Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

STORIE/MERTENS Gli è bastato deporre la bambina a terra, gli è bastato rendersi conto che l'altra sembrava ridesse tra sé, la piccola vipera, la carogna, per capire che ... dice. Non si preoccupadi sapere se lui conosca il posto. Mentre ancoradovevainterrompere il contattoe usciredal veicolo,leiha già girato i talloni.Non ha alzato il tono, sembravapiena di sangue freddo. È tornata laggiù, è scomparsatra due siepi che puzzavano di orina di gatto; ora che si lancia al suo inseguimento, pensadi non riuscirea raggiungerla.Eppurelo conosceil campo di basket, non c'è mai statoma lo si vede dalla finestradella cameradi Marlène,del restonon pratica più alcuno sport dai tempi delcollege,eppure,quantevolte,guardandodalla casadiMarlènequel pezzo di terra e uno dei due canestri,e i campi da tennis,più inqua,dietroipioppid'Italia, sièdetto:unodi questigiorni dovrei riprendere,per rimettermi in forma,mi farebbeun gran bene, anche se, dopotutto,non sappiamomai bene cosa può farci, di bene, oppureno, soltantociò che può farti del malee più o meno conosciuto in anticipo, sì, certamente,deve scorrere del sangue freddonelle vene grigie che corrono lungoquesto fragile collo, queste tempiebluastre, questi polsi sottili,ha 1'impressionedi conosceregià a memoriaquella figuragracile,quel volto screpolatodalla febbre (da un iniziodi panico, forse, malgrado tutto?), ma pensaanche che non ritroveràmai il sentieroche porta a quel maledettocampo di basket, e che arriverà troppo tardi. Quando finalmenteriesce a uscire dal dedalodei marciapiedi che separano le ville di Bloomfielddai bungalowsdi rue des Erables,tantoche si è già lasciatodietroquel quartieregrecoche primagli era sembrato illimitato,quasi per caso sbuca sul campodi basket: "I' arena",è il suoprimopensiero,"l'arena ... ". Non vedesubito le due ragazzine,né quellache l'ha fermatosull'avenue de Salonique,né "la sua vittima", pensa, ma perché "la sua vittima"? le scova a fatica,mentre certamentestanno spiandoil suoarrivo,dietroi montantidi uncanestro,quellostessoche non si vedevadalla finestradella camera, daMarlène,che ormai stavaper dimenticare,"la donnadellamiavita",pensa,senzanessuna ironia, perché è certoche si ama così una volta sola nella vita, e tuttavia invano.in pura perdita, maalloraperché tuttequelle domeniched'estate passatea non direniente, in solareestasia fiancodi unafuturaestranea,di unasconosciutainsospeso,di una candidataall'oblio, anche se al mondonon c'è niente di più difficile da dimenticare,ma anche di più normale,andate a sapere perchéciò che è tantonormalerimane talmentecomplicato,quasi impossibile,del restonon si trattavasempredi domeniche d'estate,di quell'estate spugnosache regna sulla"bella provincia", mentrequelli che hanno troppi dollari e non si chinano neppure se gliene cade uno sul marciapiede,a raccoglierlo,preferiscono partire per il LagoGeorgenella contea di Warren, Stato di New York, il "paese dell'estate", come si dice su ogni canaledella tv federale,come se esistesseun paese, daqualcheparte, per raccogliere tutta l'estate delmondo, traparentesi:fareibenea ritornarci, percome sonostatoaccoltoinquestoqua epercome,da quanto tempo, non so più di che colore siano il cielbe le pietre a Columbiao a Rochester,si rimescola la nostalgiacon quelloche si può, secondole circostanze,almeno allora si è padroni dellanave, e, a proposito:"tuttequelledomeniche"... ,ce n'erano dibuone: quante ce n'erano state, in tutto, di quelledomeniche?forse quattroo cinque,tutt'al piùcinqueo sei,diciamounadecina,dieci volteche avevapotutovedereMarlènedopol'amore, Marlène tra l'amore e l'amore, alzarsi, con un balzo,saltare fuori dal letto, nuda, "cruda",pensa, cruda comequei fruttidi mare dai nomi impossibilida ricordareche avevanomangiatol'estate primama sì, ancora un'estate, a Cadaquès,al ritornodalla pesca, a correre sul pavimentobiancoe nero come un immensocruciverba,verso la stanza da bagnodove lei si chiudevasempre, e continuaa chiudersi,permeditareunodei suoibruttitiri, sì: è sdraiata lì, immobile,con la testaaffondatanella sabbia,deve averne la bocca piena, potrebbe essere grave, chissà? E inveceno:mentresi avvicinava,lei si èmossa,e lui puòvedere che l'altra, quellache l'ha fermatosullacarreggiata,che sta in piedi accantoalla "vittima", le parla, unpo' inclinata,per farsi udire da lei, lui non c~piscequelloche lei le dice, ma gli sembra che stia parlandouna lingua straniera,forse sonogreche tuttee due, e gli sembracheora lei rida tra sé, furtivamente... Masì, dopotuttoglihannosoltantogiocatountiro,macomeessernecerto?Non si è mai sicuridell'essenziale,maecco tutto: se lacaverà con un semplice-graffio,l'ha fattocorrere,una stupidascommessa, andate a sapere... Oravuolevedercichiaro,sollevalabambinainfortunata,quasi bruscamente,poi con più riguardoementrelaporta tra lebraccia come un'annegata,e lei lascia fare senzala minimaresistenza,had'un trattol'impressionechelabambinae lui diventinouno spettacolo,chepercepiscecome inunospecchioocomese luifosse un altro, al centroquell'arena di piastrelle,mentreal di là dei pioppi d'Italia luccicanole finestredegli stabili che ora sembrano così vicini, e tra quelle devono esserciquelle della cameradi Marlène:d'estate, era sicuramented'estate, scavalcavail davanzale della finestrae, seduto lì, con i piedi sospesisoprala gronda, leggeva un romanzodi James Hadley Chase, mentre Marlène, . dietro di lui, andavae veniva, tutta nuda,per l'appartamentosarebberimastanuda fino alla sera, finchénon avessefatto troppo fresco-, e talvoltascorgeva il proprioriflesso nel vetro,di fianco,e si sorridevaper questo sacrificioa un "voyeurisme"innocente, ora si vede brandire questo corpo di fanciulla come un'offerta, un'offerta inutile immolataa qualcheidolo inumano, e mentreresta lì, in piedi, portandoquesta spoglia,questa"vittima di una sorte ingiusta",ora ha l'impressioneche un rumoredi mareggiatagli giungadall'avenue de Salonique,un rumoreamplificato,unattimofa,dallasirenaa duenotedi unamacchinadella polizia e dal corno di un gelataio, un rumore anonimoma al qualeè di nuovosensibile,come se avesseappenaritiratola testa dall'acqua, che li ha attaccati alle spalle, la bambina e lui, che li ha accerchiatimentreeranoattenti l'uno ali'altra, che li circonda e taglia loro ogriivia d'uscita verso il boulevard,e i viali laterali. È proprioda me non capire mai da dovevenga il pericolo,facendomi sorprenderecome un bambino.Non ha mai conosciuto il nome dei suoi veri nemici e certamenteperirà per non averli smascheratia suo tempo.Scruta boschetti,spia le finestredadove vienemesso in gioco, lui così disarmato... Gli è bastatodeporre la bambinaa terra,e verificarechepo: teva reggersi inpiedi, e scorgereun baglioredi divertimentonei suoiocchi,glièbastatorendersicontochel'altra, unpo' indisparte, sembravaridessetra sé, la piccolavipera, la carogna,per capire che, ancorauna volta, era statogiocato,che lei avrebberiso così in eterno, come rideva poco fa, ha pensato "poco fa", ma 85

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