SAGGI/BERARDINELLI Dopo la commemorazione del personaggio-uomo fatta da Debenedetti, e sulle sue orme, sarei tentato di commemorare il critico-uomo, il critico non burocratico né tecnocratico, non solo specialista e non solo servizievole. li che riusciamo a desumere dalla vita, il mio campo di osservazione mi è dato soprattutto dal lavoro dei narratori e dei poeti. Per una testimonianza sull'uomo d'oggi, preleverò dunque alcuni aspetti tipici che appaiono nei personaggi della narrativa moderna. Si sa che homofictus, come è stato chiamato il personaggio dei romanzi, può avere tanti difetti( ...) ma tutto sommato ci fornisce molti e preziosi messaggi concernenti lo stato, il modo di essere, il comportamento, le vicende e il destino di homo sapiens" (entrambi i saggi ora in Il personaggio-uomo, Garzanti 1988). Ed ecco che, invece, al critico, con la deformazione e disintegrazione del personaggio romanzesco, cominciava a venire meno il suo terreno d'analisi: l'oggetto, o meglio il soggetto, delle sue interpretazioni. Il personaggio, questo alter-ego del lettore, che nel romanzo aveva trovato il genere letterario più adatto a ma~ nifestarsi negli accidenti aleatori e necessari di una storia, si ritirava sempre più nell'ombra. Si volatizzava in una nube non più antropomorfica di particelle percettive. Lo spunto conclusivo che però vorrei ricavare da queste riflessioni e preoccupazioni quasi testamentarie di Debenedetti riguarda non la letteratura, quanto piuttosto la critica. Non credo che questa sia un'ipotesi troppo peregrina e azzardata. Lo stesso Debenedetti, nei due brani citati che aprono i due saggi sul personaggio-uomo, evoca tangenzialmente, quasi di passaggio, la figura del critico. Nel testo del '63 questa evocazione è in assoluto primo piano, coincide con una vera e propria dichiarazione di identità di chi parla ("Sono un critico letterario") e con la definizione sintetica e primaria di quella attività che è appunto la critica ("sebbene creda fermamente che i criteri più utili per leggere e intendere le opere di letteratura siano quelli che riusciamo a desumere dalla vita, il mio campo di osservazione mi è dato soprattutto dal lavoro dei narratori e dei poeti"). Definizione in cui ritroviamo quello che potrebbe essere considerato il principio.Jondamentale di ogni critica saggistica, cioè il rapporto stretto di interazione interpretativa fra i libri e la vita, fra esperienza di letteratura ed esperienza vissuta. Volendo estendere o riformulare questo principio, si potrebbe dire che la letteratura non è interpretabile in base a criteri esclusivamente intrinseci, cioè solo letterari. A questa riaffermazione di principio, se ne aggiunge subito dopo un 'altra, complementare: il terreno di osservazione specifico, gli elementi della sua conoscenza, per quel particolare tipo di saggista che è il critico letterario, sono i libri, le opere dei narratori e dei poeti. È dalle immagini dell'uomo, dalle figure umane elaborate dagli autori, che il critico ricava le sue nozioni e informazioni sulle condizioni dell'umanità contemporanea. In questo caso, dato che al centro dell'attenzione c'è il personaggio, possiamo dire che le preoccupazioni e le curiosità conosciti ve di Debenedetti si rivolgevano anzitutto al destino dell'individuo. È l'esistenza, la presenza impegnativa di un personaggiouomo, di una figura umana pienamente dotata di attributi dinamici, a richiedere quel tipo di critico. Anche lui, potremmo dire,personaggio-uomoal di qua dellapagina, che ricerca un rapporto osmotico col personaggio: un rapporto di scambio organico, di nutrimento reciproco. Quanto più una letteratura perde i suoi caratteri antropomorfici, quanto più essa si fa indifferente ai destini e ai personaggi, quanto più si risolve in una serie di procedimenti astratti, fungibili e ripetibili, tanto più la critica osmotica, e il critico stesso come personaggio-uomo, tende a deformarsi, a disintegrarsi e a sparire. Fra due entità astratte e in via di disgregazione, fra due individui alienati e dominati dalla preminenza schiacciante delle Strutture (dentro i libri e nella società), non è possibile né osmosi né conversazione. Lo scambio comunicativo si disgrega a sua volta, e così la trasmissione di qualsiasi esperienza, diretta o acquisita tramite i libri. È per questo che oggi forse abbiamo la Ricerca (tecnicizzata, burocratizzata, istituzionalmente finanziata) e-forse abbiamo la Didattica della letteratura. Quello che manca, è la Conversazione. Manca ormai quella microsocielà non corporativa, di conoscitori e di amatori, la ristretta ed elettiva cerchia di corrispondenti e di amici, che rendeva possibile e faceva vivere il discorso critico di Debenedetti. Fra ricerca e insegnamento è sempre più difficile trovare la critica, o almeno quel tipo di critica letteraria che si è sviluppata nel medium discorsivo della conversazione nella società borghese, fino alle soglie della società di massa e della attuale non-società. Per questo, dopo la commemorazione provvisoria del personaggio fatta da Debcnedetti, e sulle sue orme, sarei tentato di fare una commemorazione, non so quanto provvisoria, del criticouomo, del critico non burocratico né tecnocratico, del critico non solo specialista e non solo servizievole. Del critico che non sia solo una "particella" sempre più elementare dentro strutture e macro-strutture sempre più "complesse". Se non può essere ripresa, continuata, imitata, la critica di Giacomo Debenedetti può essere però, a differenza della gran parte della critica, letta e riletta. Già questo è un sollievo. Relazione al Convegno su Dcbcncdetti, Università di Roma, 2-12-1988. NOIDONNE Aprile1989 Violenzasessuale: adesso,oltrelalegge? Medicinadolce: il perchédiunsuccesso. InchiestaAbacus: ledonne sisentonomeglio. Specialemoda: lenuovetendenze. S0CIABB0NATI! Versamento dilire115.000 sule/en. 60673001 intestatoa Cooperativa LiberaStampa, viaTrinità deiPellegrini12, 00186Roma, Telefono06/68645626864387 97
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