Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

la semplicemente:voglio fare quelle stessecose? Mi interessano? Sono completamente fuori dalla mia esperienza? Mi sono familiari e voglio farle all'interno di una situazione simulata e di finzione? Iomi definisco come un attore orientato verso il fare.Non mi interessa molto la psicologia di un personaggio e non è a quel livello che io cerco di identificarmici. Mi limito a pensare a me stesso all'interno di una-serie di azioni. Non c'è quindi una trasformazione vera e propria. Si tratta piuttosto di spogliarsi di alcune parti di sé per permettere al personaggio di rivelarsi. È sempre una questio)ledi riduzione, di togliere, non di mettersi addosso.Cerco il puntomigliore incui mettermi,senzapregiudizi esenza aspettative, I! l'azione diventa la struttura. Questo mi permette un atteggiamentomentale meditativo incui le cose possonocominciare a scorrere in profondità e diventare estremamente specifiche. Il risultato è una cosa che io chiamo autorità. Si tratta di raggiungere una sortadi autorità, che ti fa sentire che, per quel dato ruolo, non c'è al mondo persona migliore di te. Quale parte spetta allora al regista? W.D. Dipendedai registi. La relazione è sempre moltopersonale. Con Liz io sono quello che fa e lei è quella che guarda, una relazione di reciprocità assoluta. In generale non penso che un regista possa intervenire direttamente su di me come attore. Il meglio che un regista può fare è creare un paesaggio che mi possa contenere e poi guardarmi mentre ci sono dentro. Dall'osservazione delle mie reazioni, un regista può decidere di cambiare il paesaggio o di mettere ostacoli sulla mia strada per ridefinire il mio passaggio. Sembra astratto, ma è molto semplice. E.L. La funzione che mi riconosco com~ regista è quella di guardare. Io credo infatti che chi dirige debba pensarsi anche come il proprio spettatore ideale. E un film,come il teatro, non lo si può fare che facendo, guardando e rifacendo, fino a che non si ottiene una corrispondenza massima tra le proprie immagini mentali e il proprioprodotto. Sono entrambe posizioni forti, di potere. W.D. Sì,pensodi sì. È buffo, perché spesso la gente non crede a quello che dico. Per molto tempogli attori sono stati visti come interpreti o come puttane al servizio del loro pubblico. Io rifiuto entrambe le posizioni. Faccio le cose per me e poi mi limito a sperare che abbiano un senso anche per la gente. Questo mi dà libertà e dunque potere, perché se si riesce a creare una situazione in modo corretto, il risultato sarà una sorta di innegabilità. Ritorno ancora una volta al concetto di autorità. L'autorevolezza è importante,perché c'è unpunto incui unattore faqualcosae non importa che cosa significhi o perché la abbia fatta. Non c'entra niente con la psicologia o con i simbolismi, si sta semplicemente assistendo a qualcosa che ha la forzae la verità di un fattodinatura. Il film che state per iniziare e che sarà girato a New York sarà anche unfilm su questa città e sull'America? E.L. Sarà un film grottesco, ma anche un melodramma, con qua e là qualche sconfinamento nella farsa. New York, la New York dei docks e dei ponti, dell'archeologia industriale e del degrado urbano, ne sarà lo scenario naturale. Il set a cui stiamo lavorando è, come diciamo noi,.quasimedioevale. Sarà tuttovagamente anacronisitico, ma non nel senso del kitsch. In che direzione sta andando, secondo voi, l'America? W.D. È più forte di me, ma io questo paese continuo a amarlo molto anche se le cose stanno andando in una brutta direzione. Guarda come sono finite le presidenziali. Le cose sono cambiate, ma la gente continua a farsi gli affari suoi, il che non vuole dire altro che nostalgia per un'America forte, santa, vittoriosa. È in corso un declino morale, di cui siamo responsabili verso gli altri paesi e verso noi stessi, che si manifesta in cinismo rampante, nella diffusione delle droghe, in tutte le malattie sociali, nella distanza ormai fuori controllo tra ricchi e poveri. La gente continua a me_narselacon la nostalgia e non si rende conto di quello che sta succedendo. Questo, soprattutto questo, deve cambiare. La gente deve ricominciare a pensare che cosa è questo paese e che cosa sta provocando da noi e nel mondo. Io sono un liberale nel senso classico del termine e penso che non si possa stare a guardare. Tu, per esempio, cosa fai? W.D. Non so, cerco di vivere in uncerto modo.Nel teatrofaccio un lavoro che considero bello e progressivo. Chissà se serve a qualcosa. Si finisce per fare quello per cui si è fatti e in cui ci si sente forti. Se fossi stato un'altra persona, avrei fatto il missionario, avrei dedicato la vita ai senza casa o a qualcosa del genere. Non ero_fattoper questo. Magari la prossima volta. Su questi argomenti non sonomolto articolato,perché lamia reazioneè tutta emotiva, ma ti assicuro che le cose devono cambiare. E l'unico aspetto buono della vittoria di Bush è che la situazione ~ontinueràa peggiorare tanto che la gente saràcostretta a reagire.E du- .ra, ma nellostesso tempo questo è unpaese incredibile e continua a essere unesperimento formidabile.Qualche volta pensoche sia meglio dell'omogeneità progressiva ma mai verificata dei paesi europei, che non hanno dovuto misurarsicon una pluralitàdi punti di vista radicalmente differenti. EDIPO IPERBOREO di Raul RuiZ con SILVIO CASTIGLIONI, MARCO CAVICCHI OLI, LAURA COLOMBO, MARIA . GRAZIA MANDRUZZATO, ROLANDO MUGNAI, SILVIA PASELLO Luci ENRICO BAGNOLI Suono LUC D'HAENENS Oggetti di Scena TIZIANA DRAGHI Direzione Tecnica SERGIO ZAGAGLIA Assistente alla regia MARTA CONTI Aiuto regia ALESSANDRO TOGNON Inserti Filmati RAUL RUIZ Regia RAUL RUIZ Produzione Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale. Pontedera te!. 0587- 55720-57034 18/27 Aprile 1989 Cinema Vittoria CASCINE DI BUTI 61

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