SClliNZA/OLIVliRIO roni, i cervelli artificiali potrebbero avere una mente, prosegue Searle, soltanto se simulassero le caratteristiche fisichee funzionali del cervello. Ma i ricercatori dell'intelligenza artificiale non cercano di costruire dei surrogati del cervello umano e dei neuroni: essi cercano soltanto di riprodurre i rapporti tra informazione in entrata e in uscita, tra i foglietti che entrano ed escono dalla stanza cinese... I timori che doveva suscitare il prodigioso gallo di Strasburgo -e con lui altri diabolici automi-erano probabilmenteconnessi a ciò che il gallo avrebbe potuto essere, piuttosto che a ciò che esso era in realtà: a unapossibile e ambigua crescentesovrapposizione tra automa e vivente, tra animale meccanico e animale reale, tra giocatore di scacchi animato da ingranaggi e pulegge e giocatore di scacchi in carne e ossa. Lo stesso timore viene oggi suscitatoda computer e automi sempre più sofisticati che pongono incrisi la nostra supremazia razionale e quindi la nostra unicità. È ovvio, tuttavia, che i computer non si divertono a giocare a scacchi, non hanno timore nel formulare una diagnosi medica che potrebbe essere errata: potranno anche essere entità pensanti ma soltantogli uomini hanno emozioni. Questi tentativi di definire il computer inopposizione all'uomo non rappresentanouna versione aggiornata del vecchio gioco di definirel'essenza umana in rapporto a quella animale? Di sottolineare ciò di cui gli animali erano privi e ciò che invece gli uomini avevano di diverso? Tuttavia la situazione odierna è diversa in quanto mentreuna volta eravamosoddisfatti di ritenerci degli animali razionali, oggi alcuni filosofi definiscono l'uomo come un computer in grado di provare delle emozioni, come una macchina dotata di sentimenti; paradossalmente la situazione si sta ribaltando rispetto al passato: ci aggrappiamoaUanostraemotività, a quelle caratteristiche animalesche che un tempo rappresentavano un elemento negativo, uno stadio quasi imbarazzante nella nostra evoluzione verso la razionalità. L'emozione rappresenterebbe allora l'elemento discriminante tra le menti artificiali e quelle biologiche? Possiamo immaginare un test di Turing basato sull'emozione in cui un computer non saràmai in grado di competerecon un uomo, come sostengono alcuni filosofi, forse allarmati dagli inquietanti sviluppi del computer dell'ultima generazione e dai biocomputer che sfruttano elementibiologici che simulano i circuiti nervosi?Forse in futuro uncomputer potrà simulare le emozioni ma difficilmentesupererà il testproposto da Turing; tuttavia sarebbe semplicisticose gli uomini, nel tentativo di preservare le proprie prerogative, la propria unicità e caratteristiche, separassero drasticamente la ragionedall'emozione, arroccandosi suquest'ultimo aspettodel loro comportamento,rivalutandone gli aspetti irrazionali, facendone una band.ieradell'umanesimo. Come è semplicistico, a livello di immaginario collettivo, contrapporre al robot apatico o all'androide privo di passioni un'immagine di uomo basata esclusivamente sui Sentimenti. Nella contrapposizione tra i teorici dell'ipotesi forte e dell'ipotesi debole dell'intelligenza artificiale, tra chi sostieneche una macchina supererà un giorno il test di Turing a pieno titolo e chi sostiene che questo evento non si verificherà mai, si perde spesso di vista che ragione ed emozione non sono mai completamente scisse tra di loro: avere esperienza non significa soltanto regi94 strare informazioni: significa vivere gioie, dolori, anticipare eventi, sentirsi vulnerabili. Le memorie delle menti biologiche sonolegate a una mescolanzadi nozioni e di emozioni, a una modalità estremamente individuale di avere esperienze e di rappresentare la realtà che fa capo a un lungo processo di crescita, di relazioni affettive, di rapporti sociali, di perdite, di ansie di annullamento.Un processo che dal punto di vista biologico trova riscontro inuna stretta interazionetra i meccanismi della memor~- zazione e quelli dell'emozione: non vi è quasi ricordo che venga registrato nella trama neuronale senza che esso trovi riscontro a un livello emotivo, come indicano numerosi studi e modelli dei processi della memoria umana. Nel nostro cervello non esistono ricordi allo stato puro in quanto ogni memoria viene definita attraverso riferimenti ad altri contesti, sia cognitivi che emotivi, tramite un processo di categorizzazionee contestualizzazioneche vienemanmanoristrutturato nel corso della nostra vita, sulla base di nuove esperienze, apprendimenti, emozioni. Perciò ogni nostro ricordo varia col tempo, si accresce di nuovi punti di riferimento: come avviene in una soluzione salina satura in cui si forma un cristallo sulla cui superficie si depositano lentamentenuovi strati di molecole saline che ampliano il nucleo originario... Probabilmente l'antico timore che un giorno il gallo della cattedrale di Strasburgo avrebbe potuto spiccare il volo econfondersi con gli altri galli,come gli attuali timori che la Terra possa un giorno essere popolata da androidi in tutto simili a noi uomini, hanno radici comuni: la paura di porre in dubbio alcune caratteristiche fondnmentaliche caratterizzanoanimali e uomini, l'ansia di vedere scomparire la nostra individualità, il nostro bagaglio di esperienze reali e fantastiche, il sottile intreccio tra ragione ed emozione; in altre parole una caratteristicaessenziale degli organismi viventi, la storia irripetibile di ognuno di noi. ia 12 nuinetl L' abbODainento P"p r gU l&Cfltll 000 ltt•• et costa 48- raJnblent•• a ltaUa alla Lega per al WWf c(!llta t10lo nostta O 42,000 lft•· ..,anno indttluatl a: . GU abbODa,nentl iodlcl culturaU Ecllttlc• pet 37 ()0198 Vla i;a,,ola. ' tal• t cottent• pOII Roina aul con onuinero 602490()0
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==