Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

presto conquistare-siamo menosicuridi Jamesonsullasuadestinazione: la visione privata in un "abitacolo" postmoderno è quellochemenoci serveper apriregliocchiaunarealtàspessosognatama ancora "senza nome". Lontano da Marx Edoarda Masi La letturadei primicinquecapitoli,pari a circa i quattroquinti del volumetto, è utile e gradevole: con intelligenzae fantasia FredricJamesonoffredel postmodernoun'immagine chiara,riccamentearticolata,taleda rendernecomprensibilela nozioneanche a chi (comeme) è per formazionecosì pocopostmodernoda non poter farea menodel quadro storicose vuoleche unoggetto qualsiasigli divengaintelligibile. Non solo Jameson rende conto del postmodernocome di un fenomenostorico,macollegae interpretail complessodei fattiartistico-culturalidesignati con questo nome alla presente fase di evoluzionedel capitalismomondiale.Il riferimento è soprattutto all'interpretazione che di quest'ultimo fornisceErnest Mandel: anche chi non la condivide, se proviene dall'ambito del marxismocriticosi trovacomunqueavvantaggiatodall'adozionedi un linguaggioe di categoriea lui familiari.I lettoridi questo tiposono utilmentecondottia rinunciare a resistenzee autodifeseconservatrici:il rifiutodell'evoluzionedellarealtàsimanifestaintutta la sua insensatezza;tanto più grave se esso viene oppostonel nomedi una identitàindividualeche sembraaver perdutocontorni e funzione. La conclusionesana e positiva di questaanalisi dovrebbeessere (e in parte è) che i fenomeni culturali,per quanto importanti e pregnantiessi siano,non si conoscono(enonsi trasformano)fino in fondo se non si collegano al mododi produzioneche più o meno direttamenteconcorrea determinarli.Tantopiù nellacontingenzapresente,quando la distinzionemarxiana fra basee sovrastrutturasembravenir meno non (come molti ritengono)per autonomia acquisita dalla sovrastrutturama per una crescente tendenzadellabase a cx_:cuparle'intero spazio:fino a che la sfera della cultura,nel sensopiù lato, si immobilizzae reificanellaspeciedi produzionedi "beni culturali"e di "comunicazione",equesti ultiminella speciedi merce, salvouna residuae ineliminabile loro funzioned'uso. Per chi si propongadi "trasformare il mondo" pare dunquepossibile,oggi, muoveredalla sfera dellacultura: soloperòse la si considerasferadi produzionedi mercie, a un tempo,strumentodi reificazione:riunendoinsédue caratteriche, nella formulazioneoriginariamarxiana,erano quelli bendistinti della "base produttiva"e dell'ideologia. Nel sestocapitoloJamesonpassadalladescrizionecriticaalle proposte praticheper un possibile usodella cultura, nel contesto postmoderno, in vista della trasfonnazione del mondo, Questa parte propositivami sembra non solo di tono inferiorea quaniG precede,ma insé debolee contraddittoria.Infatti si ipotizzadi riprodurre,nellecondizionimutate,il discorsodiMarxa proposito dello"sviluppostoricodello stessocapitalismoe il dispiegamento di una specificacultura borghese": "pensare questo sviluppo negativamente e insieme positivamente",ecc. Questa ipotesimi sembraprivadi fondamento,giacchénontienecontoche lapossibilitàdi "pensare...negativamentee insiemepositivamente"non è un cliché buonoa tutti gli usi ma il metodocol quale Marx conosce la "specificacultura borghese" e il rapportodi questacon la classeoperaiaconcepitaqualeantagonista-erededellaborghesia. ILCONTISTO Mi sembrainsommàcheJamesoilutilizziqui il pensierodi Marx come "modello", alla maniera meccanicisticadei marxisti dogmatici - quantomai lontani dallo stesso Marx. D'altra parte, pare contraddittorioipotizzare per l'ideologia del postmoderno un uso intrinsecamentefunzionaleal tipodi culturache proprioil postmodernohadisintegrato.Jamesoninparte sene rendeconto, ed è per questo che nella parte finale del libretto ci troviamodi fronteun discorsoche continuamenteaffermae nega,nondialetticoma quasi smarritonel sensoe nella direzione. A questa contraddittorietàcontribuiscel'incertezza nell'uso del termine- e del concetto- di ideo/ogia. Non sarebbeil caso di sottolinearlo,se la medesima incertezzanon fosse comunea ·molti,ideologie antiideol9gi,a partiredagli anni Sessanta.Dall'accezione marxiana(che non starò a ricordarequi: chi volesse averne nozione chiara potrebbe rivolgersi allo stessoMarx,per esempio nell'Ideologiatedesca) si è passatia qualcosadi nonben definito,a mezzofra teoria (inaccezione positiva), parolevuote (in accezionenegativa), dottrina (inaccezionenegativao positiva, a secondadei punti di vista).Ciascuno è libero,naturalmente, di usareun termineinquestao quellaaccezione:nondovrebbeesser lecitoperòsovrapporreaccezionirispettivamenteinco~patibili, né oscillaredall'una all'altra, nello stesso contesto. E quel che fapurtroppoJameson, per esempiodapagina 93 a pagina 97. Qui acquisisceil concetto althusserianodi ideologia, che a mio giudizio è nebuloso-dottrinarioe servesoload aumentarelaconfusione. DalladescrizionecriticadelpostmodernocheJamesonfanellapartemaggioree miglioredel librosarei indotta invecea riflettere su come sia possibile una sorta di "imitazione di Marx"dal presentecontestoculturalee in vistadel "cambiamentodelmondo", partendo dalla critica dell'ideol6gia (nell'accezione marxiana). Il capitalismocontemporaneonel suopensiero(enel suopensieropolitico)deve fare i conti conuna realtà che, in parteda esso prodotta, gli si rivolta contro; in terminiculturali, non rientra piùneipannidellavisionedelmondoborgheseottocentescadicui ufficialmenteancora si ammanta.Mi limiterò ad accennaresolo duepunti: lacadutadelmitodell'individuoisolato,conlafortissima esigenzaquantomenodi integrazionesociale (determinante, fra l'altro, dellarichiestadi decentramento);la presenzacrescente nel seno dellemetropoli dei popoli altri dai bianchi europeie delle loroculture. Il mito dell'individuo isolato è unodei luoghi d'apprododella civiltà borgheseche, nella distruzionedelle formemedioevali di aggregazione(villaggio e vicinato,grande famiglia, comune, corporazione,ecc.), in un unicoprocessoha portato alla disponibilitàdellaforza-lavoroinsingoleunitàparcellizzateeallaliberazione della coscienzaindividuale. Il rovesciamentodel mitocominciaquandol'individuo liberatone percepisce (sia pur confusamente)il carattereideologico:percepiscecioècomelasua liberazione (in quanto individuo) sia collegata indissolubilmente, nellaconcretezzastorica, ali' estremadisponibilitàdi sé (inquantoessere um@o)all'alienazione nelmercatodel lavoro.Unsimile rovesciamento, st dallo stato di disagio esistenzialeprocede versolapienezzadellaèascienzae versolarazionalizzazione,diventa un fattoreefficaceper la ri.,~llionecontro ilmodernoalienantesistemadimercato. La libertàpròci6•t~dalcapitalismogli si rivolta contro. Il passaggio dall'io individuale (borghese-moderno}aif-iò-,. sociale-collettivo,per quanto solo potenziale e in forme ancora ignote, è paventato dal moderno capitalismo perché rifiutando l'alienazionee lamercificazionecostituirebbecomunqueunasfi1 S

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