che la letturanonsarebbepiù in gradodi assicurare, imparandole "poesie a memoria". Nonho nullacontroia farmacopeapopolaree ritengoilrimedio suggeritodavveroefficace.L'"esperienza" cercatapuòcon- ·sistererealmente,se nonproprionell'imparare lepoesieamemoria, nella procurata familiarità di frequentazioni assidue e cure amorevoli,risoltetalora in unapiù omenoampiamemorizzazione e comunque capaci di sopperire illusionisticamente, scambiando la causa con l'effetto, neanchealla presa, ma alla immediata riconoscibilitàdella poesia come tale. Fermo restandoche esisteunapoesiache incoraggiae quasi prefiguracuree frequentazioni, senzaessere l'unica degnadi tanto, e che non basterebbe unavitaper entrarecosì insintoniaconi troppipoetiai qualisi lesinanoingiustamentelemezz'ore, bisognainfattisottolineareche l'attivazione proposta da Barenghi funziona con tutte le opere possibili,nessunaesclusa,mentrelasuarisentitapresadiposizione sembravamuoversinella direzioneopposta, verso un criterio idoneoa restituirealla poesia la sua identità e il suo valore:magari la raccomandata"idea di unadistinzione fra ciò che merita e ciò che non merita di essere ricordato". Perapprezzarelagrandeutilitàdel!'articolodiBarenghi, è necessarioprenderele distanzeda lui. Anzichémettersidallaparte del lettore,e denunciaregli abusi di una critica che millantacertezze di cui·farebbemeglio a vergognarsi,con la sua ripiccada amore non corrisposto,con il suo tuttoo niente e con la suafinale propostaconciliante,come un lettoreBarenghiscegliedi comportarsi e neppurecome un lettorequalsiasi, ma come quell'indispensabilecollaboratoredel funzionamentoottimaledellacomunicazioneletteraria che ben conosconopoeti e teorici e che, dovendocelodi solito immaginare,chiamiamo lettore ideale. Del lettoreideale,che conciliala nostraaspirazioneali'oggettività con la certezza del perfetto funzionamentodella letteratu- . ra e attribuiscequestaperfezioneal fattoche tutte le parti incausa si comportanocome lui nella manierapiù consequenziariae prevedibile, inBarenghisono il rimpiantoper una"centralità"di cui la poesianonha mai goduto, e che forse andavaespresso,anche in questa ottica, come l'esigenza meno compromettentedi giustificarnee conservarne il prestigio; la denuncia dell'illeggibilità di ciò chenon può essere lettocomepoesia e la conseguente decisionedipotenziarela letturaedi intenderlanel sensoestensivoche solouna sproporzionataaspettativariescea autorizzare; la produzionedelle condizioniche ristabilisconol'efficacia·della poesia, conuna mossaquasi altrettantomeccanicadel!~correzionedeglierroridi stampache è tutt'uno con la letturaveloce;la missione infinedi trasformarein una strategiarazionalele eventuali scelte reali compiute in questadirezioneda poeti e lettori o ereditate dalla tradizione. · Mentre quindi personalmente non sottoscriverei né il rimpianto, né la complicità indiscriminatamenteofferta allapoesia, né le aspettativesproporzionatedi Barenghi, trovo lo stessopreziosoil suo contributo,perché, infrangendola consegnadelsilenzio sul disagiodi tutti di frontealla presunta evidenza dellapoesia, chiama incausa ancora unavolta,e ce n'era bisogno,i santoni dell'idolatria poeticae i segugidella letterarietà,nonchéle loro più scaltriteversionicorrenti,e, controle semplificazioniradicali alle quali saremmo inclini in molti, ci costringe a ricordare che la poesiadella qualeparliamodeveessere all'altezza del suo 17

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