M E M o R I Al PERSONE,FACCE,STORIE. ILCINEMA DI JOHN CASSAVETES Pao/ÒMereghetti · Di tutte le morti che funestano il. cinema, quella di Cassavetes mi è sembrata tra le piµ gravi e le più tragiche. E non per il decorso della malattia che l'ha ucciso non ancora sessantenne (era nato il 9 dicembre 1929 a New York da una famiglia di origine greca) o per una qualche ragione fisica, ma per quell'atroce scherzo del destino che ha tolto la vita al cineasta che più di tutti mi aveva fatto amare proprio la vita. Ecco, l'insegnamento che Cassavetes e i suoi film lasciano mi sembra soprattutto questo, quello di chi si è sforzato con i suoi film (e anche con le sue interpretazioni) di andare in direzione inversa di quella "morte al lavoro" che tanti ha affascinato. Per una coincidenza cronologica i suoi film più belli e più forti hanno coinciso con la mia scoperta del cinema, con la voglia prepotente di cercare sullo schermo una specie di sintesi (o di detònatore) dell'entusiasmo e dei desideri che sbocciavano allora. Non faccio faticaadirecheFacesollusbands o A Woman under lnfluence mi hanno aiutato a crescere un po', a riflettere un po', a sperare un po'. Ma non si tratta solo pi un fortuito combaciare di date. Forse i miei vent'anni mi hanno reso più facile arrivare al cuore della lezione di Cassavetes, ma anche adesso che quell'epoca appare lontanissima . (e che la sua morte sembra inchiodare definitivamente al passato) i temi dei suoi film e del suo fare cinema continuano a sembrarmi attualissimi. E, ahimé, troppo poco ricordati. A cominciare dall'indipendenza; nella vita e nel cinema, che fu sempre alla base delle sue regie. Intesa come una specie di valore assoluto, il coraggio dell 'indipendenza è il primo grande insegnamento di Cassavetes, capace di chiedere sovvenzioni viaradioper finanziare un film (lo fece per SJÌadows), così come di aspettare cinque o sei anni per riuscire a concretizzare un progetto, o ancora di so chiudersi nel silenzio se i compromessi sembrano troppi. In questo modo la prima indipendenza Cassavetes la metteva in pratica contro se stesso, il proprio possibile statuto d'autore: vedendo e rivedendo i suoi film ti accorgi che la molla vera ali 'originè delle sue regie non è mai nell'interesse che il soggetto può possedere (e nella sua voglia di metterlo in scena), · ma nel coinvolgimento emotivo e quindi morale che innescava dentro. Dentro al regista, dentro agli attori e di conseguenza dentro agli _spettatori. Una priorità della realtà che oggi può apparire quasi fan~ tascienza e che invece Cassavetes ha sempre voluto sottolineare. E la realtà non ha bisogno di tragedie o di eroi per essere interessante da raccontare al cinema. L'ispirazione non si trova soltanto nei soggetti forti, nei centri nevralgici delle contraddizioni sociali (come tendeva a fare il miglior cinema di quegli anni), ma può trovarsi nel- !' attimo di smarrimento che increspa il viso di una donna, nel sorriso che si scambiano due persone sole, nel silenzio che sorprende tre • amici dopo che il drarnma si è consumato. In questo modo Cassavetes dimostrava che ogni cosa può essere degna di essere· filmata, perché non esistono soggetti più o meno cinematografici, storie interessanti o noiose a priori. È l'atteggiamento del regista che può riscattare la materia, ma soltanto seha il coraggio di rispettare la realtà delle cose. "Penso di avere un dono come regista: quello di creare un'atmosfera dove gli attori possono comportarsi cçmnaturalezza in una situazione data" gli piaceva dire. Nei suoi film c'è la messa in scena (la "situazione data"), ma c'è anche la spontaneità, la voglia di ricreare rapporti ed emozioni il più possibile veri. Non è qualità da poco, questa: fare irrompere il reale, la vita stessa sullo schermo. È un cinema di tipo comportamentale di cui oggi si è John Cassavetes. Sotto: con Gena Rowlands in una scena di Love Streams. persa la traccia, capace di dimenticare gli effetti speciali e le precedenze del cast per riconcentrarsi sulle persone e i suoi sentimenti. (Non lo si sottolineerà mai abbastanza, vista l'incapacità sempre più diffusa di commuoversi davanti ad una storia o a un attore.) Forse, rivisti oggi, alcuni film di Cassavetes possono sembrare anche polverosi (mai scontati, comunque) e non tutto il suo percorso è Statoal medesimo allo livello. Ma in un mondo.sempre più omogeneizzato ci mancherà sempre più un cinema che poneva domande dove tutti pensavano di avere risposte. Un cinema che distruggeva certezze e illusioni (anche. col suo voluto non-professionismo, col suo ricercato anticlassicismo) per smascherare qualsiasi illusione e sottolineare la discontinuità del cinema e del suo sguardo sul reale.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==