Linea d'ombra - anno VII - n. 38 - maggio 1989

MAGGIO 1989 - NUMERO38 LIRE7.000 mensile di storie, immagini, discussioni

.. RE.TE.ITALIA _P_R_E_S _E_N_T_· _A A SILVIO BERLUSCONI COMPANY ERREPRODUZIONRI,ETEITALIAL,ESFILMSARIANEC, URZONFILMS presentano unfilmdiJERZYSKOLIMOWSKI prodottodaANGELORIZZOLI TIMOTHYHUTTONN, ASTASSJKAINSKI,VALERIAGOLINO lil ACQUDEIPRIMAVERA (TORRENTOSFSPRING) RETEITALIA presenta unfilmdiLINAWERTMOLLER PIERADEGLIESPOSTI lil ILDECIMOCLANDESTINO (TOSAVENINE) conDOMINIQUSEANDA MAUROBERARDIM, ARIOeVITTORIOCECCHIGORI,RETEITALIA presentano ROBERTOBENIGNIW· ALTERMATTHAU ILPICCOLDOIAVOLO (LITTLEDEVIL) direttodaROBERTOBENIGNI conNICOLETTBARASCHIe,conlapartecipazionsteraordinaria di STEFANIASANDRELLI MEDUSADISTRIBUZIONE presenta MERYLSTREEP• SAMNEfLL lil A·CRYINTHEDARK regiadiFREDSCHEPISI unaproduzionGe OLAN-GLOBUinSassociazione conCINEMAVERITYLIMITED -FE~TIVAINLTERNATlijNDAULFILM Sélection Officielle Uncertain regard Qùinzaine des Réalisateurs Sélection Officielle MILANO: 20093 Cologno Monzese Viale Europa, 48 - Tel. 02-2102.1 ROMA: Viale Mazzini 9/11 Tel. 06-316541/2/3/4 NEW YORK: 757 Thlrd Avenue NY 10017 - Tel. 212-8385834 llx 623691 RETE 1T- Fax 6-6799755

Direttore: Goffredo Fofi Direzione editoriale: Lia Sacerdote Collaboratori: Adelina Aletti, Chiara Allegra, Enrico Alleva, Isabella Camera d'Afflitto, Giancarlo Ascari, Mario Barenghi, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Paolo Bertinetti, Gianfranco Bettin, Romano Bilenchi, Lanfranco Binni, Franco Brioschi, Marisa Caramella, Cesare Cases, Roberto Cazzola, Grazia Cherchi, Francesco Ciafaloni, Luca Oerici, Pino Corrias, Vincenzo Consolo, Vincenzo Cottinelli, Alberto Cristofori, Mario Cuminetti, Peppo Del Conte, Stefano De Matteis, Riccardo Duranti, Bruno Falcetto, Marcello Flores, Giancarlo Gaeta, Fabio Gambaro, Piergiorgio Giacché, ,Aurelio Grimaldi, Giovanni Jervis, Filippo La Porta, Gad Lemer, Stefano Levi della Torre, Marco Lombardo Radice, Marcello Lorrai, Maria Madema, Luigi Manconi, Danilo Manera, Bruno Mari, Edoarda Masi, Roberta Mazzanti, Paolo Mereghetti, Santina Mobiglia, Maria Nadotti, Antonello Negri, Cesare Pianciola, Gianandrea Piccioli, Bruno Pischedda, Oreste Pivetta, Giuseppe Pontremoli, Sandro Portelli, Fabri:Aia Ramondino, Alessandra Riccio, Fabio Rodriguez Amaya, Paolo Rosa, Roberto Rossi, Franco Serra, Marino Sinibaldi, Joaqufn Sokolowicz; Piero Spila, Paola Splendore, Antonella Tarpino, Alessandro Triulzi, Gianni Turchetta, Emanuele Vinassa de Regny, Itala Vivan, Gianni Volpi, Egi Volterrani. Progetto grafico: Andrea Rauch/Graphiti Ricerche di segreteria: Carla Rabuffetti, Barbara Galla Relazioni pubbliche: Miriam Corradi Esteri: Regina Hayon Cohen Produzione: Emanuela Re HaMo contribuito alla preparazione di.questo numero: Pasquale Alferi, Franco Cavallone, Camilla Cedema, Marco Ceruti, Vanna Daccò, Rina Disanza, Giorgio Ferrati, Carla Giannetta, Giovanni Giovannetti, Fabiàn Gonzales Negrln, Barbara Lanati, Grazia Neri, Andrea Pedrazzini, Pietro Polito, David Scher, le edizioni Sonda (forino), la direzione del cinema Anteo, lo studio Marconi e la Libreria Popolare di via Tadino 18 a Milano. Editore: Linea d'ombra Edizioni srl Via Gaffurio 4 - 20124 Milano Te!. 02/6691132-6690931 Distrib. edicole Messaggerie Periodici SpA aderente A.D.N. - Via Famagosta 75 - Milano Te!. 02/8467545-8464950 Distrib. librerie PDE - Viale Manfredo Fanti 91 50137 Firenze - Te!. 055/587242 Stampa Litouric sas - Via Puccini 6 Buccinasco (MI) - Te!. 02/4473146 LINEA D'OMBRA Mensile di storie, immagini, discussioni Iscritta al tribunale di Milano in data 18.5.87 al n. 393 Direttore responsabile: Goffredo Fofi Sped. Abb. Post. Gruppo ID/70% Numero 38 - Lire 7.000 Abbonamenti annuale: ITALIA: L. 65.000 da versare a niezzo assegno bancario o c/c postale n. 54140207 intestato a Linea d'ombra. ESTERO L. 90.000 I manoscritti non vengono restituiti Si risponde a discrezione della redazione. Si pubblicano poesie solo su richiesta. llNUD'OMBRA anno VII maggio 1989 numero38 IL CONTESTO 4 6 10 17 23 Marino Sinibaldi Oreste Pivetta Alfonso Berardinelli, Francesco Binni, Edoarda Masi Nicola Mero/a Joaqu{n Sokolowicz L'impotenza verde Questione di ticket Opinioni sul post-moderno Critica e poesia, nientedimeno Peronisti, radicali, militari ... RUBRICHE: Confronti (L. Manconi su due libri sul movimento ecologista in Italia a pag. 5; P. Bertinetti su I versi satanici di Salman Rushdie a pag. 20; F. La Porta su La mente estatica di E. Fachinelli a pag. 32), Antologia (le risposte di J. D. Salinger ai giudici sul diritto alla privacy, a cura di V. Barbero a pag. 8; Teatro alla finestra, un racconto di Jlse Aichin,ger a pag. 33), Cinema (P. Spila su Sorgo rosso di Zhang Yimou a pag. 22), Musica (G. Borella eM. Lorrai su Saluzzi, Machado Soares, Steve Reich a pag. 27), Lettere (RA. Cimmino sul centro di produzione culturale degli immigrati a Berlino a pag. 27), Letture (G. Foji su K. Reschke, C. Sereni, L. Fiedler, I. Berlin, I. Spiegelman, G. Perec a pag. 28), Immagini (D. Mormorio su Irving Penn a pag. 30), Promemoria a pag. 34. POESIA 52 67 STORIE 41 57 75 DerekMahon Ernst Jandl Zhang Xinxin, Sang Ye JeanRhys Tahar Djahout, Rachid Mimouni, Didier Daeninckx INCONTRI 70 Emilio Tadini SCIENZA 65 Raymond Queneau Poesie a cura di Giovanni Pillonca Poesie a cura di Margit Knapp Gente di Pechino à cura di Maria Rita Masci Temps Perdi Tre racconti sulla Parigi-Dakhar Tragico è comico a cura di Gianni Turchetta L'aritmetica per tutti SAGGI . 37 Norberto Bobbio Pace o libertà? Introduzione al pensiero di Giinther Anders 26 Gli autori di questo numero La copertina è di Margherita Be/ardetti. Questa rivista è stampata su carta riciclata.

ILCONTESTO L'impotenza verde Un movimento e le sue contraddizioni Marino Sinibaldi Il paradosso di questa fine secolo sarà probabilmente questo: tutti sapremo quale è il Problema, la Questione Capitale, il Nodo Decisivo; nessuno avrà Metodi, Sistemi, Soluzioni. È lo scenario dell'Impotenza verde. Una nuova sensibilità che si diffonde e ha grandi potenzialità, rischia di smarrirsi, soffocata sotto il peso di due schiaccianti contraddizioni. La prima è la sproporzione tra l'entità del disastro e ciò che viene fatto (ma forse addirittura ciò che può realisticamente, concretamente.essere fatto). È stato già notato come certe grida allarmiste (Dieci anni di tempo per salvare il pianeta! Senza r Amazzonia moriremo soffocati!) abbiano effetti ambigui. La recente notizia secondo cui la normale radioattività delle mura domestiche rende la permanenza nelle proprie case più pericolosa di qualunque soggibrno in zone inquinate, mi sembra esemplare: che cosa possiamo farci, come dobbiamo reagire, che tipo di rivendicazione o issue (per usare termini cari alla politologia ambientalista) possono realisticamente, concretamente innescare informazioni del genere? Rischiano di disarmare più che di provocare. Sembrano invitare alla rassegnazione più che alla ribellione. Ma certo i cittadini milanesi che il pomeriggio di un sabato dello scorso gennaio, in presenza di dati di inquinamento prossimi al disastro, hanno bellamente ignorato l'invito a rinunciare all'automobile almeno per lo shopping, a modo loro hanno risolto il dilemma; in perfetta · coerenza con l'immortale motto italico "Me ne frego" verrebbe da dire. E c'è poco da essere campanilisti, ovviamente: a Roma l'inarrestabile aumento del traffico privato ci sta trasformando tutti, patrizi e plebei, in un popolo di lemming, Ma il fatto che .-Ar , i / .J ', l . ~ " .., ~-· proprio la metropoli lombarda così civile, evoluta, "di siniDa un quadro di Mario Schifano stra" (e anzi ora ròsso-verde) abbia dato prova di una tale pacchiana indifferenza dovrebbe colpire: la sproporzione tra una sensibilità accertata da infiniti sondaggi e i comportamenti concreti è evidentemente incommensurabile. L'indisponibilità ad abbandonare l'oltranzismo consumista, questa peculiare cifra antropologica degli anni Ottanta, è ancora il nocciolo della questione, lo zoccolo duro dell'inquinamento. Eppure bisogna capirli, quegli irrefrenabili automobilisti milanesi. Di fronte a una situazione così drammatica, a pericoli che spuntano ovunque (le case, i mari, là terra, lo spazio), ad allarmi che arrivano da ogni lato (l'Amazzonia, l'Antartide, il fiume sotto casa, i freni della propria auto), ci si sente come il messaggero di cui parla Kafka: tutti i suoi sforzi sono inutili, il mesSilggio che l'imperatore morente gli ha affidato non raggiungerà mai il 4 destinatario. Perché il messaggero non riuscirà mai a liberarsi dalla folla che-lo preme; e anche se così non fosse, non arriverà mai alla scala; e comunque mai raggiungerà i cortili; e in ogni caso c'è la città enorme, davanti a lui, e poi il mondo intero ...: "mai e poi mai potrà avvenire". Rinunciare perun giorno all'automobile sarebbe come scendere uno, uno solo di quei gradini: nulla di più ingenuo, illusorio, vano, devono essersi detti i kafkiani automobilisti milanesi. L'apologo di Kafka è molto suggestivo, ma nelle nostre condizioni suona un po' falso. È più "pertinente" un altro eroe letterario, Michele Strogoff: magari fingersi ciechi ma portarlo, il messaggio all!imperatore. L'unica etica possibile, in questi casi, l'unico comportamento che non ci renda complici della distruzione mortale, è quello del "come se": pensare e agire "come se" fosse possibile fare davvero qualcosa, provando a salvare qualcosa, intanto (se non altro se stessi e la propria coscienza, anche se sarebbe troppo poco). Sarebbe stato interessante di-scutere questo, nei mesi alle nostre spalle; e invece i giornali, nei giorni del "sabato ne,ro" milanese, erano pieni di articoli preoccupati del "delirio verde" e del "risorgente antindustrialismo". Certo, dipende dal fatto çhe i giornali sono in mano al potere: il potere dell'au- ·tomobile, quello, ora un po' meno spudorato, del nucleare, quello sempre arrogante della carta stampata; la voce degli opinionisti evergreen (Giorgio. Bocca) o emergenti (Angelo Panebianco) insorge compatta, appena appaiono minacciati i grandi miti del nostro tempo (lo Sviluppo, i Consumi...). Maladebolezzaculturaleepolitica dei verdi italiani ha permesso che questo avvenisse, per così dire, senza opposizione. E che nel senso comune la piatta e banale percezione di questa sproporzione- le dimensioni della tragedia ambientale e quello che si può fare - finisse per divèntare il più grave ostacolo all'allargamento della coscienza ecologista (oltre che un comodo alibi, naturalmente). E invece - sarà per un difetto di prospettiva o solo la scelta di un terreno più facile da affrontare- la sproporzione che ha agitato le acque del variegato universo ecologista è un 'altra: quella tra le possibili dimensioni del movimento, la sua natura, i suoi valori e la sua ormai piuttosto stabile rappresentanza politico-istituzionale. ("Linea d'ombra" si ,è già occupata di questo aspetto della questione ecologica. Perché molti di noi sono vicini al movimento e anche alle liste verdi. Ma soprattutto perché lo sviluppo e le difficoltà del movimento verde in Italia sono rivelatori della situazione culturale - in senso lato, anche di cultura po-

Due sguardi non neutrali Luigi Manconi Per una volta, l'ingresso di un movimento - parlò di quello verde -nella sfera istituzionale non ne ha determinato la crisi e tantomeno il declino. Anzi: i verdi continuano a frequentare le urne elettorali e a trovarvi consensi crescenti e créscente legittimazione. Il caso più recente è quello delle elezioni in Trentino SudTirolo: qui si è visto come le sfide più "audaci" sembrano le più congeniali a queste formazioni: qui - dove vige un sistema che evoca l' apartheid - la prova elettorale hainisurato l'apprezzamento dei cittadini verso valori come la convivenza e lo scambio culturale, la solidarìetà interetnica, il rapporto collettività-ambientetradizione. ·Valori "immateriali", di difficile quantificazione e negoziazione, si traducono in un programma capace di conseguire successo nella competizione elettorale maggiormente focalizzata, in apparenza, su poste in gioco le più concrete e tangibili (impieghi, disponibilità di servizi, risorse economiche). È il segno del singolare paradosso dell'ambientalismo: il fatto, cioè, di richiamare idee e opzio- • ni estreme e radicali (la sopravvivenza, i limiti dello sviluppo, l'equilibrio tra le specie e lanatura ...) e il volerle-doverle- "trattare" dentro la gabbia ~- gusta della politica, con le sue regole, i suoi apparati, le sue compatibilità. Due libri recenti affrontano proprio questa dimensione, pragmatica e ruvida, della politica verde. Entrambi portano il !lledesimo sottotitolo: Il movimento ecologista in Italia. Il primo, a cura di Roberto Biorcio e Giovanni Lodi (La sfida verde, Liviana Editrice 1988, lire 20.000)prende inconsiderazione l'aspetto organizzativo· della politica ambientalista, con particolare attenzione per la storia, le strutture, le forme di azione di alcune associazioni nazionali; quindi, un caso concreto di sviluppo della militanza verde (Milano); e, infine, l'analisi - per la prima volta condotta con una certa sistemac ticità - dei risultati elettorali delle liste ambientaliste. Ilsecondovolume;/solenell' arcipelago, di Mario Diani (Il Mulino 1988, lire 30.000), disegna l'intera mappa dell' ambientalismo italiano, analizzando in particolare tutti gli elementi di novità e originalità - rispetto alle forme tradizionali di azione e organizzazione politiche, e anche rispetto alle esperienze tedesca e inglese - che il movimento verde rivela. E questo mi sembra anche il punto essenziale (e unificante) di questi due libri: in essi si parla di soggetti nuovi e di temi originali, utilizzando strumenti di descrizione e di "misurazione" sociale non convenzionali. I riferimenti utilizzati, la letteratura scientifica citata, ma anche lo stesso punto di vista con cui si affrontano e - ancor prima - "si guardano" i fenomeni in questione, sono, volenti o nolenti (qui, direi, volenti) diversi; diversi, innan- · zitutto, dall'apparato classico dell'analisi politico-partitica. E c'è un motivo: i fenomeni di cui si parla, per un verso, sono relativamente recenti e, per altro verso, vivono una esistenza in larga parte sommersa, sotterrane;i., latente. Lo scienziato· sociale che voglia indagarli deve essere paziente e curioso, un po' palombaro e un po' certosino. Per coltivare queste doti è necessario - anche se la cosa può scandalizzare i puristi - metterci un po' di passione e, addirittura!, di partecipazione. I due volumi in questione rivelano che lo sguardo degli autori non è neutrale né asettico rispetto alle tematiche ambientalistiche e alle peripezie dei movimenti che vi si ispirano. Ma non mi riesce assolutamente di considerarla una colpa. IL CONTESTO liùca-del nostropaese.) Ame sembrache tra le due sproporzioni - quella esterna, "sociale" e più drammaùca tra il disastroe i mezzi per combatterlo,e quella internaal movimentoverde-ci sia una forterelazione.E che in realtà laconfigurazionechehaassunto il movimentoverde in Italia e gran parte dei suoi limiù dipendono dalle condizioni in cui opera: un paese che in nome di una miseria ancora ritenuta troppo poco lontana nel tempo e nello spazio, pretende di conciliare all'infinito ecologia e consumi, senza scelte né rinunce. Forse questo è un dato caratteristicodell'intera ideologiaoccidentale e sta dietro le lacrime di coccodrillo per l'Amazzonia, le balene, l'Alaska e via dicendo. Ma sicuramente se c'è oggi un'Ideologia Italiana, di questo essa è fatta: di molta paura per l'ambiente e insieme di un autenùco, ossessivo invasamento consumista. La rinuncia a una battaglia in questa direzione ha indebolito la radicalità del movimènto verde. E il fatto che un movimento verde minimamente diffuso e organizzato sia nato in Italia solo dopo la sconfittadella sinistra -e anzi si sia sviluppato anchecome segnale e approdo di una fuga dalla sinistra - ha contribuito non a esaltare ma a isolare le tematicheecologiste in un modo chenonèaccadutoaltrove(nelmovimentotedesco,peresempio). A suggerirequesteconsiderazioni c'è anche unepisodiodiattualitàpoliùca: latenaceresistenzaoppostadall'apparato verdeai tentaùvi di allargare le liste ecologiste in una direzione più apertamente e complessivamente"alternativa" (la parola è screditata ma non ce n'è di migliori). Non so se peri lettori di "Linea d'ombra" si deve riassumerela quesùone - del resto tutt'altro chedefinita, al momento in cui scrivo. Quello che pjù impressionasono le moùvazioni davvero desolanti e sconcertanù con cui le figure più autorevoli del movimento e soprattutto del gruppoparlamentare respingono le proposte di rifondazione delle liste.Da un lato - quello, diciamo così, meno nobile - viene evocato lo spettro di un gigantesco riciclaggio di esperienze poliùche fallite (i radicali, gli extraparlamentari, i vari estremismi di sinistra). Ora, che qualcheex extraparlamentareattualmentedeputatoverde paventi il sopraggiungere (la concorrenza?}di altri ex extraparlamentaripuòsembrare solounesito-divertente o penosodella ex sinistraex extraparlamentare.Mapoi non è il riciclaggio una parola chiave dell'azione ambientalista?O forse quelli poliùci sono gli unici rifiuti non riciclabili? C'è poco da scherzare, naturalmente.Perché nella capacità di rimescolare senzapregjudizi storie ed esperienze, collocazionie scelte ideologichesi gioca la vitalità del movimento verdee delle sue liste. Apartire dal rimescolamento(e sì, riciclaggio)magari piccolo che le "liste arcobaleno" determinerebbero. D'altro lato-ed è l'aspetto più importantee piùpreoccupante - viene continuamente agitata la necessità di non indebolire l'idenùtà verde, la centralità della tematica ambientale. È un timore manifestamente infondato, se persino il congresso di quello che un tempoera o si chiamava il "partitooperaio" metteormai laquestionedel lavoro-ossia la "centralitàoperaia" chenelmovimento verde italiano è vista come l'avversario che contende la leadership della"centralità ambientale" -all'undicesimo posto, come lamenta il Molotov di Staino. Se ce ne fosse bisogno,proprio il congresso del Pci ha mostrato come la centralità ambientale nonè più un'esclusiva del movimentoe delle liste verdie non può più dunque funzionare come unico, esaustivo elemento di identità. Anchedal punto di vista elettorale, è probabile chei verdi perderannoprima o poi quella sortadi rendita di posizionederivante dal fatto che sono statj gli unici, per molti anni, a mettere l'ecologia al primo posto. La parte organizzata del movimento verde se111brraeagire mostrando di aver rapidamente contratto tutti i vizi della Politica: leaderismi, gelosie, ambiguità e tra5

IL CONTESTO sformismivari.Conmanifestazionipersinogrottesche:si vedail panicodiffusonel gruppoparlamentareogni volta che si sollevano le apparentementeformali questioni della rotazione e di un possibile utilizzocollettivo degli stipendiparlamentari. Ma è soprattuttomettendoinsiemealcunerecentipresedi posizione(sullaquestionedelle liste, anzitutto,ma anche sul!'aborto e in qualchemodo sulla legge contro la violenza sessuale)che losbandamentoapparefortee lacrisiprofonda.Dietrononc'è solo la questioneelettorale che comunque, secondo tradizione, fa sempre letteralmenteperdere la testa.C'è soprattuttoun' insufficienza culturale che è collettiva, del movimento e non solo dei suoi vertici, e si esprime nell'incapacità a cogliere un datodecisivo: la questioneambientale è oggi in Italia il centro di una più vasta questionedi democrazia (anchequi le parole sono logoree imprecise; e anche questo significa qualcosa). Che riguarda la possibilitàdi affrontarei problemidellafinedel secolo-l'inquinamentomaanche la multirazzialità,la tossicodipendenza,la criminalità diffusa, i nuovi conflitti politici e sindacali e soprattutto le varie formedi marginalità,devianzae disagio sociali,civici, metropolitani- allargando la partecipazionealle decisionie la solidarietà,estendendo i diritti individualie collettivi,operando ogni volta:con principi e metodi tollerantie non violenti.Senza unosforzopoliticoe culturale inquestadirezionenonavràprestosensoné ilrossoné il verde(enemmenol'arcobaleno).Rimarrà solo il pragmatismodecisionista che può mostrarsi interessato ad alcune rivendicazioni ecologiste (lo stop alla caccia, per esempio). Ma che è strategicamente nemicodi ogni democrazia ecologica. Qui non si tratta di spezzare dunque l'ultima lancia a favore delle liste arcobalenoquanto piuttostodi partire da questavicendaper individuarealcuni limiti dei verdiitalianie provare(fraternamente,comesi dicevaun tempo)acombatterli. Il timore"diappannare,nell'alleanza con il vecchio,lanovità di cui l'ambientalismo è oggiportatore" (GianniMattiolisu "Raggi") è per buona parte infondato.Nuovo e vecchionon sonomai così rigidamenteseparati, purtroppo(oper fortuna);e il cattivonuovononè sempre miglioredel buon vecchio. Ma cos'è poi il vecchiopaventato dai verdi?La sinistrain Italianon esistepiù. Non esisteun tessuto di convinzioni, idee e progetti che unifichi gruppi, partiti, gruppi, individui.I comunisti cessanovistosamente,clamorosamente di essere tali non solo in Italia ma anche in Polonia·eUngheriae domaniinUrss e dovunque. La tigre sarebbe,comunque, di cartae nonc'è nullada temere.Piuttosto,sullemaceriedi vecchi schemi che i verdi per primi hanno contribuito ad abbattere, c'è da provarea costruire qualcosacon quelli che non sono rassegnati alla distruzionedell'ambiente per opera dei profitti e dei consumi(dei padronie dellemasse)così comenon si adattanoalla sconfittacampaledell'idea di uguaglianza,al trionfodell' individualismoproprietario, all'affermazione del principio di punizione dei deboli (galeraper i drogati, ticketper i malati,anatema socialeeobiezionipersecutoriecontrole donneche abortiscono). C'è da provarea collegaree "valorizzare",intornoallapiùgrave, epocale e sentita delle emergenze, quella ambientale, le piccole ma decisiveemergenzeche formano la vita di ciascuno. Qui le duesproporzioniche soffocanola coscienzaecologista si fondono.E allora il movimentoverde ha un senso solose ha il coraggiodiprovarea ridareallagentecomunelasperanzachenon è destino finire schiacciati tra le "titaniche" dimensionidell'inquinamentoe lapropriacattiva coscienzadi contribuirviconogni gesto, sceltaeconsumo,di nonaverealcunpotere,possibilitàe libertà di sottrarsial perversomeccanismoper cui il popolo inquinato è il popoloinquinatore.E chesipuò salvaredallaresaali' impotenza il verdeche ormai è in tutti noi. Questione di ticket Lo stato sociale non è più di moda ... Oreste Pivetta C'erano le societàdi mutuaassistenza,che erano leespressioni di un socialismoumanitario.Da lì nasce la cassa mutua,"forma di assicurazionevolontaria od obbligatoriaper certe categorie di persone,chepredisponel'assistenza sanitaria incasodi malattia". Si riduceprestoa mutua, semplicemente,da cui:pagarela mutua, mettersi in mutua, medico della mutua. Tutto viene riferitodagli italiani,vittimedellamutua,inpuntadi ironia.Così,nel1'abitudine, la definizioneoltraggiosadi mutualistasi trasferisce altrove:unportieredellamutuaè ad esempiounnumero 1che incassa tanti gol. Mutua, anchenelle accezioni più recenti di Saub e di Usl.(le sigle,si sa, sonolasintesidi modernitàedefficienza),significaattesa e quindi pazienza, che è la virtù dei poveri. La mia trentennaleesperienza di mutue comincia appuntoin coda, inunambulatorioricavato inunapalazzinadi duepiani,con una lunga scalad'accesso, di mattonirossi, in un quartieredi casepopolari,dibel gustomedioeval-popolare.Nellapalazzinac' erano i bagni pubblici, servizio per la collettivitàoperaia.La sala d'attesa era strettae peròaltissimae dal soffittolontanopendevano alcune luci fioche, che si spandevanofiacche contro le pareti verniciated'un giallo antico, che s'era perso nel tempoe nell'umidità. Addossateerano le solitepanchedi ferro lucidatedai sederi dei loroospiti che le occupavanoconmarcata compostezza, lemani solita(l!enteunite sulleginocchia, le spalleappenacurva6 te.Controilmuroeranoaltrepersonechenonavevanotrovatoposto, schiacciatee strette,perchél'ordine era: "nondisturbare".Ricordo lunghicappottie, più che il silenzio,vaghibisbigli,perché la mutua o il medico della mutuagodevano di una precisaautorità. Potevanoa quel punto fare di te quel che piaceva loro. Era sempre meglioche ti tenessero in simpatia, che ti vedesserodeferente e obbligato,e la voce bassa, che accennasse appenaagli interrogativie alleansie della attesa,risultavaunbel segnodi deferenza. Alla porta che s'apriva appariva un'infermiera che invitava "avanti il primo". Pochi minuti e il paziente si ripresentavaassestandosiil cappotto,annodandosipoi la cravatta, se era un uomo, e dando lui stesso la voceal secondodi turno.E poi via il terzo, il quartoeglialtri cheocchieggiavanoilpostovuotonellapanca e che lo raggiungevanocon la maggior cautela possibile,per non dar rumoridi scarpee segni di disordine.Oltre laporta,a vetri smerigliati,la stanzetta era nuda: una scrivania, un armadietto più alto con il ripiano inclinato sul quale l'infermiera adagiava il librettodella mutua aperto, due attaccapanni, il lettinodelle visite, un separé, forse un crocefissoappeso, la vetrinacon le medicine,le garze, il cotone idrofilo,le siringhenel bollitoremetallico. Sempreimmersi nello stesso colore, nella stessavernice consunta, nella luce più fredda ancora. Molti di quei silenzi si sonopersinegli anni.Non tutti. Le tra-

dizioni sopravvivono.Vedoancora i piùvecchibisbigliarecome unavolta Ecosì,viciniali' orecchiounodell'altro, si chiedonQse il medicoè arrivato,se è sempre Io stesso,se è giovane,seè bravo, se visitatantoo poco.Anche le attesesonorimaste. Le oredi chi attende non costanonulla alla Usi. L'appuntamentoè per le nove.Ma a quell'ora danno ':ia i bigliettiper l'ordine dellevisite. Bisognapresentarsiprima, moltoprima,altrimenti il numero è alto e la visitachissà quandoarriva.Magarisi resta fuorie bi- · sogna tom~e. Se il medicotarda,comincianoi sospetti: "Ma arriverà?",'!Equesto il postogiusto?".Capitachesiasbagliato,perché evitano in genere qualsiasi cartello, qualsiasi indicazione comprensibile.Poi non è detto che le visitedi neurologiasi faccianonel repartoneurologico.C'è solo il portiere:"Secondopiano, corridoioa destra".Ma il corridoioè lungocentometri, si affaccianotantep_orte.Tutteuguali.Qualesaràlapancagiusta?C'è lì unoseduto."Equi neurologia?"."E i biglietti? Li hannogiàdati i biglietti".Sedersi,allora, nonper unacertezza,ma per solidarietàcon l'unico chesiè giàarrischiato.L'unione fala forza.E soprattutto amministraun po' di consolazioni.L'argomento cade sullemalattie,suimaldi testae le insonnie.Coinvolgeparentilontani.Elenca i primi morti.Tragiche sofferenzesi mescolanoe si confrontano.A chi è toccato il peggio? Passa un'infermiera.Manco un'occhiata. Ne passa un'altra. Un vago accennodel primo arrivato,gli occhi bassi, in sintonia con un mezzo inC:_hino, per un permessodi parola. Sullapancasi accodano altri. "E il posto giusto". Alla terza infermierasi può chiederequandodarannoi bigliettidi neurologia.Allaquartauna domanda: "Qu~do viene il dottore?". Ma muore in gola. Alla quinta si osa: "E arrivato il dottore?". I numeri,cartoncinimillimetriciricavatidal retro di un blocnotes,conuna scrittaa mano, comincianoa girare.La porta si apre: "Numerouno". Viadi col- · po. Si prepara il secondo.Non c'è tempoda perdere.Tutti i mali del mondopiovonosulla scrivaniadel medico,che nonrisponde, aggiustaqualchecolpettoal ginocchiocon il martellettofreddo, prova la pressione,rimandaper lo più agli "esami", che trafiggono il paziente,comandatoalla ripetizionedegli stessigesti e delle stesseattese,perché subito,ovviamente,non si potrà fare nulla. Bisogneràtornareallo sportelloinformazioni,prenotarsi, ritrovarsi.Inordine.Adessoanche il ticket,cheè diventatalaparola inglesepiù conosciuta in Italia insiemecon "O.K.", "week end" e "look". La mutua funziona così. Anche peggio se, ad esempio, una donnaripetutamentedefinitadal telegiornale"barbona"puòperdersi in uno stanzinodi un ospedaleromanoe moriredimenticata. Oppure se nel corridoiocorrono i topi e nei corridoi ci sono i letti. Però la gente tace. Tuttalpiùbisbiglia. Ma tra di sé per non offenderenessuno.Meglio il letto nel corridoiocon i topi.Poi, chissà, un altroposto la suoraglielo trova.Se farà il bravo.Sulla sedia si accumulano il bicchiere, la mela, una rivista, il fazzoletto,i kleenexeunpacchettodicaramelle.Sotto,accantoalleciabatte, la bottigliadell'acqua minerale.Più in là la valigia. Si risparmia sul ticket. La degenza così gliela scontano. Come una mezzapensione.In fondoè un privilegiato.Nessunogli nega le cure, che sonola ragioneper cui è lì. Risparmiasul letto.Cinquemilalireapensionecompletacon lemedicinegratissonounabuona sistemazione,anche se in corridoio. Il ticket è una benedizione.La si può mettereanche a questa maniera:chi ti dà tantoper così poco. Il ticketnascedaunamenzognacolossale:farcredereallagente che l'assistenza sanitaria è gratuita. Pagare qualche cosa, di questi tempi, non sarebbe arbitrario. Lo stato sociale non è di moda. Purtroppo invecela mutua si paga tutta ed è carissima.Ogni mese nella busta paga c'è la trattenuta.Adessopaghi due volte. Oppurerinuncial ricovero,agli esami e alle medicine,di cui fino a ieri eri così goloso.Quando la primavoltaproposerola tasIL CONRSTO sa sullemedicinespiegaronoche nonsi trattavadi rastrellaresoldi in qualchemodo,dal momentoche lo stato italianononera in gradodi far pagare le tassea chi doveva.Spiegaronoinveceche si volevacolpireun abusopericoloso,ricondurrealla ragionegli italiani,disintossicarlidopo tanti zeppelin,cibalgine,cebion,zerinol, polanase, vitupin, enichin, polarin ingurgitate, inalate, iniettate.I consuminon diminuirono.L'italiano capiscee siadatta. Per la salute,prima di tutto.Non rinunciaalla speranzadi benessereche unapillola racchiude.Glielohanno fattosemprecredere. Soprattuttononc'è medicodellamutuache nonsi rifuginei ghirigori miracolosidi una ricetta schizzatagiù, più velocedel vento. Le farmacieprosperano.Sfilanosuibanconi,oltre i banconi, nelle scansie,nei caroselli televisiviscatoleche ridannola felicità. la memoria,e i capelli. Anche in farmacial'italiano entra con deferenza,perchédi frontec'è un dottore.Persino il tossicomane, in cerca di siringhe e acqua distillata, parla sottovocee chiede "per favore".L'ordine lo rispettanotutti, anche chi sembrerebbepiù dispostoa trasgredirlo.Forse sono ancora là a credere, con i lorosoldi inmano, di ricevereun regalo, toccatidaun privilegioche non capita in nessunaaltra parte del mondo. La signoraThatcherspiega infattialla televisioneche i regali nonsi devonfare.Prodivendetutteleaziende pubblichein saldo. Lo Statoaccumulamiliardidi debiti. I bot e cct governano il paese. Romiti accumulasuccessi. De Benedettiaccumulaazioni e giornali.La Sanitàa chi finirà?ForsedivisatraCl e Ligresti.Si dicevaunavoltacherappresentavaqualchecosadi troppoimportante perchépotesseessere affidalaai privati, perché così a guidarla sarebbestata soltantola leggedel profitto.Ma lo Statosi è messo sullo stessopiano. Più esami, più medicine,più ricoveri, tuttiormaipagati,sonopiù tasseincamerate,conunacertezzache l'altro prelievofiscalenonpuò dare.Paganotutti allo stessomodo. Non ci sonoaccertamentisul reddito:non servono. Lagenteè tornatainpiazzaperprotestareedè sembratounmiracolo.Chi, tra i più giovani, potevaricordareunamanifestazione?Qualcosa è cambiato,qualcosaè rimasto.Ma,per paradosso, il ticket è diventatoun atto di verità, non solo di ingiustiziao di vigliaccheria.Nessunopotrà più far credereche l'assistenza sanitariaè gratuita.Ma nessuno,dal momentoche paga,dovràpiù rimanereinsilenzioinattesaperoresedutosuunapancainunlungocorridoio.Nessuno,neppurel'ultimodellafila, rischieràdivedersichiuderelosportelloinfacciao di sentirsirimproverareperché mancauna firma.Ladignità in fondogli è dovuta.E anchela facoltàdi parola,facendosisentirecomevuoleundirittocomprato alla lucedel sole, senzadiscriminazionidi classe. Con unaricevuta in mano. Foto di Marino Giardi (Effige). 7

IL CONTESTO LETTERE la privacydi J. D.Salinger. Un"caso"letterario e giudiziario Valentina Barbero Il mito di Salinger è quello della torre d'avorio: considerato guru e profeta dal suo primo pubblico, dal 1953 vive in isolamento e alla ricerca dell'anonimato sulla collina di Cornish, un paese del New Hampshire, lontano da New York, dove era nato nel '19 e da dove era fuggito mentre stava per pubblicare il suo primo e ultimo romanro, The Catcher in the Rye ( 1954, trad.it.1/ giovaneHolden, Einaudi 1961). Avéva già dato alle stampe una trentina di racconti brevi, ma il successo arrivò con il Catcher, parabola delle frustrazioni di un adolescente .nel mondo degli adulti, uno dei romanzi americani più venduti del secolo, dei cui diritti d'autore Salinger vive ancora oggi. Al successo dilagante ·eglirispose negandosi al pubblico che lo acclamava, chiudendosi nell'isolamento e nel silenzio. Ostacolò con ogni mezro le frotte di giornalisti, biografi e fans che periodicamente organizzavano vere e proprie spedizioni a Comish, nella speranza di strappargli qualche parola; e nelle poche occasioni in cui accettò di parlare, si espresse in difesa della propria privacy, che divenne per lui una vera e propria ossessione. Fece un solo errore: concedere a una studentessa sedicenne l'intervista che negava di continuo a prestigiosi giornalisti. Pur essendo · destinata alla pagina scolastica di un quotidiano locale, questa vi finì in prima pagina, presentata come prezioso scoop, dando a Salinger il colpo di grazia, che coincise con l'inizio del più ferreo isolamento. Da allora, egli ha rifiutato di ricoprire il ruolo di personaggio pubblico che gli sarebbe spettato di diritto, ha detto no all'adempimento dei presunti doveri sociali corollari della professione di scrittore e alle intrusioni del pubblico nella sua vita privata. L'unico canale di comunicazione che tenne ancora aperto con i lettori fu quello più importante, le opere. Il pubblico consumò voracemente le prime pubblicazi9ni successive al Catcher, la raccolta Nine Stories (1953, Nove storie, Einaudi 1962) e il volumetto Franny and Zooey (1961, Franny e Zooey, Einaudi 1963), che vendette 125.000 copie in sole due settimane e restò per · sei mesi in testa alla lista dei bestseller. Ma alla popolarità crescente, Salinger rispose diminuendo l'intensità della sua produzione e scrivendo opere sempre meno comunicative; non cercò di ripetere il successo del romanro seguendone il modello, ma seppe ascoltare la sua vena creatrice allontanandosi coraggiosamente dai gusti del pubblico. Da Franny in avanti i racconti di Salinger si fanno sempre più elitari, tendenti a escludere il grande pubblico per effetto di scelte formali di scarto rispetto ai modelli tradizionali e alle linee precedenti del suo a percorso narrativo, e di uno stile pesante, prolisso e manierato. Dopo il '65, data di pubblicazione sul "New Yorker" del lungo delirio epistolare Hq.pworth16, 1924, Salingernon pubblicò più nulla, scegliendo il silenzio totale nei confronti del pubblico. Un silenzio ormai leggendario, interrotto in due sole occasioni: nel 1974, quando rilasciò spontaneamente un 'intervista telefonica al "Ne~ York Times" per parlare in difesa dei suoi diritti professionali, violati da un 'edizione pirata dei suoi primissimi racconti, e nell'ottobre '86 quando, intrappolato nelle maglie di una rete da lui stesso tesa, è stato costretto per la prima volta a parlare contro la sua volontà. È stato infatti chiamato a deporre nel corso della fase preliminare della causa che aveva intentato al fine di bloccare la pubblicazione di una biografia indesiderata. Questa biografia era stata commissionata al poeta e critico letterario inglese Ian Hamil-. ton dalla casa editrice Random House nell' 83. Dopo aver constatato l'impossibilità di ricevere un aiuto da Salinger stesso, Hamilton aveva condottò approfondite ricerche, attraverso le quali aveva avuto accesso a numerose lettere private dell'autore, scritte anni prima e donate dai destinatari ad alcune biblioteche universitarie. Hamilton aveva fatto di tale materiale inedito la struttura portante del suo libro, citando o parafrasando a piene mani. Nel maggio '86 le bozze della biografia furono mandate ai recensori, e una copia giunse fino a Salinger, il quale si oppose immediatamente alla pubblicazione chiedendo, in nome della propria privacy e della proprietà letteraria riservata che aveva sulle lettere, di eliminare dal libro tutte le citazioni. Nonostante Hamilton gli abbia fornito, nel settembre, una versione riveduta, Salinger non ne è stato soddisfatto, ha portato l'intera questione in trib1D1ale,e ha vinto. Hamilton ha dovuto riscrivere il suo libro, uscito così con due anni di ritardo (conii titololnSearch of J.D. Salinger). Ma per ironia della sorte, chi più ha avuto da perdere in questa storia non è stato certamente Harnilton, autore di lD1 libro cui è stata fatta un'enorme pubblicità gratuita, bensì il povero querelante. Salinger è stato infatti costretto in primo luogo a depositare le settantanove lettere in questione all'Ufficio Copyright della Biblioteca del Congresso a Washington, dove chiunque può prenderne visione, e in secondo luogo a deporre come testimone davanti ai legali.della Random House. Così, il 7 ottobre 1986, Salinger ha dovuto recarsi a New York e rispondere, assistito dal- !' avvocato Marcia Paul, alle domande dell 'a~- vocato della difesa, Robert Callagy. L'interrogatorio è durato circa sei ore e la trascrizione occupa 227 cartelle, anche se buona parte di essa, per specifica richiesta degli avvocati, non può essere resa pubblica. Il testo è inedito sia nel nostro paese sia negli S tali Uniti, e lo stesso HamilÌon nel suo libro ne ha riportato solo un breve stralcio, ripreso in seguito dalla stampa. Contattando l'avvocato Callagy abbiamo ottenuto una copia del testo non protetto, composto da una settantina di pagine di cui offriamo _unascelta in traduzione. Sono pagine cruciali e pien~ di sorprese, in quanto contengono qua e là le risposte di Salinger agli interrogativi che da anni pubblico e critica si ponevano. L'avvocato Callagy infatti, cònscio dell'importanza del 'personaggio che aveva di fronte, ha fatto dell'interrogatorio qualcosa di molto simile a un'intervista, e appena possibile è uscito dal terreno specifico della causa per rivolgere al testimone domande personali, concernenti la sua vita privata e l' attività di scrittore. Salinger non ha potuto sottrarsi a .tali domande, pur rispondendo con grande reticenza e mantenendo un tono pUÌltigliosamente ironico, fingendo talvolta di non capire le domande e facendo il possibile perirritare Callagy. Si viene così a sapere che Salinger non si è mai privato del piacere di scrivere; nonostante in tutti questi anni non abbia più pubblicato e non abbia intenzione di farlo nemmeno in futuro; che continua a scrivere, e che non distingue più un racconto dall'altro, cosicché da più di vent'anni lavora a un unico, lungo scritto di narrativa. Al di là dei fatti di cronaca, già di per sé curiosi per come Salinget ne è uscito beffato, restano dunque le rivelazioni contenute nelle sue risposte. Nel mistero dello scrittore si ricompone il gioco fra i concetti di pubblico e privato: fino al '65 era tutto limitato al piano personale, Salinger rifiutava il ruolo pubblico e le intrusioni dei lettori nella sua vita privata, vivendo in isolamento; poi il privato si è insinuato anche · nelle opere, Salinger ha a mano a mano privatizzato il gesto della scrittura ed escluso così il pubblico da esso, fino alla scelta di scrivere solo per se stesso. Scrivere per lui non. è più una professione, ma un fatto personale. Non ha scelto dunque il silenzio, ma il privato. Scrive dal chiuso del suo studio di Cornish, e scrive "di" e "da" lD1 mondo privato ed esclusivo, alternativo a quello reale, in cui, attraverso un complesso gioco di identificazioni con i suoi personaggi (tutti membri di un'unica, ideale famiglia, i Glass), egli preferisce vivere. Un mondo in cui può trascorrere le ore a scrivere per il proprio piacere personale, per vivere e dare vita, completamente indisturbato, sènza preoccupazioni materiali, rimanendo unico lettore di se stesso. Ma lasciamo finalmente la parola a Salinger, attraverso le sintetiche risposte ai quesiti insinuanti dell'avvocato Callagy: e vedremo come, tra l'altro, le uniche risposte in cui egli si sia dilungato siano quelle in cui, per l'ennesima volta, ha parlato in difesa della propria privacy, proprio nel momento in cui la stava perdendo tanto platealmente.

(Jerome D~ Salinger contro Random House Inc e Ian Hamilton. Deposizione del querelante Jerome D. Salinger raccolta dalla difesa, in segui- . to ad ingiunzione, presso ,gli uffici di Satterlee &Stephens, New York, il giorno 7 ottobre 1986 alle ore 14.10 davanti a Donna Rogers, stenografo e pubblico ufficiale dello Stato di New York.) JeromeD. Salinger,querelante,chiamato come testimone dalla difesa, dopo aver prestatò regolare giuramento davanti al pubblico ufficiale Donna Rogers ha ~chiarato quanto segue: Vuole dichiarare nomee indirizzo perla messa a verbale, prego? Jerome D. Salinger, Lang Road, Cornish, New Hampshire: Signor Salinger, da quanto tempo vive a Comish? Da circa trent'anni. Attualmente ha un lavoro? No. Possiede azioni di qualche società ... No. (Avv.Paul)SignorSalinger,perchénon aspetta lafine della domanda? Non mi pare che l'avvocato Callagy l'avesse terminata. Ha abbassato la voce. Ha interessi in qualche società che pose siede i diritti delle sue opere letterarie? No. Signor Salinger, a qufJfL1orisale l' ulti- · ma volta in cui scrisse un'opera di narrativa per la pubblicazione? Non lo.so con esattezza. Negli ultimivent' anni ha scritto opere di • narrativa per la pubblicazione? Che siano state pubblicate, intende? Che siano state pubblicate. No. Negli ultimivent' anni ha scritto opere di altro genere per la pubblicazione? No. Negli ultimi vent'anni ha scritto della· narrativa che non è stata pubblicata? Sì. Può spiegarmi che tipo di opere di narrativa non pubblicate ha scritto? Sarebbe molto difficile.Narrativa come ne ho sempre scritta Ha scritto opere di lunghezza standard che non sono state pubblicate? Potrebbe riformulare la domanda? Che cosa intende per lunghezza standard? Pronte per la pubblicazione? Voglio dire racconti brevi, brani narrativi o articoli per rivista. . È molto difficile rispondere. Non scrivo in quel modo. Io inÌzio sempiicemente ascrivere, e sto a vedere cosa succede. Forse è più semplice rispondere a questo: vuole dirmi quali sono stati i suoi sforzi letterari nel campo della narrativa negli ultimi vent'anni? Posso dirle o voglio dirle? J. D. Solinger nel 1953. (Avv. Paul) Se può rispondere alla domanda, cerchi difarlo, in modo generico. Pen° so che l'avvocato Callagy stia cercando di stabilire in generale a che cosa lei abbia lavorato in questi ultimi veni' anni. Solo ad un'opera di narrativa. questo è tutto. È l'unica· descrizione che ne posso dare. Quando dice "un'opera di narrativa", intende un singolo lavoro anziché più di uno? Anche questo dà da pensare; non posso darle una risposta chiara. Un lungo scritto di carattere narrativo, questa è la definizione migliore. Questò lavoro è attualmente in forma manoscritta? Anziché? Anziché in forma frammentaria, su fogli sparsi. È molto difficile rispondere. La risposta è, in realtà, in tutte e due le forme. · Se ho capito bene, lei negli ultimi veni' anni ha lavorato a un'unica opera di narrativa? ·Non penso che si possa dire. È una cosa difficile, praticamente impossibile da defirure. Io lavoro sui personaggi; seguo il loro sviluppo, e vado .avanti da lì. Negli ultimi vent'anni ha stipulato un contratto con qualche editore ... No. ...riguardo a qualche opera che intendeva scrivere ... No. (Avv. Paul) Per favore, Signor Salinger, può attendere la fine della domanda prima di rispondere? Mi scusi. Negli ultimi veni' anni ha scritto qualche racconto breve per la pubblicazione? No. ( ... ) Può darmi una stima approssimativa dei diritti d'autore delle sue opere in stampa, rispetto al 1985? Direi un po' al di sopra dei 100.000 dollari. Se le chiedessi la stessa cosa rispetto ai dieci anni precedenti, sarebbe ali' incirca lo stesso? Sì, sono stati intorno a quella cifra per dieci anni, direi. ( ... ) IL CONTESTO Signor Salinger, perché no.nle è piaciuta la biografia? Non era autorizzata e ... non perché non fosse autorizzata. Era piena di ... Era un' appropriazione delle mie lettere, delle mie lettere private. ( ... ) Signor Salinger, le lettere che sono al centro di questa causa hanno per lei valore economico? No. Che vantaggi personali otterrebbe se le lettere o parti di esse 110nfossero pubblicate? Ne trarrei un importante senso di· privacy, di proprietà che credo sia mia Cosa intende per "importante senso di privacy"? Mi sembra molto chiaro: privacy vuol dire privacy. Le lettere sono rivolte ad un dato paio di occhi, ed a quelli soltanto. (Più avanti l'avvocato Paul spinge Salinger a tornare sull'argomento per rettificare la risposta negativa riguardo al valore delle lettere:) Vorrei spiegare che cosa intendevo dire. Non ho in progetto di fare nulla con le lettere che abbia valore economico, ma ammetto che agli occhi di certe persone, per il mci- · do in cui ho vissuto la mia vita. esse avrebbero effettivamente un valore economico ( ...) Ho vissuto lamia vita, fin dove sono stato capace, con un normale grado di privacy e, siccome diverse persone sembrano essere interessate a quel che è stata la mia vita privata. la mia corrispondenza sarebbe natural- . mente di loro interesse, e credo proprio che se vi mettessero le mani sopra la sfrutterebbero per trame profitto. ( ... ) Ha lasciato a qualcuno istruzioni perché distrugga i suoi scritti non pubblicati? No. . . Ha mai dato a nessuno istruzioni del genere? . sì. Se ci ho mai pensato, o se le ho mai date? Ha mai dato ... No. Ha mai pensato ... Me ne sta venendo l'idea proprio adesso, È la prima volta che le ;engono simili idee? Ci sono stati altri sfruttatori nella mia vita Chi sono stati? • Ora non me ne ricordo.,Ce ne sono stati troppi. Ricorda il nof11i!di qualcuno di questi sfruttatori? No. Che cosa cercano di sfruttare?' Non glielo so dire; sono loro che sapreb- . bero dirlo. Qualcosa legata a lei, o altro? Qualcosa legato a me o alla mia opera. Qualcosa che volevano usare. 9

ILCONTIESTO .. Opinioni sul post-moderno Tre Interventi italiani su un saggio di Fredric Jameson Alfonso Berardinelli Francesco Binni Edoarda Masi Disegni di Rauch (da Lo maggioranza silenziosa, Garzanti 1974). 10

Una non-società senza Individui Alfonso Berardinelli La descrizione del Post-moderno che trovo nel saggio di Jameson (Garzanti) è nell'insieme abbastanza accettabile. Contiene un tentativo sensato di rendere conto di un fenomeno multiforme cercando di ridurlo ad una qualche unità concettuale. Jameson fa riferimento alla tradizione marxista, non evita categorie generali come per esempio "capitalismo". 11sottotitolo del suo saggio suona come una definizione preliminare, da specificare, è vero, ma anche chiaramente orientata: Il post-moderno,ovverolalogica culturaledel tardocapitalismo. Termini come questi ormai in Italia e nell'Europa continentale (Francia, Germania e zone d' influenza) faranno alzare le spalle alla maggior parte dei filosofi e dei critici. Già l'idea che si dia e possa essere ricostruita una "logica culturale" capace di fornire un senso relativamente unitario a fenomeni numerosi e vaiii, suonerà intollerabilmente desueta. Il marxismo circola solo, come è noto, in area anglosassone, dove non ha dovuto fare i conti con progetti e fallimenti reali di cambiamento "rivoluzionario" della società. Il marxismo non entra in crisi nei paesi in cui non viene mai sottoposto alla verifica o "falsi_fica"della lotta politica. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il Sistema non è stato messo in discussione né da partiti né da movimenti che si definivano comunisti e marxisti. Questa situazione ha permesso però che non si buttasse via tutta la tradizione marxista, para-marxista, neo-marxista o parzialmente ispirata al marxismo, come è avvenuto quasi da un giorno all'altro in Europa, dove il terrorismo è riuscito a farsi passare per la forma più coerente e rigorosa di marxismo e di cultura rivoluzionaria, diffamando e riducendo ad un misero scheletrino da buttare nella pattumiera una tradizione discutibile ma non così elementare come si vorrebbe far credere. Queste parole per giustificare l'esistenza di critici come Jameson e la terminologia che si ostinano a usare. Non solo il de-costruzionismo di Jacques Derrida si è trasferito negli Stati Uniti, ma anche qualche briciola di marxismo e di memoria della cultura europea la si ritrova più spesso al di là dell'Atlantico. Ormai solo gli Stati Uniti possono aiutarci a restare europei. Spesso le discussioni sul Post-moderno sono state caratterizzate da un 'inquietante vacuità. Si stava sbandierando una nuova e alquanto sbiadita filosofia artistica per giustificare e valorizzare fenomeni estetici di dubbio valore. O si mettevano in movimento ingenti masse d'aria post-filosofica o filosofica post-moderna, appunto. L'idea che la Modernità sia finita, in sé accettabile e difficilmente confutabile, tendeva a prendere un tono apologetico, vagamente dionisiaco, parodisticamente nietzscheano, come di chi dicesse: "Evviva, è morto mio padre!". (La metafora e il mito del parricidio non andrebbero presi troppo alla leggera. Non so se l'uccisione reale del proprio padre sia un'esperienza così liberatoria, mentre è facile immaginare che possa essere un 'esperienza tragica, di quelle che portano alle soglie della follia o della stupidità. Perché, se davvero di un padre si trattava, allora la sua uccisione comporta conseguenze incalcolabili e imprevedibili. Se non si trattava veramente di un padre, allora la sua uccisione sarà non meno sciagurata, oltre a provqcare una perdita irreparabile e distruttiva della coscienza di sé. Non aver saputo identificare il proprio vero padre è un errore senza rimedio, soprattutto se S\ accompagna a un delitto.) Parricidio e morte di Dio: perché la massa di intellettuali così addomesticati, garantiti e in tutto prudentissimi delle nostre soILCONTESTO cietà altamente sviluppate si intrattengono con queste favole tenebrose? Bisogna credere davvero che quel pacifico e bonario consesso di professori in trasferta, coperti da indennità di ogni genere, dotati di abbondanti fondi di ricerca, ben alloggiati, con la carriera in ordine e lo stipendio intoccabile, si siano veramente riuniti per comunicarsi le loro esperienze estremistiche? Stanno rompendo i ponti con il loro passato? Hanno ucciso i loro padri, hanno assistito alla morte di Dio? In realtà, non sembrano molto turbati dalle parole che dicono. "Dio è morto" è il punto di partenza. Ma il punto di arrivo è: "Solo un Dio ci può salvare". SgobbanÒ sui libri. E poi, così imbottiti di droghe filosofiche, fanno a pezzi, nero su bianco, l'intera Tradizione Occidentale, "dalle origini ai giorni nostri." Se mi chiedo che cosa può significare il termine Post-moderno, incontro anzitutto queste orge teoriche. Sembrerebbe una superficie di mare seminata di veri relitti. Ma è solo una tiepida piscina dove galleggiano bottiglie di plastica. La cultura critica e di opposizione degli anni Sessanta, con le sue intenzioni o illusioni globali, è probabilmente l'ultima manifestazione della Modernità. Era una cultura che tendeva a considerare la società come un insieme, come una struttura coerente, come un Sistema che la cultura e gli intellettuali, pur facendone parte, potevano considerare e giudicare a partire da valori e da un punto di vistarelativamenteesterni: un'idea di passato, un'idea di futuro, un'ipotesi di trasformazione radicale, un 'utopia estetica, morale e politica. Gli anni Sessanta sono stati, nelrapporto Cultura-Società, l'ultimo momento in cui la Modernità si è contrapposta frontalmente allo "stato di cose presente". La dialettica (termine della tradizione filosofica classica ancora molto usato in quegli anni) era una dialettica fra entità pensabili come distinte. La società poteva essere giudicata, insomma, dagli intellettuali: come depositari della cultura e dei suoi valori, dal punto di vista della cultura e dei suoi valori. In fondo, era secondario se questi valori fossero quelli dell"'alta cultura" o fossero negati cometali in linea di principio e riassorbiti in un'idea estremistica di opposizione e di lotta politica. Anche la negazione estremistica dei valori era una posizione culturale. Era un anti-valore che si opponeva allo stato di fatto. La distinzione e polarità tra/ atti e valori permetteva agli intellettuali, da soli o in gruppo, di considerarsi come uno spec_ialecorpo separato in grado di esercitare una funzione critica, di demistificazione o di progetto. Non è un caso che almeno fino alla metà degli anni Sessanta fossero all'ordine del giorno i discorsi sull'Industria culturale, sul suo potere di manipolazione, sulla sua natura "borghese", "capitalistica". 11fatto che la Cultura, tutta la cultura, tendesse a diventare Industria e Istituzione suscitava reazioni di allarme. Evidentemente si temeva ancora per la sua libertà e per il suo potenziale di utopia e di immaginazione alternativa.L'uomo a una dimensione di Herbert Marcuse fu una delle ultime formulazioni sistematiche di quest'idea. Era un libro classico di filosofia moderna ed era un pamphlet ideologico. In quel libro si vede nel modo più chiaro, a volte semplificato per ragioni di efficacia politica, come la Modernità (hegelismo, marxismo, freudismo, arte moderna utopica e avanguardie libertarie) potesse essere pensata come la più autentica depositaria della Grande Tradizione culturale, e luogo da cui guardare la stessa società moderna come Sistema sociale alienato. I valori venivano distinti dai fatti e contrapposti ad essi. La realtà veniva considerata come una costruzione artificiale, come un feticcio da smascherare. Quando la critica dell'ideologia, la Kulturkritik, la distanza. della cultura e degli intellettuali rispetto alla cultura come industria e istituzione tramontano, allora ha inizio il Post-Moderno. Il 11

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