Linea d'ombra - anno VII - n. 37 - aprile 1989

IL CONTESTO patriottico, realistico, giustizia, hanno ciascuna significati diversi e non conciliabili tra di loro. Nel caso di una parola come democrazia, non solo non esiste una definizione comune, ma non vi è alcuno sforzo di raggiungerla. Quasi tutti pensano di lodare un paese chiamandolo democratico: di conseguenza i difensori di qualsiasi regime sostengono che esso è una democrazia, e temono di non poter più far uso della parola se si fanno legare a una sua definizione precisa. Parole di questo tipo sono spesso utilizzate in modo coscientemente disonesto. Vale a dire, la persona che le utilizza ha la sua propria definizione, ma permette ali' ascoltatore di pensare che egli voglia dire qualcosa di ben diverso. Affermazioni come "il maresciallo Pétain è sempre stato un patriota", "La Chiesa cattolica è contro le persecuzioni", "La stampa sovietica è la più libera al mondo", sono fatte quasi sempre per ingannare. Altre parole utilizzate con significati variabili, nella maggior parte dei casi in modo disonesto, sono: classe, totalitario, scienza, progressivo, reazionario, borghese, eguaglianza. Dopo aver fatto questo elenco di imbrogli e di pervertimenti, vorrei fare un altro esempio del tipo di prosa che essi producono. Faccio un esempio immaginario: tradurrò un passo scritto in un linguaggio chiaro in un passo della prosa peggiore. Prendiamo un noto brano dcli' Ecclesiaste: "lo mi sono rimesso a considerare che sotto il sole, per correre non basta essere agili, né basta per combattere essere valorosi, né essere savi per avere del pane, né essere intelligenti per avere delle ricchezze, né essere abili per ottenere favore: poiché tutti dipendono dal tempo e dalle circostanze". Eccolo ritradotto in prosa moderna: "Valutazioni oggettive di fenomeni contemporanei ci portano alla conclusione che il successo o l'insuccesso in attività competitive Foto di André Neiger, 1930. 4 non dimostrano alcuna tendenza ad essere commensurati con le capacità innate, ma che un considerevole elemento di fattori non prevedibili devono invariabilmente essere presi in considerazione". Questa è una parodia, ma non poi così esagerata. Si noterà che ho fatto una traduzione incompleta. L'inizio e la fine del periodo seguono abbastanza fedelmente l'originiµe, ma in mezzo le immagini concrete - correre, combattere, pane - si dissolvono nella generica espressione "il successo o l'insuccesso in attività competitive". Ho dovuto fare così, perché nessuno degli scrittori moderni che ho in mente-nessuno che sia capace di usare espressioni come "valutazioni oggettive di fenomeni contemporanei" articolerebbe mai i suoi pensieri in un modo così preciso e dettagliato. La tendenza di tutta quanta la prosa moderna è di allontanarsi dalla concretezza. Esamini amo un po' più da vicino i due periodi. Il primo contiene 50 parole e 111 sillabe, e tulle le parole utilizzate sono della vita quotidiana. Il secondo 43 parole di 91 sillabe. Il primo periodo contiene sei immagini vive e una sola espressione ("tempo e circostanze") che potrebbero essere chiamate vaghe. Il secondo non contiene una sola espressione fresca o incisiva, e malgrado le sue 91 sillabe, non è altro che una versione abbreviata del significato del primo. Ma non c'è dubbio che sia il secondo tipo di periodo ad essere il più frequente nel linguaggio attuale. Non voglio esagerare: questo tipo di prosa non è ancora universale, e vi sono ancora tracce di semplicità nelle pagine peggiori. Eppure, se uno di noi dovesse scrivere qualche riga sull'incertezza delle vicende umane, finiremmo probabilmente con lo scrivere qualcosa di più vicino al mioperiodo inventato che non al testo dell 'Ecclesiaste. Come ho cercato di dimostrare, Ja·prosa moderna non consiste nello scegliere parole per il loro significato e nel creare immagini che rendano il loro significato più chiaro. Consiste nell'incollare insieme lunghe strisce di parole che sono state già preparate da qualcun altro, rendendo i risultati più accettabili per. mezzo del puro e semplice imbroglio. Il vantaggio che offre questo tipo di linguaggio è la facilità. È più facile - e anche più rapido, una volta acquisita 1 'abitudine - dire A mio parere non è privo difondamento supporre che anziché Penso che. Chi usa frasi già fatte non solo non deve cercarsi le parole, ma non deve neanche preoccuparsi del ritmo delle.sue frasi, perché le sue frasi fatte sono generalmente costruite in modo da essere eufoniche. Quando si sta componendo in fretta - quando si detta a una stenografa, ad esempio, o quando si scrive un discorso - diventa naturale cadere in uno stile pretenzioso. Pezzi come una considerazione chefaremmo bene a tenere presente o una conclusione che non possiamo mancare di condividere evitano a molti periodi una brusca caduta. Usando metafore consunte, similitudini e idiomi morti, si risparmia molta fatica, seppur al prezzo di produrre un significato vago, non solo per il lettore ma anche per l'autore. Questo è il significato delle metafore miste. Il solo scopo di una metafora è di evocare un'immagine visiva, quando queste immagini si scontrano - come la piovra fascista ha cantato il canto del cigno -possiamo stare sicuri che lo scrittore non ha in mente un• immagine mentale degli oggetti di cui parla; in altre parole, egli non sta più pensando. Un autore scrupoloso, in ogni frase che scrive, si porrà almeno quattro domande: Che cosa sto cercando di dire? Che parole userò per dirlo? Quali espressioni e idiomi lo renderebbero più chiaro? L'immagine è abbastanza fresca per essere efficace? E possibilmente si chiederà: Potrei essere più breve? Ho detto qualcosa di brutto di cui posso fare a meno. Ma non è necessario fare tutta questa trafila. La possiamo evitare lasciando aperta la nostra mente alla valanga di frasi fatte. Ci costruiranno da sole i periodi -penseranno i nostri pensieri, in una certa misura - e al momento opportuno ci renderanno il prezioso servizio di occultare anche a noi stessi il significato di quel . che scriviamo. È a questo punto che diventa chiaro il legame tra la politica e la degradazione della lingua. Nella nostra epoca è generalmente vero che la prosa politica è cattiva~osa. Quando non è cattiva, si scoprirà spesso che lo scrittore è un ribelle di un qualche tipo, che esprime le proprie opinioni e non "la linea del partito". L'ortodossia, di qualunque colore, richiede uno stile morto, imitativo. Il gergo politico che ritroviamo nei pamphlets, negli editoriali, nei manifesti, nei documenti programmatici e nei discorsi dei sottosegretari ovviamente variano a seconda dei partiti, ma sono tutti simili, nel senso che non ritroviamo mai in essi un giro di frase fresco, vivo e autentico. Quando vediamo in un comizio un qualche tirapiedi che ripete frasi note-bestiali atrocità, tallone diferro, dittatura sanguinaria, i popoli liberi del mondo, fianco afianco - abbiamo spesso la sensazione di osservare non un essere umano ma un manichino. Un oratore che usa quel tipo di fraseo-·

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