geometrico. Allora ho capito: o meglio: ho immaginato. Ho immaginato un uomo che viene da una marcia funebre, che ha sotterrato qualcuno, che torna a casa e si scrolla da addosso l'orrore con un gesto semplicissimo e a suomodo grande: disegna con matita finissima una figura geometrica assolutamente perfetta. Nella pulizia sovrumana di un'operazione esatta si confuta l'assurda anomalia della morte. Non dico che Chopin volesse proprio dire questo; ma suonata da Pollini quella sua pagina raccontava proprio questa storia. Che sia vera è irrilevante. TIvalore epistemologico dell'interpretazione non sta nel disseppellire il vero, ma nello stanare il possibile dalla falsa ovvietà del reale. Il pianismo di Pollini lo fa, nei confronti della musica, scegliendo la via di un'iperbolica chiarezza. Di fronte a tale via viene da recuperare un termine un po' caduto in disuso: fenomenologia. C'è qualcosa di fenomenologico nel pianismo di Pollini: quel ripulire la musica a tal punto che alla fine suonarla significa più che altro "lasciarla essere". È un'altra cosa immediatamente percepibile all'ascolto: Pollini ruba le opere musicali al loro mondo, le riconsegna in un'aura da laboratorio in cui la musica, sostanzialmente, pronuncia se stessa e null'altro. L'interessante è che, in realtà, ci sono poche opere musicali che possano reggere un trattamento Centro di Ricerca per il Teatro Via Ulisse Dini 7 20142 Milano Telefono (02) 8439878 del genere: che lasciate a se stesse hanno effettivamente qualcosa da dire. Pollini le smasche ra, regolarmente. Quando lui suona l'Adagio del Chiaro di Luna riesce così magistralmente a depurarlo da tutta la retorica posticcia e dai palpiti simulati che la tradizione (Beethoven per primo, nella circostanza ruffianissimo) gli hanno attaccato, che alla fine quel che ne viene fuori è una pagina noiosa e stucchevole. Lo stesso Schubert, suonato da Pollini, svapora spesso nel nulla: toglietegli la nostalgia, la viennesità, i salotti e cosa resta ? Spesso un compositore smarrito. In compenso, il setaccio polliniano riesce a portare in superficie quelle opere che hanno una pregnanza e un'autonomia di significato che proprio nel processo di depurazione fenomenologica trovano pienamente giustizia. Due esempi: il Clavicembalo ben temperalo e le Variazioni Diabelli. Sono opere, quelle, che non hanno mondo: significano se stesse, e null'altro. Non a caso a esse sono legate le più indiscutibili interpretazioni polliniane. Più che suonarle le posa sul palcoscenico. La figura dell'interprete svanisce quasi nel nulla. Rimangono le opere, lì, trasformate in oggetti fatti di suono. Si rimane perfino un po' sorpresi quando alla fine saluta, se ne va, e se le porta via con sé. Fino a un'attimo prima sembrava che sarebbero rimaste posate lì per sempre. Temporale 26~28 aprile Salone CRT Via Ulisse Dini 7, Milano Giardini Pensili I Travagli di Persile e Sigismonda 9-21 maggio Teatro della 148 Via Oglio 18, Milano 1!l!I · COMUNE DI MILANO ,~, &uorc Culturae Spettacolo "'W Milano aperta da Miguel Cervantes Saavedra Regia Raul Ruiz BowDown Teatro Rio Rose 23-31 maggio Salone CRT Via Ulisse Dini 7, Milano
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