Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

me Miriam Makeba, Manu Dibango, Fela Kuti appaiono in questo modo isolati precursori, mentre sono st!ltidegli isolati solo nel farsi conoscere da noi con uno o due decenni di anticipo su altri. Per capire cosa al limite, nel concreto, questo tipo di selezione possa significare, si pensi per esempie t:h0 rappresentanti di primissimo piano, monumenti della musica moderna africana giungono e si esibiscono a Parigi magari senza nemmeno essere annunciati da un quotidiano come "Libération" che pure tiene a un 'immagine di giornale attento a dare risalto alle risorse culturali di una società multirazziale: senza pubblicità, i loro concerti "esistono" pressoché esclusivamente per la comunità nazionale di appartenenza e in generale per la comunità black, che ne è informata attraverso canali autonomi. Non è sempre così ma non è infrequente. È chiaro che per artisti la cui fama si estende per tutta l'Africa più che un tamburino vale il tam tam delì 'immigrazione; e bisogna anche tenere conto del fatto che i sistemi di gestione della propria attività di artisti di questo genere differiscono non poco da quelli usualmente i.nvigore nel business musicale occidentale: stiamo parlando di star della musica africana che possono abbastanza tranquillamente contare sulle proprie forze. Ma è chiaro che senza il sostegno della stampa e l'interesse dell'industria discografica, l'Europa che queste star incontrano non è altro che un pezzo decentrato di Africa. Insomma, se Parigi fa invidia perché tutta la musica che esce dall'Africa passa lungo la Senna, ci si può consolare pensando che il ritardo dell'offerta in Italia ha almeno evitato fino ad ora che nel nostro paese si consolidassero un atteggiamento, modalità distributive e di consumo discutibili: e che si potrebbe ancora definire un modello diverso di rapporto. Ma il consumatore di musica che rimane vittima delle dinamiche che si è provato per cenni a descrivere, si perde veramente cose fondamentali ? Giunti qui è forse opportuno fare un esempio concreto, che può anche servire a dare un'idea della ricchezza e della storia della musica moderna africana che sfugge a chi venga portato a fermarsi ai nomi attualmente di grido. Si perde, scegliendo dentro il mondo musicale zairese, una leggenda come Franco, che tanto per dire, scandalosamente non è preso in considerazione da Musiciensafricainsdesannées80 di E. Nago Seck e Sylvie Clerfeuille (L'Harmattan 1986), l'unico manuale sulla musica africana disponibile in francese (mentre se ne occupano sia AfricaAli Stars. The PopMusic of a Continent di Chris Stapleton e Chris May, Quartet Books, London/New York 1987, sia Stern'sGuide toContemporaryAfricaMusic di RonnieGraham, Zwan Publications, London 1988; inoltre il libretto di Graeme Ew.èns, LuamboFrancoand30 Yearsof O.K.Jazz, OffThe Record Press, London 1986). Luambo Makiadi Franco di storia ne ha molta, storia che si incrocia con quella con la esse maiuscola del suo paese. Classe 1938 e ancora oggi in attività, Franco è nato a Sona Bata, un villaggio ad un'ottantina di chilometri da Kinshasa, ed ha cominciato prestissimo a suonare la chitarra, incidendo già nel 1953 il primo di svariati 78 giri, a cui sono seguiti centinaia di 45 giri e circa centocinquanta LP (alcuni dei quali si possono rintracciare senza troppe difficoltà anche in Italia). Diventato, ancora adolescente, un mito, nel '56 Franco dà vita alla Tout Puissant OK Jazz, una formazione di rumba destinata a fare epoca e a esercitare un'influenza profonda nel gusto musicale africano: attraverso un elevato turn over, ha continuato fino ai nostri giorni a sfornare artisti che hanno poi intrapreso carriere indipendenti. Grande influenza ha avuto anche lo stile strumentale di Franco, preso ariferimento da una delle due grandi scuole chitarristi che congo-zairesi. Ma oltre a essere un leader e uno strumentista di importanza storica nella musica africana, Franco è anche un eccezionale testimone del proprio tempo, un geniale cronista, impegnato in un'opera di trasmissione di messaggi come mediatore, con una collocazione ambigua ma di estrema ricchezza, tra il potere e il popolo e viceversa. Quando nel 1960 lo Zaire diventa indipendente Franco compone LumumbaHerosNational; nel 1961 Lumumba è assassinato e Franco lo commemora con il lamento Liwa YaLumumba; nel 1973 Mobutu lancia il suo programma di reafricanizzazione, e sceglie di prendere con sé Franco e i'OK Jazz per farsi aiutare a spiegare i cambiamenti in un giro nel paese; nel 1984 Franco compone l'inno elettorale di Mobutu, candidato unico alla presidenza. Ma nelle canzoni di Franco, il "Balzac della musicacongo-zairese", come lo ha definito il commediografo congolese Sylvain Bemba nel suo stupendo libro su 50 ans de musiq11edu CongoZaire (Présence Africaine, Paris/Dakar 1984), si trova anche tutta la commedia umana zairese: monologhi di prostitute, denunce dello sfruttamento delle masse da parte degli amministratori e della polizia, accuse di corruzione morale alla classe intellettuale. Nei brani di contenuto satirico la gente si sbizzarrisce ad individuare riferimenti agli uomini del regime: prestigiosi riconoscimenti ufficiali attribuiti a Franco da Mobutu comunque non gli risparmiano nel '78 tre settimane di detenzione assieme a tutta la sua band per l'esecuzione di due canzoni giudicate oscene nel cor - so di uno show nella capitale. Musicalmente sempre brillante èun brano come Mario, nell'album omonimo, è uno dei più irresistibili che la musica africana abbia prodotto in questo decennio) nell '84 con Africa/orAfrica si inserisce con altri artisti africani nel filone delle iniziative discografiche destinate a raccogliere fondi per combattere la fame. Dopo oltre tre decenni la funzione sociale di Franco non viene ancora meno: nel 1987 "le Grand Maitre" della canzone zairese pubblica AttentionNa Sida, un appello accorato, esplicito, sociologicamente dettagliato, impressionante per concretezza e civiltà, alla mobilitazione contro il flagello dell' Aids. Franco giganteggia nel panorama della musica africana contemporanea (ma non è l'unico grande ad essere misconosciuto da noi: altri se ne potrebbero citare anche senza uscire dall'ambito della musica zairese ): con la sua eleganza e sensualità, la sua classica rumba, senza alcun bisogno di essere manipolata dall'industria discografica, in realtà potrebbe piacere e molto. Tutta questione di promozione. Eppure Franco in Europa non arriva lontanamente a un decimo della popolarità dei Toure Kunda. Luambo Mkiadi "Franco" (Sono-Disc). 69

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