Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

STORII/YIHOSHUA "No, sono venuto qui solo per sette giorni... non di più." Abbassammola testa affinchénon si accorgessedel sollievo che si era impossessatodi noi. SoloHilmi, lento a capire, se ne uscì con voce deliziata. "Chi la verrà a prendere, signore?" Egli sorrisecon condiscendenzaregale; "Quelli che mi hanno portato ... domani mattina." Agitammolemanicompiaciuti.Quandofinìdiparlare,uscimmo dalle tende. Spirava il ventodel deserto. Restavanosolo poche ore primadell'alba e sebbenefossimoesausti dopo unanotte di piani, noncercavamodi dormire.Hilmi e Darziacceseroun piccolo falò in cima alla fossa e noi quattro ci sedemmoattorno al fuoco. Il caloreavvolse i nostrifianchiesausti. Il cielocosparsodi stelleera nebulosoe le ombredelle montagnelunghe.Ogni tanto gettavamouno sguardoa Yagnonche sedevaconnoi.Questaeralaprimavoltachesembravacompletamentesveglioe i suoi occhi ammiccavanosegretamentedi uno strano sorriso. Il fuoco attirò il comandante.Si avvicinòper salutarciamichevolmente,e ricordarci di eseguire i suoi ordini. In cima all'abisso si diresse verso di noi, con una certa cautela. Venne, ci si sedetteaccanto, scaldò le fortimani sul fuoco. La luce cadde sul suo viso affabile. Le tempiebrizzolate, quasi coperte di rugiada, come cenere. Gli occhi si alzavano sulla piana di Giovanni, i cui confinipuntano a nord, là dove terminano le alture. Dopo ci esaminò con sguardofcnno.Nessuna timidezzanei suoi occhi, né perplessità. Continuòa guardare verso Yagnon tentandodi lacerarela cortina in cui s'era avvolto.Ma egli continuòa fumare pacificamente assente, gli occhi fissi sul fuoco. Improvvisamente il comandante scrollòla testa, in parte affennando, in parte domandando. "Hai combattutoqui... su questemontagne". Yagnon alzò lo sguardosudi lui.Per la primavoltai suoiocchi brillaronodi interesse. "Sì". "Dicono che qui ebbe luogo un'aspra battaglia". "Sì". "Perché?" "Eravamoaccerchiati". "Accerchiati?" "Sì". "Dove?" "Qui... proprio dietro questa montagna.Ci nascondemmoin questo avvallamento... ci stavamonascondendo". "Dopodichéuscistee battesteil nemico".Non stavachiedendo. Stava stabilendoi fatti. "No... fuggimmo. Scappammo attraverso la piana di Giovanni." "La piana di Giovanni" monnorammo. "Sì" rispose la voce sommessa,strascicatadi Yagnon."Sulla strada ci massacraronotutti. La ritiratadurò sette giorni". "Sette?" facemmoeco. "Sette." Al tramonto gli uomini di guardia svegliarono l'accampanento. Tutti si alzarono impauriti.Siera onnai sparsa la vocesul ungo e faticosoviaggio che era statoprogrammato. Impacchetarono le loro sacche e brontolarono,piegarono le tende e bronolarono, spostaronole casse di munizionidalle buchee se le di12 visero,e ilbrontoliosi innalzòfinoal ciclo pallidodi una luceda alba. Mordicchiammole razionisecche,ci dividemmoin gruppi, e i bagaglierano già sulle spalle, i fucili lucidi nellemani. I raggi del solestrisciavanodallemontagnecome freccespezzate,e illuminaronola compagniache stavain fonnazione, caricatae appesantitadagli elmetti di ferro, le armi, le munizioni, con le tende che spuntavanocome torri schiacciate,dalle spalle ricurve. Sessantapaia di occhi occupati nella ricerca freneticadi Yagnon. Il comandantepassòdi fronteai soldaticon lasacca inmano.Ibrontolii cadderocome spighe. Settegiorni era stato con noi, e ogni giorno egli avevaoperatocon il ferrorovente.Tentòdi imporrel'ordine, maquelche portò fu il terrore.Ora cerca di cacciarcida qui, di rovinare i nostri piedi per sette giorni con le pietre dell'arida piana selvaggiadi Giovanni.A quale scopo?Manchiamodi qualcosa,qui? Abbiamo chiestoqualcosa? Il brutto avvoltoiomorto ci ha disseminato qui attorno. Non chiese nulla. Noi siamo stanchi. Abbiamo guardatoa occhiaperti nel!'abisso.Il soleci habruciati.Il comandante parlòai soldati, descrisseil cammino,parlò delle esercitazioni. Se avessimocompletato il viaggio in meno di sette giorni saremmotornatia casa prima. Il sorrisogli illuminò il volto. Saremmostatidavvero·così resistentida completare il duroviaggio inmenodi settegiorni?Nessunosimosse.Nonunsuono.Eglinon voleva neppureuna risposta.Terminò il suo breve messaggio,e i suoiocchicercarono Yagnon;egli spuntòdal fondodellacompagniabardatodi unelmetto, un bastonenellamano. Inquelpreciso istantesi udìun flebileronzio.Alzammotuttigliocchial cielo. Una macchiagrigia si movevaverso l'alto. . Il comandante disse a Yagnon e la sua voce tagliò l'aria: "Prendi i tuoi uomini e vai per la tua strada!" Yagnonalzò su di lui gli occhi scuri, ma non si mosse.Tutti gli sguardieranoincollatiallemanovredell'aereoplanocheci stava cercando.I nostri piedi inchiodatial terreno. Se fossimoscesi per il pendio non saremmo più tornati qui. Il comandante si adombròdi uno sguardo costernato. "Cosastateaspettando?"ruggìalmucchiodi ufficiali,chestava di fiancoe lo guardava intensamente,pietrificato.Essi simossero senzavogliadal loro posto.Gli uomini sollevaronole casse dimunizioni,prontiper lamarcia.Malepupilledei loroocchinon si staccavanodall'aereo che diventavapiù grande, volandocome una creaturadi un' altro spazio. ImprovvisamenteYagnontirò su i piedi, segnòpiano il tempo,e vennea piazzarsi di fronteal comandante,curvandosiinuna speciedi lieveinchino. La feritasulla fronte sembrò un buco nero spalancato. Il comandantes'arrestò attonito. "Signore", le sue labbra pronunciaronoil termine civile, e i suoi occhi si strinsero," vogliamovederecome vi porterannovia da qui ... così ci ricorderemo... per favore, signore...". Il rumoredcli'aereoplanosi trasformòinun rombospaventoso. Un turbinedi vento scompigliòtutto intornoa noi, unapolvere pungentee molto sottileci coprì.L'elicottero, agitatoe burrascoso, cominciòa fermarsi molto lentamente sopra il terreno. Ora, per nostra fortuna,non potevamosentire una solaparoladegli urlidel comandante.Vedevamosolo le sue labbra chesimuovevano.Unosportellosi apò sull'elicottero,e una funevennesro-

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