Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

STORIIE/MERTENS avrebbe anche potuto dirsi: "come rideva d'estate", era sempre comprensibile,anche quando, con il volto rovesciato, a squarciagola, lei ridevacon quel riso di testache avrebbedovutoessere insopportabile, tanto più che rideva di lui, della sua "incorreggibile assenza di fantasia", della sua "imperdonabile seriosità", ne aveva di espressioni del genere, in cui andava a ricercare quelle formuledadue dollari e mezzo il paio, tuttaviaper scrupolodi coscienzavuoleassicurarsi che sia in grado di piegare il ginocchio, di mettereun piede dietro l'altro, di scendere un gradinoe poi un secondo,sì: ci riesce, tutto questo sa tantodi sedutadi rieducazione, essa tiene ancora nella sua maninacontratta .1'involucro di un gelato di Baskin-Robbins al "profumo di ciliegie selvatiche", ai primi di maggio il gelataio sicilianoricompare sui viali di Outremont e proseguenel suo slancio fino al quartiere greco, nei giorni di calura si mette a torso nudo, è inutile insistere, quel farabut- · to si ostina a parlare la sua lingua, eppure non sono certo le lingue a mancare da queste parti, potrebbe almeno fare un piccolo sforzo, il sabatopomeriggio, mentre lei prolunga la sua siesta, si attende il suono della trombetta dalle parti di Bloomfieldquindi si scendesul viale, si va incontroa quest'Adone del gelatoe si sceglie per lei, secondo l'umore del momento, la combinazioneche le farà emettere, al suo risveglio, delle esclamazioni da bambina golosa: caffè-mandorle tostate, rhum-cassis, pistacchio-banane glacées, ogni volta cerca d'inventare un nuovo assortimento, in questo almeno non la delude mai, tuttavia sostiene che le fa male il gomito, un gomito che, per fortuna, è rimasto protetto dalla lanadellamaglia,non c'è nientedipiùcommoventedellalanache protegge i bambini contro il freddo,contro i pericoli dell'esistenza, niente tranne la lana che accompagnail corpo delledonnenella loro vita, quella stessa lana che portavano da bambinee non le· ha più lasciate, quella maglia bleu a bottoni di cuoio che la ringiovaniscecosì stranamentee chegli evoca un'adolescenza di cui lei non gli ha mai parlato, il passato, è vero, per lei non esiste, si abolisce via via e lei non confida niente di quello che la tocca da vicino: i suoi segreti intimi, che lui le ha confessato senza vergogna, i suoi rari e miserabili piccoli enigmi, lei li lascia morire ai propri piedi, come piccole onde esauste, senza reagire, senza formulare alcun commento, lei attende che_passi,che quest'attacco di impudicizia finisca, che questa sciagurata vena di confidenze si prosciughi... Rischiando il ridicolo, giocando fino in fondo il suo ruolo, si preoccupa di sapere se non convenga riaccompagnare a casa la suapicè'olainfortunata,ma i suoigenitori, lo informal'altra, quella che non ha smesso di prendere in giro, non rientrerannoprima di sera, non potrebbe piuttosto restare con loro, attendere con loro quel ritorno, no, malgrado tutto è un po' difficile, obbietta lui, è quasi impossibile, si affretta ad aggiungere, per sé stesso, come se ne avesse avuto soltanto ora la rivelazione, ma almenopotrebberochiedergli "se non costituisceun problema", conoscono bene i~suo indirizzo, abita, vero?, dalla signorina MarlèneWhitelaw, lo sannobene: un'altra volta,molte altre volte, l'hanno visto andareda lei, l'hanno vista in sua compagnia, e hanno visto il suo nome sullacassetta delle lettere, è molto bella, pensanobene d'aggiungere, quei mostri, no, soprattuttonon bisogna suonare il suo campanello, avverte quasi minaccioso,non oggi, non hanno che da rivolgersi alla polizia, dopotutto, hanno soltanto da anda86 re alla farmacia più vicina, all'angolo di Bloomfield... Allorasidecide ad osservarlebene, come fosse laprimae l' ultima volta,come se fosse sicurodi non rivederle mai più, così come si incidononella memoria i lineamenti di una donnache vi lascia, di una madre che muore, osserva prima la più grande, quella che l'ha fermato nell'avenue de Salonique, quel voltodi burro rancido, quegli occhi enormi, poteva chiamare, chiedere, reclamare soltantocon gli occhi, le mangiavano la faccia intera e tutto quello che lei osservava vi sprofondava, in una vertigine perpetua, aveva soltanto quegli occhi per vivere, per fare del male, e poi l'altra, lasuapreda, di unpalloremortale, aveva soltantola sua pesantezzada opporre, la sua inerzia da invocare come alibi, poiché quello che hanno commesso insieme, quel pomeriggio, qualunque nome gli possa essere dato, somiglia talmentea un crimine perfetto e costituisce ormai il loro segreto: loro, apparentemente così trasparenti, così poco circondate di mistero, almeno una volta avranno pensato quest'atto torbido come una cospirazione, almeno una volta si saranno dedicate a quest'attività opaca, equivoca,nonpuò saperlo,rimarrà sempre con questo sospetto,maora lui, senza sapereperché, vorrebbe che durasseper sempre. Lui, a cui mai più niente su questa terra sembreràamichevole, si stupisce che una pace così strana si sia depositata sulle cose, mentre dietro le nubi color rame rotola e va alla deriva un sole rosso, e un vento precursore di tempesta inattesa agita i pioppi, e gli piacerebbeche dai vicini campi da tennis si ergesserodei giocatori, interrompendo lo svolgimentodi una partita, di fronte a questo spettacolo a tre, le ragazzine e lui, l'intensità della scena, rimanendo immobili per lo stupore, con il braccio sospeso a metà, che la racchetta prolunga verso una palla invisibile... , gli piacerebbeche li vedessero, le sue compagne e lui, dalle finestre lontane, e ci si interrogasse sul significato del loro incontro, di quella riconciliazione. Ma perché mai hanno fomentato quella burla, che non è neppure buffa, perché hanno organizzatoquella mascheratache traveste malamente la loro insignificanza, forse esse stesse lo ignorano e sicuramente lui non ne sapràmai niente, ma desidererebbe dare a tutto questo tutto il suo tempo, consacrareal fenomenotutte le sue facoltàd'attenzione, ci sono contrattempi che è possibile assaporare con passione, incontri che sempre si vorrebbe aver mancato, lui sempre così distratto, così disperso, così sparpagliato in questo sabato di un'estate quasi astratta,nel cuoredi una cittàche i suoi difensori avrebberodisertato senzaaver combattuto, sì,dovrebbe, nel modopiù disinteressato, senza alcuna speranza di ritorno, prestarsi intensamente a quel gioco,ammesso che ce ne fosse unoe qualunquesensoavesse, qualunque ne fosse il risultato, anche se dovesse non lasciarlo indennema stritolarlo, e invece no, se ne va, ora, senza prendere tempo, neppure un istantedi più, e benché sentache la decisionepresacomporterà un'oscura nostalgia, che s'impadronirà di lui, senza lasciarlo più. "Mi dispiace lasciarvi... " ha detto un istante prima, ed è davverodire troppopoco, "Devo andarmene... ", precisa, e questoha tuttal'apparenza di unamenzognaperché avrebbedovutodefilarsi assai prima, ora è troppo tardi, e in effetti niente lo chiama più fuorida questodeltadi mattoniruggine dove ha fallitorispondendo all'appello delle sirene e intorno al quale si sarebbe potuto tracciarecon il gesso un cerchiomagico, per renderne invalicabi-

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