Una non-società senza Individui Alfonso Berardinelli La descrizione del Post-moderno che trovo nel saggio di Jameson (Garzanti) è nell'insieme abbastanza accettabile. Contiene un tentativo sensato di rendere conto di un fenomeno multiforme cercando di ridurlo ad una qualche unità concettuale. Jameson fa riferimento alla tradizione marxista, non evita categorie generali come per esempio "capitalismo". 11sottotitolo del suo saggio suona come una definizione preliminare, da specificare, è vero, ma anche chiaramente orientata: Il post-moderno,ovverolalogica culturaledel tardocapitalismo. Termini come questi ormai in Italia e nell'Europa continentale (Francia, Germania e zone d' influenza) faranno alzare le spalle alla maggior parte dei filosofi e dei critici. Già l'idea che si dia e possa essere ricostruita una "logica culturale" capace di fornire un senso relativamente unitario a fenomeni numerosi e vaiii, suonerà intollerabilmente desueta. Il marxismo circola solo, come è noto, in area anglosassone, dove non ha dovuto fare i conti con progetti e fallimenti reali di cambiamento "rivoluzionario" della società. Il marxismo non entra in crisi nei paesi in cui non viene mai sottoposto alla verifica o "falsi_fica"della lotta politica. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il Sistema non è stato messo in discussione né da partiti né da movimenti che si definivano comunisti e marxisti. Questa situazione ha permesso però che non si buttasse via tutta la tradizione marxista, para-marxista, neo-marxista o parzialmente ispirata al marxismo, come è avvenuto quasi da un giorno all'altro in Europa, dove il terrorismo è riuscito a farsi passare per la forma più coerente e rigorosa di marxismo e di cultura rivoluzionaria, diffamando e riducendo ad un misero scheletrino da buttare nella pattumiera una tradizione discutibile ma non così elementare come si vorrebbe far credere. Queste parole per giustificare l'esistenza di critici come Jameson e la terminologia che si ostinano a usare. Non solo il de-costruzionismo di Jacques Derrida si è trasferito negli Stati Uniti, ma anche qualche briciola di marxismo e di memoria della cultura europea la si ritrova più spesso al di là dell'Atlantico. Ormai solo gli Stati Uniti possono aiutarci a restare europei. Spesso le discussioni sul Post-moderno sono state caratterizzate da un 'inquietante vacuità. Si stava sbandierando una nuova e alquanto sbiadita filosofia artistica per giustificare e valorizzare fenomeni estetici di dubbio valore. O si mettevano in movimento ingenti masse d'aria post-filosofica o filosofica post-moderna, appunto. L'idea che la Modernità sia finita, in sé accettabile e difficilmente confutabile, tendeva a prendere un tono apologetico, vagamente dionisiaco, parodisticamente nietzscheano, come di chi dicesse: "Evviva, è morto mio padre!". (La metafora e il mito del parricidio non andrebbero presi troppo alla leggera. Non so se l'uccisione reale del proprio padre sia un'esperienza così liberatoria, mentre è facile immaginare che possa essere un 'esperienza tragica, di quelle che portano alle soglie della follia o della stupidità. Perché, se davvero di un padre si trattava, allora la sua uccisione comporta conseguenze incalcolabili e imprevedibili. Se non si trattava veramente di un padre, allora la sua uccisione sarà non meno sciagurata, oltre a provqcare una perdita irreparabile e distruttiva della coscienza di sé. Non aver saputo identificare il proprio vero padre è un errore senza rimedio, soprattutto se S\ accompagna a un delitto.) Parricidio e morte di Dio: perché la massa di intellettuali così addomesticati, garantiti e in tutto prudentissimi delle nostre soILCONTESTO cietà altamente sviluppate si intrattengono con queste favole tenebrose? Bisogna credere davvero che quel pacifico e bonario consesso di professori in trasferta, coperti da indennità di ogni genere, dotati di abbondanti fondi di ricerca, ben alloggiati, con la carriera in ordine e lo stipendio intoccabile, si siano veramente riuniti per comunicarsi le loro esperienze estremistiche? Stanno rompendo i ponti con il loro passato? Hanno ucciso i loro padri, hanno assistito alla morte di Dio? In realtà, non sembrano molto turbati dalle parole che dicono. "Dio è morto" è il punto di partenza. Ma il punto di arrivo è: "Solo un Dio ci può salvare". SgobbanÒ sui libri. E poi, così imbottiti di droghe filosofiche, fanno a pezzi, nero su bianco, l'intera Tradizione Occidentale, "dalle origini ai giorni nostri." Se mi chiedo che cosa può significare il termine Post-moderno, incontro anzitutto queste orge teoriche. Sembrerebbe una superficie di mare seminata di veri relitti. Ma è solo una tiepida piscina dove galleggiano bottiglie di plastica. La cultura critica e di opposizione degli anni Sessanta, con le sue intenzioni o illusioni globali, è probabilmente l'ultima manifestazione della Modernità. Era una cultura che tendeva a considerare la società come un insieme, come una struttura coerente, come un Sistema che la cultura e gli intellettuali, pur facendone parte, potevano considerare e giudicare a partire da valori e da un punto di vistarelativamenteesterni: un'idea di passato, un'idea di futuro, un'ipotesi di trasformazione radicale, un 'utopia estetica, morale e politica. Gli anni Sessanta sono stati, nelrapporto Cultura-Società, l'ultimo momento in cui la Modernità si è contrapposta frontalmente allo "stato di cose presente". La dialettica (termine della tradizione filosofica classica ancora molto usato in quegli anni) era una dialettica fra entità pensabili come distinte. La società poteva essere giudicata, insomma, dagli intellettuali: come depositari della cultura e dei suoi valori, dal punto di vista della cultura e dei suoi valori. In fondo, era secondario se questi valori fossero quelli dell"'alta cultura" o fossero negati cometali in linea di principio e riassorbiti in un'idea estremistica di opposizione e di lotta politica. Anche la negazione estremistica dei valori era una posizione culturale. Era un anti-valore che si opponeva allo stato di fatto. La distinzione e polarità tra/ atti e valori permetteva agli intellettuali, da soli o in gruppo, di considerarsi come uno spec_ialecorpo separato in grado di esercitare una funzione critica, di demistificazione o di progetto. Non è un caso che almeno fino alla metà degli anni Sessanta fossero all'ordine del giorno i discorsi sull'Industria culturale, sul suo potere di manipolazione, sulla sua natura "borghese", "capitalistica". 11fatto che la Cultura, tutta la cultura, tendesse a diventare Industria e Istituzione suscitava reazioni di allarme. Evidentemente si temeva ancora per la sua libertà e per il suo potenziale di utopia e di immaginazione alternativa.L'uomo a una dimensione di Herbert Marcuse fu una delle ultime formulazioni sistematiche di quest'idea. Era un libro classico di filosofia moderna ed era un pamphlet ideologico. In quel libro si vede nel modo più chiaro, a volte semplificato per ragioni di efficacia politica, come la Modernità (hegelismo, marxismo, freudismo, arte moderna utopica e avanguardie libertarie) potesse essere pensata come la più autentica depositaria della Grande Tradizione culturale, e luogo da cui guardare la stessa società moderna come Sistema sociale alienato. I valori venivano distinti dai fatti e contrapposti ad essi. La realtà veniva considerata come una costruzione artificiale, come un feticcio da smascherare. Quando la critica dell'ideologia, la Kulturkritik, la distanza. della cultura e degli intellettuali rispetto alla cultura come industria e istituzione tramontano, allora ha inizio il Post-Moderno. Il 11
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