Del resto c'è proprio una gran differenza quando al militante politico si chiede il sacrificio di imparare il mestiere del buon amministratore è all'ispirato artista conviene convertire la sua utopia nel concreto miracolo della creatività come servizio? C'è proprio una gran distanza fra la nuova professionalità del funzionario alla cultura e il nuovo professionismo dcli' operatore teatrale? Appena il solito leggero scarto -stavolta economico - fra chi ha sempre accentuato l'importanza del ruolo Pubblico e chi fin dall'inizio si è lasciato tentare dai comodi del Privato; appena l'impercettibile continu•ità di una gerarchia di responsabilità (per favore non chiamiamolo potere!); appena un pizzico di razionalità in più, da un lato, e la concessione di una simpatica distrazione, dall'altro, nel vecchio ricordo di quelle due anime-più mane o più freak- di cui sono stati generosi interpreti. Ma con la nuova consapevolezza di compiti sempre meno diversi, in progetti sempre più comuni. O del Comune, come dice la parola stessa. E così, di celebrazione in circoscrizione, pure nella precarietà di un mestiere gratificante (chi può valutare la gioia degli applausi?) o nella gratifica di un ruolo precario (chi può prevedere i risultati elettorali?), teatrante e militante hanno fin qui diviso gli oneri e gli onori della risorta e prolifica "politica culturale" di quasi tutti i novemila Comuni d'Italia. "Progetto'' è il termine necessariamente risultante dall'unione fra chi propone lo "spettacolo" e chi dispone della "delibera": soltanto così il Teatro può fingere di raggiungere la completezza di una propria funzione e utilità. Ma non ci si ferma al surrogato terapeutico-pedagogico che, dall'animazione alle Materne fino alle lezioni per l'Università della Terza Età, conquista progressivamente il sociale. Attore e assessore possono essere anche il binomio giusto per tenere in vita l'ambizione più alta del Teatro e sfiorare l'utopia del dominio spazio-temporale: il Calendario, dola compagnia di Antonio Salines nel Concilio d'amore di Panizza. _I 56 po il Territorio, risulterà allora anch'esso profondamente marcato dal succedersi delle loro iniziative. Il nuovo calendario civile, l'unico che ha definitivamente soppiantato quello agro-religioso dei frati indovini, si basa infatti in gran parte sulla successione dei festival o sul passare - letteralmente - in "rassegna" le scadenze autonome del ciclo dcli' anno (come l' 8 mar.w) o quelle ancora più grandi del ciclo della vita: questo è per esempio l'anno tanto atteso della Rivoluzione Francese, una manna per chi ha da tempo nella testa il progetto "Teatro e Rivoluzione", e per chi ha da tempo nel cuore la voglia di ritrovarsi davvero a lavorare insieme. Attore, Assessore e Professore, perché in fondo erano forse tre le categorie o le anime di quella antica gioventù, saranno già sicuramente all'opera, un po' dappertutto. Ma come riconoscerli ancora, così diffusi e compenetrati nel sociale, così integrati si potrebbe dire, se non suonasse come una . vecchia offesa? Forse dall 'ostentazionc di una insicura sicurezza, come se si sapessero sotto i riflettori degli sguardi dei tanti che oramai li conoscono. Forse dai resti di antiche e insopprimibili abitudini, come quella di comprare troppi giornali, di frequentare troppi bar, di partecipare a troppe conversaziqni, carichi di troppe curiosità ed affamati di troppy informazioni. Ma per andare sul sicuro conviene puntare sul sorriso. · "Scusa, se sorrido!" Un sorriso irriflesso eppure colpevole. Involontario eppure compiaciuto. Un sorriso al posto o in attesa di un altro sorriso. Si era pronti a eseguire un bel sorriso di ringraziamento, mentre invece sfugge o addirittura straripa un più vile sorriso di ingraziamento. Qualcosa dunque ancora non va, qualcosa ancora manca per saziare una famedi complicità e di gratifiche oramai incolmabile.
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